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Tabula Picta. 15 preziosissimi fondo oro in mostra alla Galleria Salamon di Milano

Antoniazzo Romano Antoniazzo Romano
Antoniazzo Romano
Antoniazzo Romano

Dal 23 novembre 2018 al 1 febbraio 2019 la Galleria Salamon di Milano espone 15 preziose tavole dal fondo dorato. “Tabula Picta. Dipinti tra Tardogotico e Rinascimento” è una mostra unica sotto diversi aspetti.

Tutta Italia poggia sull’oro. È l’immagine poetica e ideale che la mostra Tabula Picta. Dipinti tra Tardogotico e Rinascimento suggerisce al visitatore che si appresta a visitarla. Curata da Matteo Salamon, la mostra presenta 15 dipinti su tavola, tutti databili tra l’ultimo quarto del Trecento e l’inizio del Cinquecento. Ma non si tratta della tradizionale esposizione di fondi ora di area toscana.

Nelle sale della Galleria Salamon a Milano possiamo intraprendere infatti, fino al 1 febbraio 2019, un percorso articolato lungo l’intera penisola, dal Lazio al Veneto, dalle Marche alla Lombardia. Ogni tavola documenta l’espressione artistica di quei territori che, nell’Italia quattrocentesca, vivevano di un fervore artistico interamente proprio. Se è vero che al tempo il nostro paese era poco più di un’espressione geografica, questo ha consentito ad ogni realtà di evolversi liberamente, dando vita a soluzioni artistiche particolari e fra loro differenti.

Mariotto di Nardo
Mariotto di Nardo

Un confronto tra civiltà e artisti, di cui non rimane che apprezzare le peculiarità. Niccolò di Pietro Gerini, formatosi alla bottega dell’Orcagna e riferimento, a partire dagli anni ’70 del ‘300, della grande committenza fiorentina. Testimone della maggiore bottega attiva a Roma nella seconda metà del secolo fu invece Antoniazzo Romano, presente in mostra con un capolavoro della fase tarda della sua folgorante carriera. Allievo tra i più dotati del Ghirlandaio, il cosiddetto Maestro dell’Epifania di Fiesole è eccezionalmente presente con dipinto espressione di un linguaggio autonomo, che coglie con straordinaria capacità i dettami del suo maestro insieme al nuovo portato da Botticelli e Jacopo del Sellaio. Allievo, verosimilmente, del Perugino è il Maestro della Lamentazione di Scandicci, qui presente con un capolavoro che si evidenzia per la finezza del brano paesistico.

Se i nomi, per quanto importanti, non sono particolarmente evocativi, è perché alla suggestione del nome il curatore Matteo Salamon ha preferito la qualità del dipinto, oltre che al perfetto stato di conservazione delle opere. Anche la certezza dell’autografia, assicurata dalle ricerche di esperti di assoluto livello, è una certificazione importante, nonostante all’apparenza poco evidente.

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