1968. Un Anno, che però racchiude, se non un secolo, almeno gran parte dello spirito che ne segnerà la sua seconda metà. Ed è anche il titolo della mostra che il CSAC – Centro Studi e Archivio della Comunicazione dell’Università di Parma dedica ad un anno diventato storia, simbolo di mutamento, sintomo di libertà.
Curioso che proprio nel 1968 ebbe origine il primo nucleo dell’archivio del CSAC, ne ricorre quindi il 50 anniversario; curioso anche che la mostra venga esposta nella Chiesa abbaziale di Valserena, che in quanto luogo di culto e tradizione sembra stridere con le sgomitate irriverenti del ’68. Ma forse non tutte le rivoluzioni fanno terra bruciata e ad una sintesi, dopo mezzo secolo di riflessioni, forse è giusto ed inevitabile arrivare.
Idee, utopie, opere, progetti e oggetti datati o correlati all’anno 1968 sono al centro di un’indagine sulle trasformazioni, sugli innesti culturali che da quell’anno in poi si sono propagati senza sosta. Il ruolo dell’immagine e della sua forza comunicativa è fondamentale, a maggior ragione quando le diverse dimensioni di arte, grafica e pubblicità hanno iniziato a miscelarsi fino a ricostituirsi in una forma complessa e sicuramente interessante.
Allora le opere di grandi artisti come Emilio Vedova, Mario Schifano, Giosetta Fioroni si unisce il design innovativo di Achille Castiglioni; il taglio grafico Bruno Munari incrocia le sperimentazioni fotografiche di Ugo Mulas. L’approccio sincronico scelto dalla curatrice Francesca Zanella è partecipativo nella misura in cui chiama in causa trasversalmente numerosi aspetti, anche differenti, che confluiscono nella visione che noi oggi abbiamo del ’68 e dei suoi effetti.
Quindi agli elementi più prettamente artistici si aggiunge l’analisi dei mutamenti architettonici e ambientali, come le riflessioni sui grattacieli di Gio Ponti e i villaggi Touring di Roberto Menghi. Lo spazio dell’abitare ospita e riflette quello del corpo, individuale e collettivo, rappresentato da un’analisi sui gioielli, gli abiti, dell’apparire che diventa simbolo di una necessità interiore di essere. E di essere diversi, essere nuovi.