Print Friendly and PDF

Il realismo magico e sensuale di Balthus. 50 capolavori in mostra a Madrid

Balthus Balthus, La calle, 1933 Colección Gertrude Stein
Balthus
*

Dopo Max Beckmann, Madrid riscopre Balthus, un altro grande maestro della pittura del Novecento, legato a un realismo dal sapore magico e sensuale. Circa 50 opere lo raccontano. Al Museo Nacional Thyssen-Bornemisza, fino al 26 maggio 2019.

Madrid. In un secolo com’è stato il Novecento, che ha visto l’allontanamento di massa dalla pittura figurativa, il franco-polacco Balthasar Kłossowski de Rola (1908-2001), in arte Balthus, è stato invece un maestro della tradizione, che ha però saputo mirabilmente legare alla modernità dell’epoca, assieme a pochissimi altri pittori i quali, stranamente, negli ultimi decenni sono stati poco considerati da una scena artistica condizionata, anzi vessata, dal mercato, sempre a caccia di spettacolarità, glamour e provocazione. Che non necessariamente significano arte.

Cresciuto in una famiglia strettamente legata al mondo della cultura (il padre fu pittore e storico dell’arte, la madre un’intellettuale assidua frequentatrice dei salotti parigini e il fratello un filosofo esegeta di De Sade), respirò l’arte fin da giovanissimo. Ma la separazione dei genitori, e la relazione della madre con Rainer Maria Rilke, gli dettero modo di conoscere da vicino anche la poesia; avrà una sua importanza nell’ispirare la sua pittura, ma la presenza di Rilke fu fondamentale per la pubblicazione dei suoi primi disegni ispirati al gatto di casa: Mitsou: quarante images par Baltusz, libro d’artista con la prefazione del poeta, edito nel 1922 a Ginevra.

Balthus
Balthus, La calle, 1933 Colección Gertrude Stein

Il Novecento, in particolare a partire dagli anni Trenta, fu un secolo in cui la pittura si occupava dell’angoscia dell’umanità, causata dalla violenza delle guerre, dallo sradicamento da costumi secolari, dall’irrompere convulso della tecnologia nella vita quotidiana. L’approccio di Balthus non ha le corde drammatiche di Beckmann, o l’ironia allucinata di Lucian Freud, né la fisica violenza di Kirchner o Ernst. Si tratta infatti di una pittura più compassata, dal ritmo e l’atmosfera da romanzo borghese, in parte condivisa con la Neue Sachlichkeit; la differenza con questa, risiede in un’ironia più intellettuale, in una maggior considerazione dell’essere umano, di cui comunque ammira la complessità.

La sua carriera decollò nella seconda metà degli anni Trenta, interrotta quasi subito dall’inizio della Seconda Guerra Mondiale; al cui termine, però, Balthus trovò definitiva consacrazione grazie a quella pittura intrisa di sensualità, erotismo, malinconia, che racconta la complessità dell’essere umano, attraverso un realismo “leggermente fuori fuoco”, per citare Robert Capa, e che in virtù di ciò ne aumenta la portata psicologica come accade in Max Beckmann, Lucian Freud, Max Ernst, Lotte Laserstein e Paula Rego. Balthus ha però sue peculiarità: i suoi individui sono quasi sempre colti in riflessiva attesa, in momenti di studio di se stessi o della realtà, di scoperta del proprio corpo. La café society nelle sue pose annoiate, il circo della strada, la grande tradizione del ritratto spagnolo e l’intimità del mondo infantile; Balthus sa essere puro e trasgressivo.

Balthus
Balthus, La partida de Naipes, 1948-1950 Museo Nacional Thyssen-Bornemisza, Madrid

A questo proposito, emblematica e particolarmente poetica la produzione dedicata al mondo dell’infanzia, dove concettualmente si ritrova il medesimo ragionamento che sta alla base delle bagnanti di Picasso: la ricerca di uno spazio intimo dove ritrovare serenità, al riparo della guerra prima, e della distorta società di massa poi, negli anni della Cortina di Ferro, della contestazione giovanile, del consumismo, della pubblicità martellante, della perdita dell’io. Allo stesso tempo, quelle pose rilassate, sornione, curiose, denotano, anche sessualmente, il passaggio dall’infanzia alla pubertà, un momento cruciale nello sviluppo fisico e psicologico: Balthus vi si sofferma con seria tenerezza, indulgendo nel rappresentare i dettagli scenici, come sedie, poltrone, oggetti di arredamento.

Sobrietà scenica, luce crepuscolare, volti pensosi, sono i caratteri ricorrenti, ed è facile ripensare alla Silvia di leopardiana memoria che “lieta e pensosa”, saliva il “limitare di gioventù”. Balthus è infatti un fine pittore umanista, e numerosi sono i richiami alla storia dell’arte, dalla pittura spagnola del Siglo de oro alla natura morta fiamminga, dai Primitivi senesi al primo Rinascimento italiano (che conobbe durante un viaggio nel 1926), insieme a occasionali frequentazioni simboliste, ad esempio ne Il pesce dorato (1948).

Balthus
Balthus, Nature morte, 1937 Wadsworth Atheneum Museum of Art, Hartford, CT

Inoltre, la sua attenzione per la femminilità adolescenziale ricorda la curiosità di Degas per le ballerine, e sono frequenti i richiami a celebri nudi del passato, come Olympia, la Venere d’Urbino e la Maya Desnuda, elementi che rivelano non soltanto conoscenza della storia dell’arte, ma anche e soprattutto capacità di penetrare l’enigma femminino. Non di solo magico e sensuale realismo è fatta la pittura di Balthus: vi si ritrova anche quell’ansia sottile che non è propria di un’epoca ma è universale; e da parte dell’artista c’è comprensione, quando non si spinge fino alla partecipazione morale.

Il passato continuò ad affascinarlo per tutta la sua carriera, e quando negli anni Sessanta fu nominato direttore dell’Accademia di Francia a Roma, da quell’illuminato ministro della cultura che fu André Malraux, ebbe occasione di studiare da vicino gli affreschi rinascimentali e di sviluppare una tecnica pittorica che ne richiamava lo stile. Così facendo, arricchì le sue tele di matericità, apportandovi particolari effetti di luce. Fino agli ultimi anni a Rossinière (la dimora svizzera acquistata nel 1977), la pittura di Balthus non si discosta dalla sua calda, coinvolgente, profonda figurazione; e se possiede il medesimo, modernissimo senso di percezione della donna che caratterizzava Pablo Picasso, rispetto allo spagnolo ha in più quel calore umano che ancora oggi è percepibile attraverso la tela, e che emoziona ineffabilmente.

Balthus
Balthus, El aseo de Cathy, 1933 Centre Pompidou, París

Informazioni utili

BALTHUS

Fino al 26 maggio 2019

Museo Nacional Thyssen-Bornemisza, Paseo del Prado, 8, 28014 Madrid

A cura di Raphaël Bouvier, Michiko Kono and Juan Ángel López-Manzanares

Una mostra in collaborazione con la Comunidad de Madrid

www.museothyssen.org/

*Nella prima immagine: Balthus, La habitación turca, 1965-1966, Centre Pompidou, Paris

Commenta con Facebook

leave a reply