Parigi. Place de la Concorde. Nei Giardini des Tuileries, a due passi dalla Senna, Jeu de Paume inaugura l’anno nuovo proponendo tre mostre. Tra la fotografia tutta italiana di Luigi Ghirri, i documentari per le storie dimenticate di Florence Lazar e i mondi paralleli dei film di Julie Benà, il visitatore potrà confrontarsi con tempi, media, visioni e prospettive diverse del nostro mondo.
- Luigi Ghirri | The Map and The Territory.
12 febbraio – 6 giugno 2019
La prima retrospettiva dedicata a Luigi Ghirri (1943-1992) fuori dall’Italia, suo paese d’origine. La mostra si focalizza sugli anni ’70, quando il fotografo produce un corpus di ineguagliabili fotografie a colori. Vagando nel weekend tra le vie, le piazze e i sobborghi di Modena, si posa con occhio attento e affettuoso sui segni del mondo esterno, osservando –senza commentare apertamente- i cambiamenti apportati dall’uomo al paesaggio e alle costruzioni. Le fotografie diventano un barometro per un vernacolo locale, esposto all’avvento di nuove forme di costruzioni, nuovi piaceri e passatempi, nuove forme pubblicitarie.
“Sono interessato all’architettura effimera del mondo provinciale, agli oggetti considerati di cattivo gusto, kitsch ma che per me non sono mai stati così. Sono interessato agli oggetti carichi di desideri, di sogni, di memorie collettive: finestre, specchi, stelle, palme atlanti, libri, musei e esseri umani visti attraverso le immagini”
Al sorgere degli anni ’80, Ghirri ha accumulato migliaia di immagini sviluppando uno stile unico e un impianto concettuale complesso. Gli anni 70 si concludono con due eventi fondamentali: la pubblicazione, nel 1978, di Kodachrome -libro di fotografie- ed una mostra, Vera Fotografia, allestita nel 1979 nel centro espositivo dell’Università di Parma. Ed è proprio dalla mappa poetica di questa mostra, che comprendeva progetti strutturati come Atlante e progetti di analisi dell’interfacciarsi tra artificio e natura, come Colazione sull’erba, che Jeu de Paume prende le mosse.
Luigi Ghirri ha una forte fascinazione per le rappresentazioni del mondo, per le immagini, per i poster, per i modelli e le mappe, e per il modo in cui queste rappresentazioni vengono integrate nella realtà, come segni nel cuore delle città o del paesaggio. Per il fotografo, la mediazione delle esperienze attraverso le immagini in un Italia divisa tra il vecchio e il nuovo è un inesauribile fonte di ricerca. Una grande avventura nel mondo del pensiero e dello sguardo, capace di riconciliare la conoscenza degli adulti con il favoloso mondo dell’infanzia, un infinito viaggio tra grande e piccolo, nelle variazioni che appaiono attraverso il regno delle illusioni e delle apparenze.
- Florence Lazar| You think the earth is dead…
12 febbraio – 6 giugno 2019
“Tu pensi che la terra sia morta… sarebbe molto più conveniente! (Morta, quindi la calpestiamo)
Une Tempête, Aimé Césaire, Éditions du Seuil, 1969
Florence Lazar, artista, filmmaker e fotografa, si concentra sulle “storie minori” in specifici contesti geografici e sociali. L’investigazione e l’attenzione a come è stata tramandata una storia, diventa centrale nel suo lavoro.
La mostra crea una prospettiva sulla sua poetica attraverso una selezione di film e fotografie realizzate a partire dal 2000 fino ad oggi. Alla fine degli anni 90, dopo le guerre nell’ex Jugoslavia, Florence Lazar prese una videocamera e si recò sulla scena. Aveva urgenza di capire cosa stava succedendo nella nazione, così vicina per la sua storia famigliare e allo stesso tempo staniera (lei è cittadina fancese) anche a causa della lingua sconosciuta. Proprio attraverso questa esperienza è arrivata al documentario, forma permanente nel suo lavoro.
Mentre crea una serie di film su differenti situazioni che sorgevano ai margini del conflitto Jugoslavo, Florence Lazar esplora anche altri contesti sociali e geografici interessandosi, per esempio, alla rinascita e allo sviluppo di Montfermeil, una cittadina nei dintorni di Parigi, o più recentemente, all’impatto della diffusione del Kepone, un pesticida, nelle piantagioni di banane nelle Antille Francesi. Tutti questi lavori sono volti a rappresentare una rilettura degli eventi e a mettere in discussione la nozione di trasmissione in contesti dove la memoria collettiva è ostruita o cancellata.
Lo scopo della mostra è sottolineare la posizione delle minoranze e la loro importanza, sia nell’ottica dell’urgenza e della lotta, sia in un’ottica storica. Attraverso i primi lavori, come Les Paysans, dove un contadino serbo condivide la sua visione del regime di Milosevic, Femmes en noir, un dietro le quinte della guerra Jugoslava attraverso le parole di un gruppo femminista dissidente, passando poi per i lavori più recenti, come quelli svolti in Martinica, dove una contadina porta avanti una campagna per attivare un sistema che prenda in considerazione le condizioni locali, fino ad arrivare agli ultimi realizzati, come Photo series at the Collège Aimè-Cèsaire, dove si rivivono le discussioni nazionali e internazionali riguardanti la decolonizzazione, l’esposizione mostrerà come si è evoluta la pratica documentaria dell’artista, come la registrazione statica si sia sviluppata in un’immagine più profonda e in un editing finemente curato.
La mostra diventa un’opportunità di avvicinarci, di attraversare il confine dell’immagine e di seguire il movimento, che permette di esplorare queste storie disparate e tentare di svelarne i grovigli della trama. Il corpus di opere dell’artista riflette anche la sua lunga esperienza di intensa osservazione, volta a discernere e sviluppare un punto di vista. Inizialmente Florence Lazar non offe nessun indizio, né tantomeno risposte. Solo frammenti da mettere insieme per sfidare l’autorità della versione prevalente della storia.
- Julie Benà | Anna & the Jester in Window of Opportunity
2 febbraio – 6 giugno 2019
Il lavoro di Julie Benà è fatto di un eclettico set di riferimenti, che combinano letteratura antica e contemporanea, arte alta e bassa, lo scherzo e la serietà, tempi e spazi paralleli. Unendo scultura, installazione, film e performance, il suo lavoro spesso sembra navigare in un infinito vacuo, dispiegandosi attraverso uno sfondo immaginario in cui tutto è possibile. Negli ultimi anni, Benà ha sviluppato una gamma di cosmologie personali in cui mette in scena personaggi apparentemente banali e oggetti che hanno conversazioni e interazioni enigmatiche. Partendo da Pantopon Rose, personaggio preso dal pranzo nudo di William S. Burrough, a Miss None e Mister Peanut, una parrucca galleggiante e l’iconica arachide antropomorfa, l’artista presta ai suoi personaggi una voce singolare: sono definiti da ciò che non sono.
In un’ottica similare, Anna & the Jester in Window of Opportunity -mostra di apertura di Satellite 12, The New Sanctuary– presenta lavori che, attraverso lo storytelling e l’uso delle animazioni, ha l’interessante abilità di portare in vita personaggi che altrimenti rimarrebbero anonimi e inanimati. Unendo due sculture e un film 3d animato, Anna & the Jester in Window of Opportunity, si presenta come una critica alla trasparenza delle forme e narra il curioso incontro di una serie di personaggi, sia esistenti che animati, distruggendo la distinzione tra virtuale e reale. Il film si apre presentando Opportunity, una scrivania aziendale trasparente realizzata con gambe in acciaio tubolare e vetro, proiezione immaginaria del tavolo vero progettato dall’artista per Destiny, la mostra alla Galerie Edouard Manet de Gennevilliers del 2015, che riappare nel foyer del Jeu de Paume come un perturbante doppio. Un oggetto freddo e distante progettato secondo l’estetica modernista, nel film prende vita come sfondo sulla quale la storia si dipana, rivelando la formidabile capacità di trasformarsi in paesaggio e in costruzioni, dove Anna e il Giullare possono liberamente viaggiare da una scena all’altra.
Dietro la ricerca di uno spazio trasparente e definito abitato da oggetti identificabili e quantificabili, Julie Benà ha immaginato un’architettura opaca, una sorta di santuario, per gli emarginati. Inviando Anna e Il Giullare ad abitare e vitalizzare l’architettura trasparente di Opportunity, l’artista fornisce un regno libero a quelle vite relegate ai margini della società, chiedendo nuove definizioni per chi diventa umano e per i sistemi e le architetture attraverso cui questi si misurano, si regolano e si valutano.
Informazioni utili:
Jeu de Paume
1 Place de la Concorde, 75008 Paris
Tel. : 01 47 03 12 50
Tra fotografia, documentari e film: ecco il 2019 di Jeu de Paume
*Salzburgo, 1977. Private collection. Courtesy Matthew Marks Gallery © Estate Luigi Ghirri