L’Accademia di Brera “in trasferta” al Macro Asilo per la Giornata della Memoria. Conferenza sul Memoriale ai caduti italiani ad Auschwitz e performance con il collettivo BreRaum
Loro sono fra quelli che all’Accademia di Brera hanno sempre celebrato – assieme a Bifo, Pizzi, Folci, Mazzone, Guerri e pochi altri – il 27 gennaio, in un silenzio “assordante”, data mesta ma necessaria a ricordare l’orrore dell’Olocausto che fu, tragedia totale, visione allucinata dello Stato Totalitario hitleriano e non solo, il Nadir della civiltà e della stessa umanità. Domenica 27 gennaio Nicoletta Braga e Sandro Scarrocchia sono protagonisti di due importanti appuntamenti presentati al Museo Macro Asilo di Roma, diretto da Giorgio de Finis. Scarrocchia – docente dell’accademia in pensione – terrà una conferenza sul Memoriale ai caduti italiani ad Auschwitz, a seguire la performance Pro-Memoria ideata e diretta da Nicoletta Braga, docente a Brera di fenomenologia del corpo, con la partecipazione di 22 performer del collettivo BreRaum. I nomi? Jessica Papaveri, Letizia Huancahuari Tueros, Lizha Beltran, Alice Montagner, Viola lo Monaco, Valentina Musazzi, Arianna Casi, Silvia Coletta, Michela di Crosta, Daniela Aliverti, Valentina Melis, Carlotta Pasino, Elisa Marchi, Alessia Monaco, Irina Pinelli, Chiara Scarano, Maria Caletti, Noemi Mirata, Samantha Vichi, Giovanna Bressan, Carla Paura, Faranak Arabian.
Nella performance i riferimenti diretti alla figura mitologica sono presenti con un tableau vivant che personifica la figura di Mnemosyne nella rappresentazione di Dante Gabriele Rossetti, che è impersonata da Jessica Papaveri. Come sono numerosi i richiami al cinema contemporaneo, basti pensare a La Nube di Solana, o a Blindness-cecità di Fernando Meirelles, tratto dal celebre romanzo di Saramago, mentre il progetto ha poco a che vedere con Reverse a Time Square del 2013 del gruppo statunitense Improve Everywhere, salvo per i riferimenti alla filosofia greca classica. Figure che camminano indietro o poggiate le une alle altre, marcette militaresche e carnevalesche, persone cieche in quanto hanno perso la vista come stigma dell’incapacità di cogliere, di percepire, di elaborare e comprendere la complessità del “reale”. Le masse, perché di masse parliamo, procedono, indietreggiano cadono alcuni si rialzano e riprendono il percorso, un percorso senza senso che come a Terezin, li condurrà alla morte. La performance mette in luce la tragedia dell’uomo, lo spettatore partecipa all’azione, il gioco di sguardi crea spazi, tempi, memorie. I performer sono ora spettatori. Guardano i presenti negli occhi, e li interrogano con una geometria di sguardi che non lascia adito a tante interpretazioni.