La posizione delle gigantesche figure ancestrali e delle piattaforme su cui sono poste (ahu) si baserebbe sulla loro vicinanza a fonti di acqua dolce, una risorsa estremamente rara e preziosa sull’isola di Pasqua
Idoli rituali? Simboli di potere, di qualche capo tribù rispetto a potenziali avversari? Nei secoli sulle origini delle enormi sculture dell’isola polinesiana di Rapa Nui si sono fatte mille illazioni, ma una verità storica univoca non è mai emersa. Ora uno studio pubblicato dalla rivista scientifica PLOS One propone una nuova affascinante teoria: i celebri moai – al centro dell’attenzione recentemente anche dopo la richiesta di restituzione dell’esemplare esposto a Londra al British Museum – avrebbero potuto avere funzioni decisamente più utilitaristiche. Secondo gli archeologi, la posizione delle gigantesche figure ancestrali e delle piattaforme su cui sono poste (ahu) si baserebbe sulla loro vicinanza a fonti di acqua dolce, una risorsa estremamente rara e preziosa per le caratteristiche geologiche e per la posizione dell’isola. “Se i monumenti di Rapa Nui”, afferma la rivista, “servivano effettivamente a una funzione di controllo del territorio (oltre ai loro ben noti ruoli rituali), allora le loro forme si spiegano meglio in considerazione della limitata disponibilità di acqua dolce dell’isola di Pasqua.