Fino al 31 dicembre 2018 sarà possibile visitare la mostra “Leoncillo. Le carte e le ceramiche” presso tre spazi romani: la Galleria W. Apolloni, lo Spazio Babuino e la Galleria del Lacoonte.
Complice una provvida quanto inaspettata estate di San Martino – di quelle che mettono ovunque d’intorno una luce nuova e lustrano gli occhi già quasi avvezzi ad un vago torpore e già rassegnati all’umida bruma autunnale – ci concediamo il ristoro di una passeggiata in Piazza di Spagna. Procediamo, con la mite cadenza del turista curioso, lungo via del Babuino finchè non decidiamo di imboccare la celeberrima via Margutta, conosciuta un tempo come “la via degli artisti”. E ancora qualcosa – molto poco – è rimasto di quei fasti remoti. Una mostra allestita dalla galleria W. Apolloni ci offre lo spunto per ricordare lo scultore, ceramista, disegnatore e artigiano Leoncillo Leonardi (Spoleto, 1915- Roma, 1968).
Vi troviamo sculture in ceramica, in terracotta policroma, alcuni disegni ed alcune tempere. Apprendiamo che l’esposizione si estende agli altri due spazi della galleria ubicati poco distante, completandosi con oggetti d’arte applicata e numerosi disegni. Di Leoncillo sappiamo che conobbe il clima stimolante e creativo della Scuola romana (in particolare la vena visionaria di Scipione ha lasciato un segno non di rado affiorante nella sua poetica).
Nel ’46 a Venezia, fu tra i firmatari, assieme a Birolli, Turcato, Guttuso, Vedova, del manifesto della Nuova Secessione artistica italiana, un movimento che l’anno seguente assunse la denominazione di Fronte Nuovo delle Arti e che faceva propri gli stilemi neocubisti allora piuttosto in voga fra quanti – ed erano in molti – guardavano con deferente entusiasmo al Picasso di Guernica. Negli anni ’50 partecipò attivamente al dibattito, all’epoca piuttosto acceso, tra arte astratta e realismo figurativo, orientandosi – dopo qualche reiterato indugio di natura ideologica – definitivamente verso l’astrazione.
Le sculture adunate nei locali di via Margutta appartengono al periodo figurativo e neocubista di Leoncillo – compreso all’incirca tra il ‘39 e il ’57 – ma già vi si può cogliere un accentuato interesse verso la semplificazione formale. I volumi contorti, antisimmetrici, erosi che ci attorniano ci parlano di Fontana e di Melotti sulla cui linea di ricerca l’artista umbro evidentemente si mosse; ma anche ci sussurrano di un intimo sentire tragico, ad onta dell’insistito colorismo barocco. Di quella cupa, sofferente matrice della sua vena ispirativa che non sfuggì al noto gallerista romano Fabio Sargentini – il quale più volte promosse le sue opere – inducendolo ad accostare il suo nome al Celine del Viaggio al termine della notte.
Informazioni utili
LEONCILLLO – Le carte e le ceramiche
Fino al 31 dicembre 2018
Galleria W. Apolloni, via Margotta 53B | Spazio Babuino, via Babuino 136 | Galleria del Lacoonte, via Monterone 13
*Particolare Leoncillo – Senza titolo, 1958-59, tempera e smalto su carta, cm 33 x 22.jpg