Nell’ambito della mostra “SOLO. Medardo Rosso” in corso a Firenze, martedì 26 febbraio si terrà una Lectio Magistralis di Sharon Hecker sull’artista.
Appuntamento alle ore 18 al Museo Novecento (Piazza Santa Maria Novella 10). Introducono Sergio Risaliti e Marco Fagioli. La Hecker è l’ autrice del saggio Un monumento al momento. Medardo Rosso e le origini della scultura contemporanea (Johan & Levi, 2017).
Artista amato dagli artisti, a cominciare da Boccioni che ne elogia la carica sovversiva, Medardo Rosso è autore di un’opera rivoluzionaria che non ha cessato di influenzare ogni nuova generazione di scultori. Precursore di tendenze che hanno trovato pieno sviluppo solo nel Novecento, Rosso ha avuto una fortuna postuma straordinaria, lasciando segni indelebili sugli artisti che hanno esordito con il nuovo secolo, come Constantin Brancusi, Alberto Giacometti e Henry Moore, su Arturo Martini e Lucio Fontana negli anni tra i due conflitti mondiali, sulla generazione del dopoguerra rappresentata da Luciano Fabro, Giuseppe Penone, Marisa Merz e Giovanni Anselmo, oltre che su artisti contemporanei come Thomas Schütte, Tony Cragg, Urs Fischer, Francesco Lo Savio.
Fin dagli esordi Rosso si pone un obiettivo irriverente: dematerializzare la scultura monumentale, che da eterna e celebrativa si fa con lui antieroica e capace di cogliere la fugacità del momento. Rivoluzionario lo è, tuttavia, anche nel travalicare le barriere geografiche in un’epoca in cui l’arte è fortemente definita dai confini nazionali. Cresciuto all’indomani dell’Unità d’Italia e disilluso dalle mancate promesse del Risorgimento, lascia il paese nel 1889 per trasferirsi a Parigi dove trascorrerà buona parte della sua vita. Emigrato per scelta e cosmopolita per vocazione, la sua personalità indomita lo rende ostile a qualsiasi appartenenza, ma ricettivo verso ogni stimolo della modernità, dai nuovi canali di comunicazione ai progressi della fotografia, che gli consentono di attingere a una varietà di fonti visive e, a sua volta, di far circolare la propria opera come mai prima. Lavorando su piccola scala Rosso rende la più statica e pesante delle arti un prodotto facilmente trasportabile, in linea con le strategie poco ortodosse che elabora per promuovere il proprio lavoro.
Grazie all’esperienza maturata nelle fonderie milanesi Rosso sperimenta con le tecniche di fusione, fondendo da solo le sue opere e conferendo alle sculture uno sconcertante senso di temporalità e movimento poiché la superficie sembra colare, gocciolare, scivolare e dissolversi davanti agli occhi dello spettatore.
Sharon Hecker colloca l’attività di Rosso in una prospettiva storica e transnazionale offrendo un’alternativa al racconto canonico sulla nascita della scultura moderna. Se da sempre si è assegnato a Rodin il ruolo di isolato ed eroico innovatore, Hecker restituisce il giusto peso a un artista che ha anticipato molte pratiche divenute oggi comuni nel vocabolario artistico globale.
Sharon Hecker è una storica dell’arte e curatrice americana specializzata in arte italiana moderna e contemporanea e una delle massime esperte di Medardo Rosso. È autrice di oltre trenta pubblicazioni sull’artista, tra cui A Moment’s Monument: Medardo Rosso and the International Origins of Modern Sculpture, premiato con il Millard Meiss Prize e pubblicato in Italia da Johan & Levi con il titolo Un monumento al momento. Medardo Rosso e le origini della scultura contemporanea (2017). Il libro è di prossima traduzione in francese. Hecker ha inoltre curato numerose e importanti mostre su Rosso, tra cui Medardo Rosso: Second Impressions (Harvard University Art Museums), la retrospettiva Medardo Rosso: Experiments in Light and Form (Pulitzer Arts Foundation) e, con Julia Peyton-Jones, Medardo Rosso: Sight Unseen and his Encounters with London (Galerie Thaddaeus Ropac). Per il suo lavoro su Rosso ha ricevuto premi dalle fondazioni Getty, Fulbright e Mellon. Coautrice del volume Postwar Italian Art History Today: Untying ʻthe Knotʼ (2018), i suoi interessi si rivolgono anche all’opera di alcuni artisti italiani del XX secolo, quali Lucio Fontana e Luciano Fabro.