Print Friendly and PDF

Bocche di silicone e salviettine di sudore. La denuncia sociale di Mika Rottenberg a Bologna

BOWLS BALLS SOULS HOLES (AC AND PLANT), 2014 VIDEO INSTALLAZIONE SONORA E SCULTURA 27’ 54” DIMENSIONI VARIABILI COURTESY L’ARTISTA E HAUSER & WIRTH *
BOWLS BALLS SOULS HOLES (AC AND PLANT), 2014 VIDEO INSTALLAZIONE SONORA E SCULTURA 27’ 54” DIMENSIONI VARIABILI  COURTESY L’ARTISTA E HAUSER & WIRTH
*

Prima personale in una istituzione museale italiana per Mika Rottenberg. Fino al 19 maggio 2019 al Museo d’Arte Moderna di Bologna (Mambo) va in scena la mostra dell’artista di origini argentine e israeliane, a cura di Lorenzo Balbi. Una retrospettiva unica nel suo genere. Esposti tre nuovi lavori, la cui produzione è stata sostenuta dal museo in collaborazione con due importanti istituzioni museali europee, Goldsmiths Centre for Contemporary Art London e Kunsthaus Bregenz: Ponytail (Orange), Smoky Lips (Study #4) e Untitled Ceiling Projection.

MOKY LIPS (STUDY #4), 2018-19 VIDEO INSTALLAZIONE A CANALE SINGOLO DIMENSIONI VARIABILI COURTESY L’ARTISTA E HAUSER & WIRTH
MOKY LIPS (STUDY #4), 2018-19
VIDEO INSTALLAZIONE A CANALE SINGOLO
DIMENSIONI VARIABILI
COURTESY L’ARTISTA E HAUSER & WIRTH

In mostra una produzione variegata che prevede installazioni site specific e costruzioni scultoree che vogliono rispondere all’esigenza sempre più impellente di ribellarsi “ai canoni imposti” dal sistema. Consumismo, società e denuncia sociale. Dalle salviettine umidificate ricavate dal sudore altrui (Tropi- cal Breeze), alle bocche in silicone a grandezza naturale (Smoky Lips Study #4), lo spettatore viene accompagnato da queste tematiche nella Sala delle Ciminiere (sala centrale del museo),  attraverso una comicità e un’astrazione senza tempo. Umorismo, ma sopratutto caos e assurdità colorano la produzione scultorea. Gli ecosistemi ricreati dall’artista nei suoi lavori installativi, invece, sono abitati da personaggi anomali ripresi in azioni apparentemente banali e abitudinarie. Tutto parte come un’azione normale che viene poi “smossa” nel corso del video da un evento che ne muta completamente il significato iniziale. D’un tratto la trama che ci viene proposta perde il proprio senso, si infittisce ed il filo della narrazione si spezza. I soggetti diventano delle vere e proprie “marionette” senza via di fuga, rinchiusi dentro il sistema paranormale della Rottenberg. L’installazione dunque si delimita come una vera e propria gabbia di ferro, da cui è impossibile uscire. Un sottile paragone con la situazione dell’individuo all’interno della società di potere.

PONYTAIL (ORANGE), 2018 CAPELLI, SISTEMA MECCANICO DIMENSIONI VARIABILI COURTESY COLLEZIONE SCOTT E MARGOT ZIEGLER
PONYTAIL (ORANGE), 2018
CAPELLI, SISTEMA MECCANICO
DIMENSIONI VARIABILI
COURTESY COLLEZIONE SCOTT E MARGOT ZIEGLER

Mika Rottenberg si colora di aspra tensione sociale e politica. Ma la sua azione è sì irrisoria, ma mai caricaturale. L’incertezza e la confusione che creano i suoi lavori garantiscono allo spettatore di non capire a pieno l’azione e vogliono in primis riflettere il valore del singolo essere umano nella società contemporanea. Il fruitore perciò non si sente nemmeno sicuro di cosa stia guardando. Ogni cosa viene messa in discussione. Persino il corpo umano perde le sue consapevolezze. Questo il caso dell’opera Finger, 2018. Un dito sradicato dal corpo, che si muove e diventa soggetto ma allo stesso tempo motivo perturbante.  “Farsi un posto fuori dal tuo corpo, come un paesaggio[1]

Esso non ha più niente a che fare con l’essere umano, si astrae e diventa metafora dei precari sistemi economici. Si potrebbe inoltre citare uno dei lavori creati ad hoc per la mostra di Bologna: Untitled Ceiling Projection. Dove una mano coperta da un guanto di lana distrugge delle lampadine colorate su una superficie trasparente. Qui Il punto di vista dell’osservatore coincide con quello della telecamera che registra l’azione, facendo così diventare il corpo di chi guarda una parte integrante dell’opera d’arte. Mika Rottenberg riesce a nascondere la disuguaglianza dettata dal sistema economico e le fragilità che annebbiano il genere umano, nelle icone e immagini che crea e registra. Sempre secondo la logica dell’assurdo. Come fosse ispirata dai film surrealisti,  l’artista differentemente da questi ultimi vuole inculcarci una morale. Questa però non viene mai esplicitata. É il fruitore stesso che deve ricercarla. Dai tratti decisamente più sprezzanti e chiaramente politici, in mostra troviamo inoltre l’opera Cosmic Generator. Probabilmente il lavoro più interessante e discusso della Rottenberg, in cui l’artista esplora il sistema “iper capitalistico” di Donald Trump . A seguito dei recenti scandali sulla possibilità di innalzare un muro nel confine fra il Messico e gli Stati Uniti d’America, nella video installazione viene presentato un tunnel sotterraneo che unisce le città di Mexicali e Calexico. Il passaggio clandestino sfocia però non nella terra promessa Americana ma in Cina. Suo competitor per eccellenza. Chi entra nel tunnel in Messico non approda negli Usa ma scopre un grande magazzino cinese. Qui lavoratrici e operaie lavorano con meticolosità dei prodotti d’arredamento.

UNTITLED CEILING PROJECTION, 2018 VIDEO INSTALLAZIONE MULTICANALE CA. 7’ DIMENSIONI VARIABILI  COURTESY L’ARTISTA E HAUSER & WIRTH
UNTITLED CEILING PROJECTION, 2018 VIDEO INSTALLAZIONE MULTICANALE CA. 7’
DIMENSIONI VARIABILI
COURTESY L’ARTISTA E HAUSER & WIRTH

All’improvviso lo spettatore si sente come rinchiuso in una merceria. La cosa che più stupisce della video installazione consta nell’estrema precisione della Rottenberg nel fornire le immagini delle operaie al lavoro. Sembrano delle vere e proprie fotografie che in maniera sequenziale e ordinata riprendono la precisione del lavoro che stanno compiendo. Il tunnel della Rottenberg si mostra come il contrario esatto del muro di Trump. Nel primo caso, il tunnel ci trasporta in un’altra dimensione dove è possibile trovare una vera e propria via d’uscita. Nel secondo invece no, c’è solamente silenzio, paura e impedimento.

Voglio che la struttura stimoli il tuo pensiero sul lavoro dietro l’intera costruzione.”[2]

L’intera produzione di Mika Rottenberg ruota attorno ad una ricerca dell’individuo attraverso riflessioni, a tratti “grottesche” e distopiche delle vicende umane. Una retrospettiva fuori dal normale, dove l’arte contemporanea si fonde alla denuncia sociale in un vortice caotico e senza fine.

BOWLS BALLS SOULS HOLES (AC AND PLANT), 2014 VIDEO INSTALLAZIONE SONORA E SCULTURA 27’ 54” DIMENSIONI VARIABILI  COURTESY L’ARTISTA E HAUSER & WIRTH
BOWLS BALLS SOULS HOLES (AC AND PLANT), 2014 VIDEO INSTALLAZIONE SONORA E SCULTURA
27’ 54”
DIMENSIONI VARIABILI
COURTESY L’ARTISTA E HAUSER & WIRTH

http://www.mambo-bologna.org/mostre/mostra-248/

[1] Intervista con Mika Rottenberg 2010 (https://bordercrossingsmag.com/article/fetishizing-the-visual-an-interview-with-mika-rottenberg)

[2] Mika Rottenberg by Judith Hudson (https://bombmagazine.org/articles/mika-rottenberg/)

  • Bowls Balls Souls Holes (AC and Plant), 2014 Video installazione sonora e scultura
    27’ 54”. Dimensioni variabili. Courtesy l’artista e Hauser & Wirth

Commenta con Facebook

leave a reply

*

Altri articoli