Era del tutto imprevedibile che l’evento espositivo “Sacred Goods” -al museo di Haifa fino al 17 febbraio 2019- avesse un successo enorme a livello mediatico.
Tutto inizia nel mese di agosto in totale innocenza, in quanto le intenzioni del Direttore Nissim Tal erano finalizzate a presentare le risposte di molti artisti internazionali alle questioni di Religione e Fede nella realtà globale odierna dominata dalla cultura del consumo.
>> Fatto curioso è che le opere in mostra erano già state esibite in altri paesi senza suscitare alcuno scandalo mistico. A Haifa, invece, sono avvenute violente manifestazioni da parte di cittadini cristiani palestinesi che hanno contestato la scultura “Mc Jesus” del finlandese Leinonen, ritenuta da loro blasfema. Il Direttore del museo ha ritenuto di celare tramite una tenda ad anelli l’opera, senza però censurarla essendo questa pienamente godibile dietro il sipario e di apporre all’entrata del museo un avviso per segnalare la presenza di installazioni potenzialmente conturbanti.
Se da una parte i cristiani di Haifa contestano l’opera dello scultore Janei Leinonen, quest’ultimo, appartenendo al BDS (movimento che incita al boicottaggio, disinvestimento e sanzioni contro Israele), ha chiesto di ritirare l’opera per non aver alcun rapporto con lo stato di Israele. In questo contesto si può concludere che Israele ha degli operatori culturali che rispettano il pubblico e la sua suscettibilità. Forse Leinonen appartiene a coloro i quali confondono il Governo con lo Stato. Avendo delle lacune culturali sconsiglierei allo scultore finlandese di trattare “Maometto alla Mecca” come prodotto di consumo, come ha fatto con l’opera “Mc Jesus”, evitando nel contempo di esibirla a Parigi, culla dell’Illuminismo, dove i musulmani hanno dimostrato in questi ultimi tempi di ignorare il “Trattato sulla Tolleranza” di Voltaire.