A trecento anni dalla nascita, il Belvedere di Vienna ricorda il pittore Martin Johan Schmidt, noto come Kremser Schmidt, con una retrospettiva che segna il passaggio da un’epoca all’altra, in 18 dipinti oltre a una scelta di disegni e incisioni. Fino al 3 febbraio 2019.
Vienna. Con Franz Anton Maulbertsch fu l’ultimo rappresentante della pittura barocca e fra i primissimi a guardare al Rococò e alla sensualità del Settecento, che tuttavia non raggiunse l’ariosità e la mondanità che ebbe invece in Francia, a causa di un’ancora forte presa della morale cattolica sulla cultura austriaca, non ancora investita dall’ondata modernizzatrice di Maria Teresa e soprattutto del figlio Giuseppe II.
Ma da parte sua, Martin Johan Schmidt (1718-1801) pittore figlio d’arte (suo padre era lo scultore Johannes Schmidt), apportò un notevole contributo al rinnovamento della compassata pittura barocca austriaca. Pur frequentando, infatti, temi storici, religiosi e mitologici – con i primi due particolarmente apprezzati nell’ancora cattolicissima Austria -, seppe guardare anche ad altre esperienze artistiche europee, in particolare all’Europa Settentrionale, e ispirandosi ad artisti quali Rembrandt, Ostade, Callot, realizzò numerose e gradevoli pitture di genere, che portarono un soffio di realtà in un panorama sinora rimasto all’interno del solenne accademismo barocco.
Respirata l’arte sin dall’infanzia, grazie alla professione del padre, fu allievo di Johann Gottlieb Starmayr, modesto pittore specializzato in modelli convenzionali della pittura barocca; ma non è escluso che il giovane Schmidt possa aver avute altre frequentazioni artistiche a Vienna (dove si era trasferito dalla natia Grafenwörth), considerando il suo interesse per artisti che certamente non potevano trovare accoglimento presso l’accademico Starmayr. Inoltre, una certa influenza della pittura veneta lascia supporre che possa aver intrapreso almeno un viaggio a Venezia e nei suoi dintorni, ma non ci sono prove inoppugnabili che lo dimostrino. Nonostante la scarsità di notizie sulla sua formazione, di Schmidt restano opere importanti, che si pongono da “cerniera” fra gli ultimi modelli barocchi e un cauto Rococò.
I suoi esordi documentati risalgono all’inizio degli anni Cinquanta del Settecento, ma la sua carriera non si sviluppò secondo fasi chiaramente distinte; al contrario, alternò dipinti religiosi di stampo barocco ad altri a tema mitologico chiaramente settecenteschi, e in mezzo realizzò anche numeroso scene di genere. Una produzione quindi caleidoscopica, forse indice della difficoltà dell’artista a interpretare i tempi, combattuto fra la sua profonda fede cattolica, e la sensibilità verso le moderne istanze artistiche.
Di stampo prettamente barocco, pitture religiose quali San Girolamo o I Santi Eremiti Antonio e Paolo, entrambe del 1765 caratterizzate da un oscuro, indefinito fondale, e un’atmosfera drammatica che accentua il senso doloroso della penitenza nelle caverne del deserto. Una drammaticità quasi caravaggesca, mentre l’uso del chiaroscuro rimanda a Rembrandt, cui però fa da contraltare la luminosità di opere più tarde quali l’Adorazione dei Magi (1784), caratterizzata da una luminosità che lascia pensare agli affreschi del Tiepolo.
A queste opere dal carattere solenne, Schmidt ne alternò altre di ben diverso tenore: le scene tratte dalla mitologia possiedono infatti una sensualità affatto nuova per la compassata Austria cattolica, che un po’ sembra provenire dalla lezione di Watteau (forse congeniale a Schmidt per la vena malinconica che permea di caducità anche le scene più sensuali), e un po’ potrebbe riferirsi alla mondanità del Tiepolo e della scuola veneta.
Venere e Amore (1788) è uno degli esempi più riusciti, con la pennellata che si fa ampia e dinamica, rompendo in maniera sensibilità la rigidità barocca. Solo un certo plasticismo dei corpi, lascia intuire un residuo d’influenza del secolo precedente. Allegoria dell’estate (1791) contiene invece un interessante concessione alla moda femminile del tempo, con l’elegante cappello ornato di spighe che copre la testa della figura femminile.
Tuttavia, dove Schmidt raggiunge probabilmente l’apice della sua carriera, è nella pittura di genere, l’interesse per la quale si sviluppò in lui già attorno alla metà del secolo, quando, ispirandosi alla pittura fiamminga e all’incisione francese, realizzò i primi dipinti legati alla realtà quotidiana, e ritrasse umili personaggi quali artigiani, mendicanti, musicisti, cavadenti, interni di taverna.
Sono opere che hanno il sapore del bozzetto, e che non possiedono la teatralità delle incisioni di Jacques Caillot o la raffinatezza cromatica di Rembrandt, ancora lontane dalla pittura (borghese) dell’Ottocento, ma che comunque segnano un superamento delle tematiche barocche legate alla storia, alla mitologia e alla religione. Le tematiche traggono ispirazione dai fiamminghi, in particolare Lettura della mano e Scena di taverna, che appunto i Bentvueghels calati a Roma per studiare Caravaggio, avevano a lungo frequentato.
Ispirandosi alla loro iconografia, Schmidt rivela una profonda conoscenza della pittura fiamminga, oltre che una capacità di allontanarsi dalla solennità barocca e osservare la realtà quotidiana con bonaria ironia e indulgenza, attraverso un tratto pittorico dinamico, pastoso ma non grave, che lascia pensare a uno sguardo assai leggero con cui osservare l’esistenza. sguardo che diventa intimo e tenero a proposito di Madre e figlio (1780) un’opera che ha il suo punto focale nella diagonale che unisce lo sguardo del bambino con quello della madre, mentre lo sfondo completamente scuro e la luce posata sui volti e parte dei corpi, rimanda a Caravaggio.
Nella compassata Austria del Settecento, Schmidt si distingue per il suo sguardo europeo, capace di attingere a esperienze artistiche concettualmente moderne, che andassero oltre la pittura religiosa e si aprissero alla società. La pittura borghese austriaca dell’Ottocento nasce in parte anche da qui, anche se la stagione della maturità artistica arriverà per Vienna soltanto con la Secessione.
Informazioni utili
Kremser Schmidt. On his 300th birthday
Belvedere Museum, Schloss Belvedere, Prinz Eugen-Straße 27, 1030 Vienna
Fino al 3 febbraio 2019
A cura di Georg Lechner
*Martin Johann Schmidt – Adorazione dei Magi, 1784 Photo Johannes Stoll © Belvedere, Vienna