Diciotto record mondiali, il 90% dei lotti venduti e una percentuale di venduto sul valore pari al 163%: i numeri dell’asta autunnale di numismatica battuta a Londra da Bertolami Fine Arts accendono i riflettori su una raffinata nicchia collezionistica di respiro assolutamente internazionale.
“Il mito della civiltà greco-romana non è mai stato così vitale ed esercita una potente suggestione in ogni angolo del pianeta”. A Palazzo Caetani Lovatelli, il quartier generale di Bertolami Fine Arts, si commenta così l’esito dell’ultima asta di numismatica battuta a Londra: la numero 52 di monete greche, romane repubblicane e romane imperiali. Un esito assolutamente fuori dal comune, visto che, nel corso di un’unica sessione di vendita, sono stati polverizzati la bellezza di 18 record mondiali.
COSA COMPRANO I GRANDI COLLEZIONISTI INTERNAZIONALI
Alle vivacissime gare per l’aggiudicazione dei 392 lotti in catalogo hanno partecipato collezionisti provenienti da ogni parte del mondo, perché, quando si parla di numismatica, la supremazia delle monete emesse dalle zecche greche e romane continua a essere fuori discussione. “In effetti – spiega Andrea Pancotti – responsabile del dipartimento di numismatica – è difficile sottrarsi al fascino di oggetti che uniscono una qualità sopraffina alla capacità di evocare episodi e personalità fondanti del mondo in cui viviamo. Per questo le monete classiche sono in cima alle liste dei desideri degli appassionati, che però esprimono gusti diversi a seconda della cultura di provenienza”. Un esempio? I giapponesi vanno pazzi per le monete greche, soprattutto se raffigurano animali, i tedeschi amano i bronzi imperiali romani, dove l’arte del ritratto raggiunge vertici ineguagliati, gli americani guardano con crescente interesse alle monete della Repubblica romana, le cui quotazioni sono pertanto in fase di ascesa.
L’ORO CHE SCONFISSE ANNIBALE È IL TOP LOT DELL’ASTA DEI RECORD: 116.622 EURO PARTENDO DA UNA BASE D’ASTA DI 33.600
Dietro al successo di BFA vi è proprio l’immenso potere d’acquisto dei grandi collezionisti d’oltreoceano unito alla loro attuale predilezione per la storia e i simboli della Roma preimperiale. Non è dunque un caso che tredici dei diciotto record mondiali battuti durante la fortunata vendita riguardino emissioni in oro e argento di epoca repubblicana, ambito al quale appartiene anche lo straordinario top lot dell’asta: un aureo marziale del valore di 40 assi che, partendo da una base d’asta di 33.600 euro, ha raggiunto il prezzo record di 116.622, la cifra più alta mai sborsata per questa tipologia di moneta.
L’accanita gara svoltasi in sala per la sua conquista è spiegata da rarità, perfetto stato di conservazione, stile squisito ed estremo interesse storico di un pezzo di cui esistono solo 11 esemplari conosciuti, per lo più conservati in collezioni museali. D’altronde quale collezionista non avrebbe fatto carte false per assicurarsi un introvabile aureo da 40 assi della cospicua coniazione emessa dai Romani per finanziare le battute finali della II Guerra Punica? Già, perché dietro alla sofferta vittoria su Annibale non c’era solo l’astuta tattica temporeggiatrice di Quinto Fabio Massimo, ma anche un ingente sforzo economico sostenuto dall’imposizione di nuove imposte e dal devastante saccheggio di Siracusa: un drammatico capitolo di storia di cui la moneta record di BFA è il cimelio più sfolgorante.
GLI ALTRI DICIASSETTE RECORD
Record mondiale per tipologia di moneta anche per due aurei di Vespasiano fior di conio, vale a dire del tutto indenni dai crudeli segni del tempo, e caratterizzati sul fronte da quegli straordinari ritratti di impronta crudamente realistica prediletti dal fondatore della dinastia Flavia nella seconda metà del suo regno. L’imperatore sceglie di mostrarsi al suo popolo per ciò che è: un uomo dalla struttura massiccia e i tratti grossolani che denunciano origini sociali modeste. In due monete che sono capolavori di comunicazione politica, Vespasiano si racconta come un uomo normale con un ruolo speciale: incarnare il potere di Roma. Un potere immenso efficacemente rappresentato dalle immagini scelte per il retro: in un caso quella, facile e diretta, di un fremente toro pronto alla carica e nell’altro una composizione mutuata dalla monetazione tardo repubblicana con la personificazione di Roma seduta sugli scudi, e quindi vittoriosa, e l’evocazione del mito della fondazione nella rappresentazione della lupa.
Forse il più bel denario d’argento sino a oggi comparso sul mercato della tipologia fatta coniare dal magistrato monetale Numonio Vaala per celebrare il nome della sua famiglia. Il fronte della moneta è infatti caratterizzato dalla splendida effige di un suo antenato resosi illustre per le imprese guerresche raccontate sul retro. Il prezzo di vendita di 53.700 euro – un traguardo incredibile per un denario repubblicano – ha letteralmente polverizzato il record precedente di 18.000 euro.
Nel 41 a.C. Marco Antonio era di stanza a Efeso. Una qualità così fine in una moneta coniata da una zecca itinerante al seguito di un esercito trova spiegazione solo ammettendo il contributo dei raffinati artigiani locali. La Pietas raffigurata sul retro è una allusione a Lucio Antonio, fratello minore di M.Antonio che aveva assunto il cognomen Pietas e che, proprio in quell’anno, aveva raggiunto l’ambita carica di console.
Una moneta della Magna Grecia che coniuga estrema rarità, pregevolezza di stile e spettacolare stato di conservazione
Eccezionale la performance di questo denario in cui si celebra il nome del magistrato monetario ricorrendo all’espediente, frequente nella monetazione repubblicana, di far coniare sul retro un’immagine ad esso allusiva. Nel caso specifico, il cognomen Musa è chiaramente ricordato dall’effigie della Musa Erato.
Un bronzo repubblicano sicuramente realizzato da un grande maestro. Di stupefacente bellezza la complessa scena di trionfo raffigurata sul retro con sapiente resa prospettica.
È probabilmente la firma del famoso medaglista e incisore Kleudoros ad accendere la febbrile gara che ha trascinato la bella moneta di Velia da una modesta base d’asta di 1.350 euro al ragguardevole risultato finale di 19.080.
Segue una serie di denari repubblicani di tipologie solitamente vendute anche a poche centinaia di euro. La finezza di stile e le perfette condizioni di conservazione degli esemplari presenti nel catalogo BFA hanno acceso l’interesse della sala e determinato prezzi di aggiudicazione mai raggiunti prima d’ora.
Ancora una moneta repubblicana che svela il nome del committente attraverso una sorta di enigma figurato. Nella lingua cartaginese la parola Cesar significa elefante e, ove fosse confermato che l’elefante schiacci un carnynx e non un dragone, sarebbe chiaro il riferimento alle vittoriose campagne militari nelle Gallie. Gli strumenti pontificali sul tetro richiamano invece la carica istituzionale di Pontefice Massimo ricoperta da Giulio Cesare già da qualche anno.
Competenza nella descrizione delle monete