Fino al 3 marzo 2019 la Fondazione Palazzo Magnani di Reggio Emilia ospita una grande antologica dedicata a Jean Dubuffet, che presenta, cronologicamente e tematicamente, buona parte della sua produzione dal 1943 al 1985. Attraverso un grandissimo numero di opere -oltre 140- ed importanti prestiti, la mostra ricuce la trama di tutta la vicenda artistica di uno dei maggiori sperimentatori e rivoluzionari del XX secolo.

Le opere di Jean Dubuffet -dipinti, sculture, disegni, costumi teatrali- sono incluse in alcune delle più grandi collezioni al mondo, dal MoMA di New York alla Fondation Beyeler di Basilea, fino al Centre Pompidou e al Guggenheim, e molti di questi musei -come anche moltissime grandi gallerie quali Acquavella Galleries, Hauser & Wirth o PACE hanno presentato negli ultimi anni mostre incentrate su alcuni degli ambiti più interessanti dell’instancabile ricerca di Dubuffet: il ruolo della città e il ciclo dell’Horloupe, le sue posizioni anti-culturali, l’apparente isolamento e distacco dal mondo, il teatro, la musica e molto altro.

Oggi i lavori dell’artista vengono presentati sovente nelle aste internazionali -New York, Londra, Hong Kong- e, a partire da un paio di anni a questa parte, i prezzi hanno registrato una sensibile crescita, forse merito di una ‘riscoperta’ della qualità ma in particolare dell’attualità dei temi e dei linguaggi delle opere del controverso e bizzarro artista. Il mercato di Dubuffet, che nel 2017 ha registrato un fatturato complessivo di circa $ 70,3 milioni (dati Artprice), accompagnato da un lieve segno negativo per quanto riguarda i prezzi (-10,6% rispetto all’anno precedente), è localizzato prevalentemente in America, dove sono stati venduti circa la metà dei lotti presentati in asta negli ultimi 10 anni.