Inizia la Los Angeles Frieze Week 2019. La fiera d’arte contemporanea londinese, dopo essere sbarcata a New York nel 2012, si tuffa sulla West Coast. La città intera, tirata a lucido, è pronta ad accogliere il mondo dell’arte internazionale. Tra fiere, mostre, gallerie, fondazioni, distretti, abbiamo fatto un giro per mezza Contea -da Santa Monica a Downtown, passando per Hollywood e Wilshire per darvi una panoramica completa di quello che andrà in scena da stamattina, 14 febbraio, a domenica 17.
Andare in scena esattamente fra i Grammy e gli Oscar, tra il meglio della musica e la crema del cinema. C’è attesa nell’aria, uggiosa di queste settimane, piovosa, con tanto di spolverata di neve sulle montagne di San Bernardino, per la riuscita o meno di Frieze Los Angeles (15-17 febbraio) e di tutto il sistema che le gravita attorno, la Frieze Art Week. Perché in ballo c’è molto di più: una città intera che vuole entrare nel circuito dell’arte che conta. E che non può più sbagliare. Ci riprova LA a diventare una delle capitali dell’arte internazionale, ad essere finalmente una tappa imprescindibile del mercato dopo i fallimenti di Fiac e Paris Photo nel 2016 (e pure di Art Platform LA e Paramount Ranch), conseguenza di azzardi in una città “senza un mercato maturo”.
Ma oggi, assicurano, “le cose sono cambiate”. Fondazioni, collezioni, musei privati sono nati e instaurati in città (come l’incredibile The Broad -in Downtown- e la Marciano Foundation -in Wilshire- con entrambe spettacolari collezioni d’arte, e mostre come quella di Ai Weiwei in Marciano e la chiccha specchiante della Kusama al Broad). Colossi come Hauser & Wirth e Spruth Magers hanno aperto avamposti in LA. In pieno Arts District con una mega mostra su Piero Manzoni (e una su Annie Leibovitz) la prima; in Miracle Mile appena dietro il LACMA la seconda con Sterling Ruby, accompagnando le potenze di casa, Matthew Marks (mostra di Gary Hume), David Kordansky (con Fred Eversley), Honor Fraser (Sarah Cain), Susanne Vielmetter (dipinti di Ellen Berkenblit), Blum & Poe e ovviamente Jeffrey Deitch.
La città intera ha fatto squadra (e rete) per non bucare ancora (per quanto sia e sarà sempre dispersivo il tessuto della Contea, con gallerie, istituzioni, musei sparsi qua e là senza logica. Non sarà mai come Londra, Parigi o New York), a partire dalle fiere sorelle e satellite che hanno fatto quadrato inaugurando tutte in questi giorni, tra Santa Monica e Downtown lungo le direttrici a boulevard di Pico e Venice. Dalla storica Arts LA Contemporary al suo decimo anno, alle “accessibili” Felix LA e StartArt Up (solo Untitled è rimasta a gennaio, peccato perché tra le migliori fiere di ricerca al mondo, il resto delle fiere sono tutte aperte in questi giorni – articolo qua).
Stesso discorso per le mostre, poche ma buone: la bellissima murata ricamata sulla parete del MOCA centrale dalla Crosby (una degli artisti di casa, con studio in Little Tokio), assediata piacevolmente dai grattacieli del Financial District e introdotta dalle fiamme argentate destrutturate del mitico Walt Disney Concert Hall di Gehry, fa da vetrina alla mostra di Manny Farber (e Termite Art); altro muro monumentale per Barbara Kruger al Geffen, l’altro MOCA, per conservare il duo espositivo Zoe Leonard e Laura Owens; ICA, lì a fianco, va di Maryam Jafrial mentre il Getty presenta una triplice esposizione con Pontormo punta di diamante; LACMA passa dalla Roma di Cuaròn al 1/4 Mile di Rauschenberg a Merce Cunningham (con in arrivo importante retrospettiva di Charles White dal 17); l’Hammer che dalla Dirty Protest si lancia su Allen Ruppersberg (mostra anche da Marc Selwyn per l’artista con studio al El Segundo). Da non perdere poi assolutamente tre chicche incastonate in West Hollywood: il MAK Center for Art and Architecture alla Schindler House, il Pacific Design Centre (MOCA) e l’atelier di Gulla Jonsdottir a La Peer. Da vedere da Christie’s (dietro Rodeo Drive in Beverly Hills) un assaggio della Collezione di George Michael -opere dei fratelli Chapman, Craig-Martin, Tracey Emin e soprattutto Hirst- in asta il 14 marzo a Londra.
Per finire coi Distretti, che son città, tirati a lucido: Hollywood nel fermento più totale si prepara al red carpet fra dieci giorni per i 91esimi Academy Awards, eventi e gallerie d’arte aperte da qua a Beverly Hills; stesso discorso per Central, Miracle Mile e McManus; passerelle glamour artistiche allestite anche in Grand Avenue e in Pershing Square in Downtown; West Hollywood (WEHO City) è scintillante, dallo stellato Sunset Strip al Santa Monica Boulevard, la città di maggior tendenza (hipster, lgbtq+, fashion, design, food) di tutta LA inaugura “A Day in Design District” il 16 febbraio con una strabordante serie di eventi per tutto il giorno (fino al weekend). Stesso giorno in cui farà capolino la LA Walk of Art: 16 Route con un’infinità di eventi collaterali, tra brunch, aperitivi e party vari. Riuscirà Los Angeles a diventare finalmente una città di riferimento nel panorama dell’arte mondiale? Staremo a vedere.
*Glenn Ligon al The Broad