Fabio Viale è uno degli scultori più importanti della sua generazione, non solo in Italia. Senesi Contemporanea gli dedica la mostra Volumes, dal 22 marzo al 16 maggio negli spazi londinesi della galleria. In mostra i suoi celebri marmi tatuati insieme ad alcune opere concettuali.
Fabio Viale è un artista classico nella misura in cui il fare è al pari del pensare. Perciò si fa ideatore e scultore delle opere che personalmente realizza. E da qui un’altra ragione per cui può essere definito classico: le sue sculture riprendono i busti greci e romani, in una traduzione moderna che non si limita al citazionismo.
Fabio Viale è un artista contemporaneo perché raccoglie dall’antico per attualizzarlo. Le riproduzioni marmoree di celebri statue ellenistiche sono trasportate idiosincraticamente nel XXI secolo, quando alla plasticità e fierezza del marmo si aggiunge una fitta trama di tatuaggi a decorarlo.
Angelo Crespi, curatore della mostra Volumes presso la galleria Senesi Contemporanea di Londra, ci racconta come
“Viale compie una straordinaria crasi, una sorta di accelerazione semantica, quando sul cosiddetto torso Gaddi, sublime esempio mutilato della scultura ellenistica e fonte d’ispirazione nel Rinascimento anche per Michelangelo, vi imprime disegnate proprio le scene del Giudizio Universale; o come quando la Venere italica del Canova, già modellata sulla risalente Afrodite di Prassitele, viene impreziosita da un tatuaggio full-body sul modello del tradizionale “irezumi” giapponese”
Sicuramente lo straniamento è la prima sensazione che affiora all’incontro con queste statue anomale, familiari ma rinnovate, ora composte ora spregiudicate. Proprio attraverso lo stupore, il dubbio e il confronto Viale prova a innescare un lungo dibattito tra l’opera e il visitatore, convinto che proprio in questo spazio dialettico risieda il vero concetto di arte.
Indagare la realtà in modo differente: è questa l’esperienza proposta. Sul medesimo tono anche le opere concettuali, che traggono in inganno la nostra percezione spingendoci ad approfondire la verità dietro all’apparenza. Così la gomma e il polistirolo si fingono marmo, e viceversa, intrecciando una sequenza di tranelli sensoriali che riconducono l’osservatore attivo ad interrogarsi sull’eterna contrapposizione tra essere e apparire, tra materia e forma.