La Doğan fu accusata di fiancheggiare il Partito dei lavoratori del Kurdistan (PKK), per un suo acquerello che raffigurava una città kurda incendiata dopo un attacco delle forze di sicurezza turche
Aveva catturato per la prima volta l’attenzione delle autorità turche nel 2017, per un suo acquerello che raffigurava una città kurda incendiata e in gran parte distrutta dopo dopo un attacco delle forze di sicurezza turche. Un dipinto dominato da pennacchi di fumo che si stagliano su un orizzonte costellato di bandiere turche rosse. Anche se il dipinto era basato su una fotografia, le autorità accusarono l’artista di voler fiancheggiare il Partito dei lavoratori del Kurdistan (PKK), considerato un’organizzazione terroristica: e per la giornalista e artista curda Zehra Doğan si aprirono le porte del carcere.
La vicenda fece scalpore in tutto il mondo, con proteste contro l’autoritarismo del premier Erdogan animate dalla comunità artistica e dai gruppi di difesa dei diritti umani: anche lo street artist Banksy dipinse nel marzo 2018 un enorme tributo all’artista incarcerata, intitolato Free Zehra Doğan, con il suo volto coperto da tanti trattini neri, uno per ogni giorno della prigione dell’artista fino a quel momento. Ora dalla prigione di Diyarbakir, nel sud-est della Turchia, arriva l’attesa notizia: Zehra Doğan è stata liberata, ed i social network si sono riempiti di post esultanti accompagnati da hashtag come #TurkeyCrackdown, #TerroristTurkey e #FreeTurkeyMedia.