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Dalle vetrate di Ontani alla meravigliosa Rocchetta Mattei. Tre luoghi assolutamente da conoscere sui colli bolognesi

Bologna, prima domenica di febbraio e ultima dell’Art Week petroniana, un’intera settimana dedicata all’arte contemporanea che inaugura la direzione fieristica di Simone Menegoi, novello al timone della storica Arte Fiera. Anche quest’anno l’inverno non ha risparmiato la rassegna e i suoi eventi concomitanti, tuttavia la cittadina brulicante fermenta tra palazzi storici, musei e gallerie. Sulle ultime battute, prima di lasciare l’Emilia-Romagna, un itinerario inusuale rapisce occhi e anima.

Le vetrate di Luigi Ontani

Palazzo dei Capitani della Montagna, vetrate della sala consiliare, Luigi Ontani | ArtsLife

Poco lontano da Bologna, a circa una quarantina di km, ai piedi dell’appennino si trova il comune di Vergato, luogo di nascita del maestro Luigi Ontani, vera e propria star dell’arte contemporanea. Proprio Ontani nel 1998 realizzò per il Palazzo dei Capitani della Montagna, sede quattrocentesca del municipio, quattro vetrate, simboliche, surreali. Tra ironia e narcisismo, sacro e profano, sono strettamente collegate l’una con l’altra e hanno una triplice valenza, queste alludono infatti  alle quattro stagioni, alle quattro fasi della vita dell’uomo -fanciullezza, adolescenza, maturità. vecchiaia- e ai quattro elementi naturali. Il variare dei fiori, dei frutti e dei colori segue il mutevole succedersi di acqua, fuoco, terra e aria, Primatys, Estasio, Terralnus e Ariorio sono i quattro protagonisti del sogno di Ontani. L’artista è simultaneamente autore e modello delle raffigurazioni, ricche di dettagli e di svariati e nascosti doppi significati.

La Chiesa di Alvar Aalto

Chiesa di Santa Maria Assunta, interno | ArtsLife

A Grizzana Morandi, frazione di Riola, si trova invece l’unica opera italiana dell’architetto finlandese Alvar Aalto (1898-1976). Si tratta della Chiesa di Santa Maria Assunta, un singolare esempio di architettura sacra contemporanea, voluta dall’Arcivescovo di Bologna Giacomo Lercaro che, nel 1966 in seguito al Concilio Vaticano II, avviò una collaborazione con Aalto, tra le figure più importanti e visionarie dell’architettura novecentesca. Secondo il Concilio, tra i vari punti trattati, era infatti necessario stabilire un dialogo tra la liturgia e il luogo in cui si svolgeva, cercando di coinvolgere il fedele sia fisicamente che spiritualmente. Così iniziò il sodalizio tra i due e le varie visite di supervisione di Alvar Aalto in Italia. I lavori tuttavia, a causa di numerose vicissitudini legate a mancati finanziamenti, terminarono solo nel 1978, dopo la scomparsa di entrambi. La chiesa è unica nel suo genere e la suggestione è alimentata dall’architettura contemporanea di sapore nordico che dialoga con l’ambiente circostante da piccolo borgo emiliano: a pianta asimmetrica con un’unica navata, l’organismo edilizio si caratterizza per una forma a tronco di cono o chiglia rovesciata, da cui sei archi portanti sorreggono una serie di vele dove sono inserite le finestre, esclusivamente direzionate verso nord per fare in modo che la luce entri in maniera diffusa. Il tabernacolo non è dietro l’altare ma a lato, ben visibile, mentre il coro è allineato all’assemblea e il battistero ribassato di un piano con vista sul Reno che scorre. L’interno è spoglio e ricoperto unicamente da intonaco bianco, Alvar Aalto, protestante, ammise solamente un’icona russa del 1600, che oggi è sostituita da una copia. Le maniglie delle porte, i vasi, le sedie, l’impianto di riscaldamento e il campanile sono tutti progetti originari e rendono l’intero complesso sacro una vera e propria cattedrale contemporanea ai piedi dell’Appennino.

La Rocchetta Mattei

Rocchetta Mattei

Proseguendo, sempre nei dintorni di Riola, una rocchetta sembra essersi materializzata dal lontano Medio Oriente, è la Rocchetta Mattei. Costruita dal 1850 al 1859 per volere del Conte Cesare Mattei, militare, politico, filantropo e scienziato, la struttura fu concepita per esercitare l’elettromeopatia, una pratica alternativa alla medicina tradizionale che il Conte elaborò studiando i principi di polarizzazione degli organi e del loro equilibrio nel corpo umano. Nonostante il non riconoscimento ufficiale, l’attività “medica” del Mattei lo portò a farsi conoscere in tutto il mondo, tanto che viene citato da Fedor Dostoevskji ne “I fratelli Karamàzov” nel passo in cui il diavolo racconta di aver curato i suoi problemi di salute grazie a delle gocce del Conte. Un alone di mistero atemporale avvolge la rocchetta che si erge con il suo intreccio labirintico di sale, archi, torrette, cupole a forma di cipolla e scale a chiocciola. Lo stile gotico-medievale e quello moresco infatti convivono in una commistione che ha dello straordinario: per esempio, la cappella centrale è ispirata alla Cattedrale di Cordova mentre il Cortile dei Leoni ricorda quello dell’Alhambra di Granada. Dopo la morte del proprietario varie vicissitudini hanno portato la rocchetta nelle mani dei vari eredi fino ad essere abbandonata e occupata dalle truppe naziste durante la Seconda Guerra Mondiale. Dal 2005 è stata acquistata dalla Fondazione Carisbo che ha avviato un’opera di ristrutturazione e restauro che negli anni porterà la Rocchetta Mattei al suo originario splendore.

Maggiori informazioni

Rocchetta Mattei

Dove mangiare

Si chiama Ristorante Benito ed è a pochi minuti dalla Rocchetta Mattei (Camugnano). All’esterno sembra di essere nel cortiletto della casa in campagna della nonna, con cani scodinzolanti e ciotole sparpagliate, mentre all’interno un elegante lampadario ruba la scena alle fotografie dei proprietari con i loro ospiti appese alle pareti. Contrasto di gusti, sarà la il picchiettio del camino o l’irresistibile accento emiliano-romagnolo con cui si è accolti, ma ci si sente subito a casa. Dagli antipasti al dolce non è da saltare nemmeno una portata. Il pezzo forte? Lo zabaione fatto in casa, servito direttamente dalla pentola di preparazione.

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Dove dormire

Per la sera si torna in città, a pochi minuti dalla stazione ferroviaria e da Piazza Maggiore, l’Hotel Internazionale si trova proprio tra i portici del centro. Elegante e accogliente, anche solo per una notte e una veloce, ma ricca, colazione vale la pena soggiornare.

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