Alla Galleria Regionale di Palazzo Abatellis esposte una quindicina di opere del genio che innestò suggestioni fiamminghe e francesi sul primo Rinascimento italiano. Ma pesano alcune importanti assenze
La Galleria Regionale di Palazzo Abatellis ospita fino al 10 Febbraio 2019 Antonello da Messina, mostra a cura del professor Giovanni Carlo Federico Villa. “Il genio è della terra che lo produce, la forza pura, la divina linfa, l’incandescente sostanza che prende forma ideale, immagine, colore, luce. E quando in Italia l’Umanesimo richiamava la grandezza dell’antico e le arti belle fondavano la grandezza italiana moderna, il genio d’Antonello spuntò per prender parte, in quel fervore di vita nuova, in quell’agitarsi degli spiriti della creazione, con gli altri genii italici, alla formazione della nuova classicità dell’arte nostra. Nell’isola del sole della luce, il genio d’Antonello riassunse in sé le recondite artistiche virtù della gente sicula, e le affiorò nella gran luce del Rinascimento (…)”. Così scrive Adolfo Venturi nel fondamentale testo della conferenza su Antonello da Messina, pubblicato sulla rivista L’Arte nel 1923, disvelando le eccezionali personalità di quell’apogeo che fu il primo Rinascimento: Piero della Francesca, Luciano Laurana, Francesco Laurana, Antonio Rizzo e per l’appunto Antonello da Messina, fautori di mondi di puri cristalli.
La mostra di Palermo dispiega dinanzi agli occhi avidi dei fruitori un percorso d’inestinguibile malìa, di vita e di bellezza. Un diapason mai eguagliato di moti mentali che costituisce probabilmente il sigillo precipuo dell’altissimo genio del siciliano. L’allestimento ci consente di inseguire il mutare delle declinazioni antonellesche, il temperarsi dei linearismi, l’informarsi di un modus sempre più proprio: l’esperienza napoletana presso Colantonio – di vocazione fiamminga, spagnola, provenzale – s’innerva presto nell’esattezza assoluta pierfrancescana per vivificarsi altresì nella splendidezza degli impasti e nel mirabilissimo uso di lume e di cromo che già anticipa le alchimie del prossimo tonalismo veneto. Ad aprire la mostra è l’Annunciata nell’originario allestimento per lei ideato da Carlo Scarpa. “Il busto campeggia solitario su fondo nero, e si fissa, per le appiombate pieghe della stoffa, al tavolo, che serve di base al grande costrutto cono della figura. Entro l’apertura del manto, composto con regolarità suprema dalle cilindriche pieghe, che una mano della Vergine fissa al petto, s’affonda la tenebra, accentuando il rilievo del volto abbacinato dal sole, la immacolata purezza della forma ovoidale, il plastico sboccio delle labbra cilindrate, la convessità delle palpebre, gusci di lucida seta sopra l’occhio di un greve, opaco, languente nero arabico; ed ecco la mano destra, aprendosi a cenno di sorpresa, arrestarsi paurosa al limite dell’ombra”. Così la descrive il già citato Adolfo Venturi enfatizzando la spinta indagatrice e l’energia latente che sono tutte in quella che egli denomina Vergine leggente.
Ad accompagnarla le cuspidi con San Girolamo, San Gregorio Magno e Sant’Agostino, anch’esse appartenenti alla collezione permanente di Palazzo Abatellis. Citiamo, tra le altre opere presenti in mostra, la Crocifissione di Sibiu dove il divino pennello di Antonello è incomparabile nel dispiegare varietà di attitudini fissate nel momento. E ancora una tavoletta devozionale di 15 centimetri per 10, consumata dai baci del fedele che se la portava al seguito in un astuccio di cuoio: è ora l’Ecce Homo con San Gerolamo nel deserto al recto. Da Messina l’Annunciazione, il cui arrivo è stato oggetto di lunghe diatribe mediatiche e che incanta per dolcezze di modi nell’intonazione e per saldezza d’impianto spaziale. Dalla Pinacoteca Malaspina di Pavia il ritratto di giovane gentiluomo (a lungo considerato il suo vero volto) trafugato dal museo nella notte fra il 10 e l’11 maggio 1970 e recuperato sette anni dopo dal nucleo di Tutela Patrimonio Culturale dell’Arma dei Carabinieri. Dagli Uffizi l’importantissimo trittico con la Madonna con Bambino, il San Giovanni Battista, acquistati dall’allora Ministro dei Beni Culturali Antonio Paolucci nel 1996, e il San Benedetto che la Regione Lombardia acquista tramite Finarte nel 1995, oggi in deposito nel museo fiorentino: la sapiente resa dei panneggi napoletani s’evolve qui nella superba escavazione psicologica che ci conduce in interiore homine. E come possiamo dimenticare il Ritratto d’Uomo, kouros ancestrale dall’espressione beffarda e dalla sostanza cromatica fiammante, sommo capolavoro dell’arte di ogni tempo.
Se la mostra di Palazzo Abatellis si palesa manchevole in alcune sue parti ed esiguo è il numero delle opere, ciò nondimeno Antonello da Messina è artista di sorprendente modernità, d’inesausta forza creatrice e la sua pittura è vera rivelazione di spirito. Il suo mistero, le sue creature immortali incantano sempre e ci restituiscono un’iperbole di ineguagliabile caratura. Antonello da Messina, inserita nel cartellone degli eventi di Palermo Capitale Italiana della Cultura 2018,è organizzata dalla Regione Siciliana – Assessorato regionale dei Beni Culturali e dell’Identità Siciliana, Dipartimento dei Beni culturali e dell’Identità Siciliana, e da MondoMostre – con la Città di Palermo. Il progetto è inoltre frutto della fattiva collaborazione fra la Regione Siciliana e il Comune di Milano dove l’esposizione verrà presentata – a Palazzo Reale, in collaborazione con MondoMostre Skira – dopo la chiusura della tappa palermitana. Anche se nelle ultime ore si è appreso che il presidente della Regione Sicilia Nello Musumeci ha posto il veto al prestito a Milano dell’Annunciata, una delle opere più iconiche di Antonello…
Antonello da Messina
PALAZZO ABATELLIS
Via Alloro 4 – Palermo
+39 0916230000
gall.abatellis@regione.sicilia.it
www.mostraantonello.it
Serena Ribaudo