MVB, o meglio Maria Vittoria Baravelli. 26 anni, eccentrica ravennate dalla “r” impareggiabilmente moscia e giovane curatrice dalle infinite sfumature di occhiali (e anche di giacchette, mise e via dicendo). Professione, tra le altre, Art Influencer. Anzi, Art Sharer, vedere per credere il profilo instagram @MariaVittoriaBaravelli e leggere l’intervista di seguito per capire di cosa realmente si tratti. Per farla breve, raccontare mostre, musei, artisti e affini attraverso dirette Instagram, stories varie e post empatico-didascalico-emozionali. Più o meno questo. Se non la seguite sui social, l’avrete vista ultimamente in tv come protagonista (l’unica in ambito artistico) di Giovani e Influencer, programma di Alberto D’Onofrio andato in onda su RaiDue insieme a Clio Make Up, Salvatore Aranzulla, Gordon, Giulia Gaudino e Chiara Nasti. Noi l’abbiamo incontrata e ci siamo fatti raccontare cosa diamine sia questa mitologica figura dell’Art Sharer, e cosa significhi realmente e seriamente esserlo.
Chi è MVB? Cosa significa essere una Art Influencer?
Mi chiamo Maria Vittoria Baravelli, ho 26 anni e da sempre soffro di una confortevole nostalgia di epoche mai vissute. Ravennate di nascita, milanese d’adozione, sono interessata all’arte in tutte le sue forme tanto da definirmi “Art Sharer” per ribadire l’urgenza di un più profondo dialogo tra cultura accademica e le nuove generazioni. Cambio spesso occhiali perchè mi piace guardare il mondo con occhi differenti e poter cambiare punto di vista. Il mio cuoVe ha l’r moscia!
Per risponderti alla seconda domanda, come dicevo, prediligo il termine art sharer perchè il mio obiettivo principale è quello di condividere le informazioni e la cultura con il mio pubblico creando un rapporto osmotico tra loro e me. Invece la parola stessa Influencer rimanda all’idea di proporre qualcosa condizionando influenzando gli altri. Esercitare il proprio potere e questo non mi piace affatto.
Consigli alle aspiranti colleghe… Art Sharer?
L’unico consiglio che posso dare è di seguire sempre il proprio istinto e la propria persona. Sui social funzioni se ti racconti per quello che sei tu e per quello che non sarai mai. Come dico sempre “nella vita non si può piacere a tutti e soprattutto non si deve”.
Cosa e come comunichi con i social? Come interagisci coi tuoi follower, seguaci, con le persone che ti seguono (e copiano…)?
Comunico principalmente attraverso il mio profilo Instagram @MariaVittoriaBaravelli. Mi piace raccontare quello che vivo e che trovo mi arricchisca come persona. Andare ad una mostra, approfondire la storia di una determinata opera, intervistare un artista/un fotografo oppure scoprire luoghi e aneddoti non così noti al grande pubblico. Molte attività le decido autonomamente, altre volte sono proprio gli enti istituzionali quali musei, fondazioni, gallerie, librerie, scuole ad invitarmi alle loro inaugurazioni, eventi e presentazioni cercando di creare una sinergia di comunicazione.
Per quanto riguarda le recensioni di mostre di solito lancio un sondaggio chiedendo al mio pubblico di scegliere tra due esposizioni diverse e in base al loro feedback, racconto una o l’altra mostra. Faccio un post riepilogativo ma sono le stories ad essere importanti perchè spiegano in brevissimo tempo, l’autore di cui si sta parlando le opere esposte e l’allestimento. Questo significa che un utente può guardarsele prima di andare ad una mostra cercando di arrivare minimamente preparato, oppure durante la visita come se le mie stories fossero una Audio guida alternativa che accompagna il visitatore stanza per stanza. Cerco di mettere i sottotitoli e slide specifiche per permettere anche alle persone non udenti di fruire in egual misura i miei contenuti.
Quanto è importante ora come ora comunicare attraverso i social? È fondamentale o perlomeno consigliabile se si lavora in ambito artistico?
Oggi le nuove generazioni frequentano e si informano molto attraverso i social, preferendoli a qualsiasi altro canale, quindi è importantissimo comunicare con loro in questo modo. Bisogna quindi raccontare la cultura in modo efficace, semplice e mai banale cercando di arrivare a tutti, intrattenendoli. Del resto oltre duemila anni fa, Cicerone nel suo trattato di Oratoria, illustrava già le qualità essenziali dell’oratore che oggi potrebbero essere attribuite a noi divulgatori: docere, delectare e movere. Informare quindi sui fatti fornendo un punto di vista personale, attraverso l’utilizzo di un discorso vivace che coinvolga emotivamente l’ascoltatore.
Viviamo in un periodo storico in cui l’arte è davvero alla portata di tutti. È il tempo perfetto e non è mai stato così. Come raccontava Sgarbi in occasione della presentazione del suo ultimo libro: “noi godiamo di un accesso a luoghi che prima erano interdetti. Oggi 8 milioni di persone visitano i Musei Vaticani. Che poi non li capiscano conta poco, dentro di loro entra qualcosa che non era mai entrato prima”.
Ti ispiri o prendi spunto da qualcuno, qualcosa…
Prima dell’avvento della scrittura la storia veniva tramandata oralmente alle nuove generazioni dai saggi anziani. Ho sempre sperato di trovare qualcuno che mi raccontasse e che mi facesse ricordare esistenzialmente epoche passate che non ho mai vissuto veramente. Amo molto programmi di divulgazione scientifica come quelli di Piero Angela e di suo figlio Alberto. Amo i documentari di Rai Storia e di approfondimento. Amo i saggi perché mi regalano un punto di vista da cui vedere il mondo. Ed infine amo la carta. Compro tantissime riviste ogni settimana/mese da Living Corriere ad ArteDossier, da La Lettura ad Arte e quando escono Cabana Magazine e Rivista Studio. Leggo e mi appunto gli articoli che mi interessano, come faceva mia madre quando ero piccolina.
Forse è per questo che cerco di trasmettere tutto quello che ho letto e che continuo ad imparare. Perchè non vada perduto. Perchè non venga dimenticato. Noi siamo la nostra memoria.
Cultura di riferimento?
La mia cultura di riferimento? Tutto. Da Gian Lorenzo Bernini a Patti Smith passando per Anna Piaggi. Da Bernardo Bertolucci a Sølve Sundsbø per arrivare ai Beatles. Amo i fratelli Castiglioni, Patricia Urquiola, le poesie di Michele Mari, il teatro canzone di Giorgio Gaber e il trap di Ghali.
Quando sei arrivata a Milano, che rapporti hai con Madonnina e dintorni? Hai qualche perla e/o posto più o meno nascosto in città da consigliare?
Mi sono trasferita a Milano sei anni fa ed è stata l’inizio di una bellissima storia d’amore. Amo questa città le cui leggende si perdono nella notte dei tempi, amo la madonnina e la nebbia che dovunque tu sia ti prende e ti accompagna a casa, facendoti sentire molto meno sola. Mi sono iscritta all’Università Statale di Milano dove ho frequentato il corso di lettere moderne.
Alcune perle in città che tutti dovrebbero conoscere? Alla Casa del Manzoni, l’ultimo lascito dell’ancien règime: il ricamo di un putto realizzato da Maria Antonietta prima di essere giustiziata a Place de la Concorde. Il murales di Blu ed Ericailcane sulla facciata del Pac. La Fondazione Remo Bianco, l’Albergo Diurno Venezia, RB FineArt e Nonostante Marras.
Progetti in corso, progetti futuri…
Dal 2018 sono entrata a far parte del Consiglio di Amministrazione del Museo d’Arte della città di Ravenna il Mar quindi mi capita di tornare spesso nella mia città natale. Dopo l’ampio riscontro che ha suscitato la mia partecipazione al programma Giovani e Influencer su Raidue diretto da Alberto D’onofrio sono stata chiamata da varie realtà per raccontarle attraverso il mio profilo instagram. Sto inoltre collaborando con due importanti designer per il prossimo Salone del Mobile, portando avanti altri progetti più legati al mondo della fotografia, e sarò la protagonista di un incontro previsto per Maggio, organizzato dall’Università di Bologna. non posso ancora svelarvi tutto. Le informazioni mano a mano le pubblicherò su instagram. Mi seguirete?!