Fino al 31 marzo al Museo Archeologico Regionale di Aosta il fotografo e giornalista valdostano Ugo Lucio Borga espone 120 fotografie in bianco e nero, strutturate su sei sale, realizzate durante i suoi reportage nelle zone del mondo dove sono in corso conflitti armati.
Dalla Siria all’Iraq, dall’Ucraina al Bangladesh, in questo progetto fotografico Borga focalizza la sua attenzione sulle vittime civili, documentando e testimoniando l’assoluta drammaticità delle guerre del terzo millennio. Il lavoro di Borga da sempre si concentra sulle guerre, anche quelle dimenticate, sulle crisi umanitarie e sulle questioni sociali e ambientali e la mostra porta a riflettere sui problemi che affliggono la nostra epoca.
“Gli uomini e le donne che ho incontrato nel corso di tanti reportage, nella maggior parte dei casi, ignoravano il potere che stavano effettivamente servendo e credevano sinceramente di uccidere e morire per una causa giusta e necessaria. A volte lo era davvero, o almeno questa è la mia opinione, e solo l’intromissione di agenti esogeni, perlopiù economici, interessati a trarre il massimo profitto dal caos, dalla destrutturazione provocata dal conflitto armato, ha reso il loro coraggio e il loro sacrificio del tutto inutile. Allo stesso modo è necessario riflettere sulla natura del fotogiornalismo di guerra che, in virtù della vicinanza, del coinvolgimento implicito che richiede e delle azioni che impone, non può prescindere da un’idea politica dell’esistenza, per quanto personale, dell’autore” spiega Borga.
Quella di Aosta, è la più grande retrospettiva nazionale sulla Guerra Globale realizzata da un unico fotoreporter italiano. “Fotografare la guerra, fotografare gli esseri umani dolenti che ne sono travolti, prevede un’intromissione, una frattura dei codici comportamentali che gli esseri umani istintivamente applicano di fronte al dolore dei loro simili. A differenza della testimonianza scritta, la cui azione può essere posteriore, la fotografia di guerra si realizza nell’attimo stesso in cui uomini, donne, bambini, uccidono, soffrono, urlano, muoiono. E il linguaggio fotografico ci costringe alla disperata ricerca di un ordine nel caos, di una simmetria nel sangue, di una diagonale nella disperazione. Non per vezzo, s’intende: solo le immagini potenti possono ambire a rompere il muro di indifferenza che rappresenta il vero nemico da abbattere per un fotogiornalista” aggiunge l’autore che lavora per giornali, tv e radio nazionali e internazionali e nel 2011 ha ricevuto il primo premio Novinarska Cena Journalism Award per una serie di storie sui ribelli durante la guerra libica.
Ugo Lucio Borga. Collateral damages
Museo Archeologico Regionale – Aosta
12 Ottobre 2018 – 31 Marzo 2019
www.regione.vda.it