Oltre 120 fotografie in bianco e nero e a colori e una serie di pellicole super 8 mm, per raccontare una delle massime esponenti della street photography
“I celebri autoritratti in cui il suo sguardo severo riflette negli specchi, nelle vetrine e la sua lunga ombra invade l’obiettivo quasi come se volesse finalmente presentarsi al pubblico che non ha mai voluto o potuto incontrare”. Poche indicazioni, ma che già indirizzano inequivocabilmente all’oggetto: si parla di Vivian Maier (1926-2009), una delle più singolari e misteriose figure di artista emerse negli ultimi anni, la “bambinaia-fotografa” definita una delle massime esponenti della cosiddetta street photography. Se appunto lei in vita ha volutamente cercato di restare nell’ombra, ora si susseguono eventi che ne indagano la figura e l’opera: come quello che si apre domani 9 febbraio alle Scuderie del Castello Visconteo di Pavia.
Un percorso espositivo strutturato su oltre 120 fotografie in bianco e nero e a colori, oltre che su pellicole super 8 mm, in grado di descrivere Vivian Maier da vicino, lasciando che siano le opere stesse a sottolineare gli aspetti più intimi e personali della produzione dell’artista che, mentre era in vita, ha realizzato un numero impressionante di fotografie senza farle mai vedere a nessuno, come se volesse conservarle gelosamente per se stessa. Curata da Anne Morin e da Piero Francesco Pozzi, la rassegna è promossa dalla Fondazione Teatro Fraschini e dal Comune di Pavia, in collaborazione con diChroma photography, John Maloof Collection, Howard Greenberg Gallery, New York. La mostra resta visibile fino al 5 maggio: qui alcune immagini in anteprima…