“… alla scoperta di un nuovo spazio si ispira uno dei cicli più significativi di Giulio Turcato in questo decennio, le Superfici lunari, avviate nel 1964 e presentate due anni dopo dall’artista alla Biennale Internazionale d’Arte di Venezia…
In Superficie lunare, 1968, realizzata con olio e tecnica mista su una superficie di gommapiuma, l’artista esplicitamente si ispira alla conquista dello spazio, che percorre l’immaginario dell’intero decennio. L’opera è un vibrante campo monocromo percorso da inserti o rigonfiamenti: punteggiature di spazi che evolvono il precedente lavoro astratto dell’artista, concentrato sul colore come spazio vivo e potenziale di evocazione psichica, in una nuova direzione materica…Sono gli anni della corsa alla Luna, nei quali la realtà fisica dell’universo si fa finalmente tangibile e esperibile, e Turcato traduce lo stupore di questo disvelarsi dell’ignoto in una sorta di geologia del futuro… l’uso della gommapiuma è per l’Autore funzionale proprio alla ricerca di queste cromie inusuali, come egli stesso afferma: “uso la gommapiuma perché il suo crostone scabroso è pieno di avvenimenti nuovi e di meraviglia”….Evocando costellazioni, mappature astronomiche, geologie astrali, Superficie lunare è una decantazione della realtà, uno spazio non più drammaticamente post-atomico, ma positivamente e felicemente cosmico, la cui fisicità è costantemente confermata dalla presenza oggettuale o materica (la gommapiuma), ma anche contraddetta dal progressivo prevalere di una dimensione mentale, tradotta da un bianco composito di straordinaria forza espressiva.
Tratto dal testo del catalogo “Nascita di una nazione”,- “Il monocromo come spazio di libertà”, L. M. Barbero e F. Pola