Il Verdetto, l’ultimo romanzo di Ian McEwan al cinema con Emma Thompson
Tratto dall’ultimo romanzo di Ian McEwan, La ballata di Adam Henry, Il Verdetto è in sala dal 18 ottobre. Il film di Richard Eyre, sceneggiato dallo stesso McEwan, vede Emma Thompson (Casa Howard, Quel che resta del giorno, Saving Mr. Banks) nei panni di un giudice alle prese con un delicato caso di coscienza.
Mentre il suo matrimonio con Jack (Stanley Tucci) vacilla, l’eminente giudice dell’Alta Corte britannica Fiona Maye (Emma Thompson) è chiamata a presiedere un caso urgente di vita o di morte. Deve o non deve obbligare Adam (Fionn Whitehead, già visto in Durkik), un giovane adolescente, testimone di Geova, malato di leucemia, a sottoporsi a una trasfusione di sangue che potrebbe salvargli la vita? Fiona prende una decisione insolita, anticonvenzionale, si reca al capezzale di Adam per avere un quadro più chiaro della situazione. Una decisione che cambierà la vita a entrambi. Il verdetto è un film fatto di poli opposti: religione vs. ragione, giusto vs. sbagliato, consenso vs. dissenso. Ruota attorno a un caso morale in cui ragione & sentimento fanno a gara per fornire la miglior risposta possibile a quella domanda impossibile che è “la vita è più preziosa della dignità?”. Quando si parla di minori e salute la legge tende a diventare una zona grigia, piena di ambiguità e angoli bui. Ben lo sa la serialità televisiva, che in maniera più o meno alta, più o meno riuscita, a saputo attingere a piene mani da questo grande calderone: Law&Order, Il giudice Amy, ma anche Grey’s Anatomy.
“Lei si è mai sentito così (libero)?”, chiede a un certo punto il giudice Fiona al proprio assistente. “No, mai, grazie a Dio!”, risponde a lui, più British che mai. È proprio un’inaspettata libertà a sovvertire le prospettive a gettare nel caos l’esistenza di Adam che si ritrova senza una scala di valori con cui dare un ordine al mondo. Per una sorta di imprinting (e/o di transfert) l’unico suo riferimento diventa proprio Fiona, il giudice che l’ha obbligato a contravvenire al proprio credo religioso. Richard Eyre è un regista che negli anni si è distinto per il gusto verso le storie pruriginose e dall’alone un po’ scabroso (maliziosetto), Diario di uno scandalo e Iris – Un amore vero, per esempio. Qui si muove con toni più pacati del solito (merito sicuramente della scrittura raffinata di McEwan) e dirige con aplomb un cast di gran livello: Emma Thompson si conferma un’attrice meravigliosa e con Stanley Tucci forma la coppia cinematografica perfetta.
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