Cercasi Banksy disperatamente, un atlante sulle tracce dell’artista e delle opere in giro per il mondo
Sarà il MUDEC – Museo delle Culture di Milano a ospitare la prima mostra in museo pubblico dedicata a Banksy (dal 21 novembre fino al 14 aprile), l’artista più misterioso e chiacchierato dell’arte contemporanea. L’unica eccezione è stata una mostra curata dall’artista stesso nelle sale del “suo” Bristol Museum, era il 2009. The Art of Banksy. A Visual Protest, questo il titolo della mostra in arrivo al MUDEC, vedrà esposte 70 opere dell’artista (stampe, dipinti e sculture) con supporti video e digitali per colmare l’impossibilità di esporre quelle opere per cui Banksy è diventato uno degli artisti più popolari e amati (nonché quotati) dal pubblico di oggi: i “graffiti”. Le sue opere più famose sono difatti disseminate sui muri di mezzo mondo.
È dal 2002, partendo da Bristol (dalla zona di Barton Hill, per la precisione), che spuntano, come apparizioni misteriose, graffiti a opera di questo artista di cui nessuno conosce l’identità (chi sa tace), Banksy. Fin da quei primi graffiti gli elementi cardine della sua poetica sono chiari: critica all’autorità, messaggi pacifisti fortemente politicizzati e umorismo tagliente che si presta a molteplici letture.
Nel 2003 appare il suo primo graffito in Israele (ne seguiranno altri), Rage: The Flower Thrower, a oggi uno dei suoi pezzi più politici e famosi.
Dal 2005, con un’installazione su Guantanamo a Disneyland, l’artista diventa una star di fama mondiale e anche i collezionisti e le star di Hollywood fanno a gara per le sue opere. Nel corso degli anni suoi graffiti continuano a comparire a far parlare di sé da Londra a New York, da San Francisco a Betlemme. Il 2013 è stato l’anno della sua residenza d’artista a New York: 31 giorni e 30 opere sparse per la città; i bersagli continuano a essere i simboli del potere, il nazismo e lo strapotere delle multinazionali (negli Stati Uniti non può che essere McDonald’s). Dello scorso ottobre l’asta da Sotheby’s durante la quale, dopo l’aggiudicazione, una sua opera si è autodistrutta. Performance? Protesta? Provocazione? Con Banksy non si può mai sapere. Certo è che l’artista ha sempre esternato insofferenza per tutto quel sistema dell’arte che lo distrae dal suo habitat naturale: la strada.
Cita uno dei film cult degli anni ’80 (Cercasi Susan disperatamente) un volume da viaggio, piccolo formato e copertina rigida, pronto a essere infilato in borse e zaini alla volta dell’avventura: Cercasi Banksy disperatamente.
Il volume, uscito in libreria a ottobre con L’ippocampo edizioni, è la versione aggiornata, in formato tascabile, del libro Ma dov’è Banksy? (2017). Da allora almeno 4 graffiti dell’artista più chiacchierato della contemporaneità sono spuntate in giro per il mondo, e sono opere con messaggi più attuali che mai: la Brexit e migranti.
Tutte le nuove opere dell’artista sono state aggiunte nel volume, compresi gli ultimi pezzi sui migranti realizzati a Parigi nel giugno 2018, per completare -a oggi- una mappa dettagliata all’inseguimento dell’artista inafferrabile. Cercasi Banksy disperatamente è un vero e proprio atlante, con tanto di mappe sui luoghi dove trovare i lavori di Banksy. Il libro indaga la sua carriera dagli esordi, nel 1999, fino ad arrivare a oggi.
Ogni opera è presentata in modo cronologico con un’immagine fotografica e un’analisi sulla sua genesi e sul suo significato – l’indirizzo preciso e lo stato attuale di conservazione.
Una serie di mappe con le coordinate geografico-cronologiche dei suoi lavori documenta l’evolversi di questo fenomeno planetario, dagli interventi nei musei alle aste memorabili di alcuni suoi pezzi.
CERCASI BANKSY DISPERATAMENTE
Xavier Tapiès
L’ippocampo
144 pagine, 12,5 x 17,5 cm, cartonato
ean: 978-88-6722-363-3