Fino al 30 novembre alla Galleria Edieuropa in Roma espone oltre 40 opere tra pitture e sculture del poliedrico artista Pino Pascali, uno degli interpreti più significativi della arte povera italiana degli anni sessanta dello scorso secolo. A cinquanta anni dalla sua scomparsa la mostra intende recuperare e rivalutare l’importanza per Pascali dei dieci anni di lavoro nella Pubblicità, grazie all’importante contributo di Claudia Lodolo, studiosa dell’artista.
Se è vero che alcuni artisti sono sensibili alle trasformazioni e alle discontinuità del mondo e spesso anticipano quei punti di svolta culturali che poi travolgono tutti gli aspetti aspetti della società, Pino Pascali è certamente tra questi.
Pascali nasce nel 1935 a Bari, si sposterà poi a Polignano e a Napoli. Ma la sua avventura artistica inizia a Roma, a metà degli anni ’50 quando, iscritto alla accademia di Belle Arti di Roma,segue le lezioni di scenografia di Toti Scialoia.
Scialoia incoraggia i nuovi artisti a utilizzare materiali nuovi mentre Roma in quegli anni è testimone di grandi fermenti artistici e culturali propri di una capitale. E Pino si manifesta aperto alle contaminazioni , alle interferenze culturali, al gioco, alla ironia, alla provocazione.E piu forte è la provocazione quanto piu semplici sono i materiali e primordiali le idee.
Il 1968 è un anno di svolta culturale dove contestualmente all’esplosione della rivolta studentesca anche gli artisti, cartine tornasole del clima culturale, affermano la loro rivoluzione. Attraverso la rottura dei limiti del quadro, attraverso la ricerca extrapittorica l’arte povera ottiene un grande successo di critica.L’arte invade l’ambiente, lo occupa, si fa azione, performance e strumento politico.
E il Pascali,che troverà la morte in un incidente di motocicletta proprio nel 1968 a soli 33 anni, quella rivoluzione l’aveva già maturata nelle sue opere.
Se Andy Warrol era profeta del consumismo, la risposta di Pascali a questa corrente artistica erano opere che citavano gli elementi piu vicini alla suo mondo, al suo immaginario : il mare e la terra simboli della propria identità.
Dice Claudia Lodolo, studiosa dell’artista “Il suo spaziare in un ambiente artistico non scultoreo, il suo giocare con altre e diverse opportunità artistiche, la sua dedizione attenta e determinata , danno modo di scoprire in Pascali una capacità versatile ed un carattere poliedrico che si impegna nella grafica come nella scultura, nel decoro leggero così come nell’impiego della terra e del legno.”
La mostra Geniale FluiditàFino al 30 novembre alla Galleria Edieuropa in Romavuole raccontare il lavoro di Pascali nella pubblicità e il contributo reciproco che l’artista e questa nuova forma di comunicazione si sono scambiati negli anni ‘60.
E’ infatti importante per comprendere complessivamente la sua produzione artistica conoscere anche l’energia creativa spesa da Pascali nell’ambito della grafica pubblicitaria.
La pubblicità non è solo impatto visivo, ma è anche empatia e comunicazione. I suoi lavori per il Carosello e per gli Intermezzi pubblicitari mostrano l’arte di combinare testo ed immagini in un messaggio visuale da arriva e concorre a creare l’immaginario collettivo.
Combinare testi e materiali per fini persuasivi: la forza della creatività artistica viene piegata a fini commerciali, senza niente togliere alla sua consistenza e valore artistico.
Oggi questo valore è riconosciuto, ma 60 anni fa era un pensiero quasi eretico credere che ciò che nasceva per fini di commercio potesse avere intrinseco valore artistico; Questo aspetto era se non da nascondere comunque da ignorare.
Oggi nell’affermare che i video promozionali possano essere arte non rischia “scomunica”, è opinione corrente che possano essere vetrina d’arte di per se, nessuno mette più in dubbio che cartoni o video pubblicitari possano affermarsi opere artistiche.
Gli anni dal 1960 al 1980 nelle arti grafiche furononon solo un momento di innovazione e sperimentazione ma soprattutto di OSMOSI. Le idee e le immagini fluivano dalle belle arti alle pubblicità e in verso opposto artisti come Warhol eLichenstein si ispiravano per le loro opere proprio immagini dal mondo commerciale.
E mentre Pascali era in esposizione alla Biennale, contemporaneamente era in palestra creativa con i bozzetti per l’Algida. Dice ancora Claudio Lodolo:” Tornando al discorso su Pascali e la pubblicità, l’obiettivo è far capire che Pino non ha lavorato in questo settore per ripiego, ma per vera sintonia con il suo estro. Tantè che le diverse attività di grafico pubblicitario, di scenografo e di scultore si intrecciano negli stessi anni. … In lui le sculture e i pupazzetti si alternavano e andavano avanti per diventare grandi e monumentali, come i dinosauri e i cannoni, e conosciuti dal pubblico televisivo, come i caroselli dell’Algida. Un percorso parallelo, diverso e cusioso nel quale inoltrarsi cominciando da qui.”
Oggi Pascali è uno dei grandi del 1900 e la sua Opera “32 mq di mare circa” del 1967 dialoga alla GNAM di ROMA conl’”Ercole e Lica” di Canova, esposti nella stessa sala uno di fronte all’altro nell’allestimento Time is out of Join.