Klimt & Schiele. Eros e Psiche: ovvero come la Secessione viennese uccise i padri, squarciando il velo ipocrita di un’età d’oro sull’orlo del precipizio. Il 22, 23 e 24 ottobre al cinema
L’età dell’oro: quel periodo mitico, sempre esistito nella mente dell’uomo, da sempre cantato dai poeti, e nei secoli decantato nostalgicamente dal laudator temporis acti di turno. Quando uomini e donne si nutrivano dei frutti spontanei che numerosi e bellissimi venivano donati dalla terra; quando il genere umano era puro, mai deturpato dai vizi, ancora capace di raggiungere la felicità. L’età dell’oro è così inafferrabile perché si nasconde nella convinzione che ieri le cose andavano molto meglio, e che oggi non sia altro che la degenerazione del passato nel presente.
Ma se l’età dell’oro è sempre – e solo – viva nella nostra mente, come definire quel fiorente periodo della Vienna asburgica? Un periodo di grande benessere che non accetta le proprie paure e depravazioni, preferendo nasconderle con un mantello dorato per abbagliare coloro che guardano dall’esterno e per proteggere coloro che all’interno vivono questa favola non del tutto sincera.
Forse non è un caso che Gustav Klimt usi l’oro per dar parola all’arte che rompe con la tradizione, svelando le contraddizioni di una Vienna che va incontro a un futuro che riserva guerra, angoscia e morte. Sguardi lascivi e visi morenti, sono accostati al decorativismo in foglia d’oro che forse pretende di distrarre e nascondere, ma che non fa altro che esaltare.
Il desiderio ardente si manifesta davanti a una Vienna molto conservatrice che si scandalizza davanti allo sguardo sensuale e al seno appena velato di Giuditta, ma che in realtà conosce bene pratiche tutt’altro che pudiche.
Ma il luogo dove si combatte la guerra e dove la modernità si manifesta è tutto interiore: “Verità è fuoco e dire verità significa illuminare e bruciare”: l’iscrizione sul disegno Nuda Veritas di Klimt è una mi(na)ccia pronta ad accendersi, mentre la fanciulla nuda offre allo spettatore uno specchio in cui riflettersi.
L‘interpretazione dei sogni (1899) di Freud apre le porte all’analisi dell’inconscio e al riconoscimento dell’esistenza di una parte dell’essere nascosta che influisce sulla persona. Due, per Freud, le pulsioni fondamentali: Eros, pulsione di vita; Thanatos, pulsione di morte.
E queste due pulsioni sono padrone dell’uomo, si intrecciano nel profondo dell’individuo, modellandolo. Sta ai grandi pensatori, a coloro che si interrogano sulla natura intima dell’uomo, dare forma sensibile a tali fili nascosti – quali siano le modalità: forme, colori, parole, teorie.
Qui risiede il messaggio profondo della pellicola: il rapporto con l’Io, dove Egon Schiele regna sovrano. Le sue creazioni parlano schiettamente di un rapporto per nulla semplice, dinnanzi al quale le gambe tremano e il cuore palpita: non è da tutti, è riservato a pochissimi profondi eruditi – o a folli audaci – studiare e comprendere sinceramente un Io con bisogni e istinti, paure e ossessioni.
Le opere di Schiele parlano in modo diretto – tanto da essere ancora oggi difficili da accettare – della sessualità, della solitudine che ha apice nell’inevitabile morte dell’uomo; i suoi autoritratti (circa 170) lo rappresentano in pose sempre diverse, in atteggiamenti che vanno dall’apatia alla pazzia: l’artista si mette completamente a nudo, fisicamente e psicologicamente.
Le modelle da lui scelte, prima di poter essere ritratte, sono messe letteralmente all’angolo, sottoposte a pressioni psicologiche – e ancora, fisiche – affinché il loro corpo parli e così, in pochi minuti, poterne registrate per sempre le emozioni.
Klimt & Schiele. Eros e Psiche racconta i tumulti sociali e psicologici che scuotono Vienna degli ultimi anni del XIX secolo fino alla caduta dell’impero asburgico nel 1918. I due artisti diventano paradigma delle spinte di cambiamento che si scontrano con il conservatorismo, le loro opere una dimensione metafisica per viverne le emozioni profonde.
Ma Klimt & Schiele non è solamente un film sull’arte: il contesto storico, artistico e sociale sono impalcatura e soggetto della pellicola che cerca una sintesi di immagini, notizie e vicende per restituire uno scorcio di Vienna di inizio Novecento più realistica e coinvolgente possibile. Questo intento si traduce nella volontà di far comprendere le connessioni tra vicende storiche e conseguenze sulla società, dove non è sempre agevole comprendere quando arte figurativa, musica, letteratura e scienza siano motori e quando prodotti del cambiamento.
Klimt & Schiele. Eros e Psiche
Solo il 22, 23 e 24 ottobre al cinema in anteprima nelle sale italiane in attesa dell’uscita in 50 paesi del mondo.
Trailer:
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