The Red Palace da casa dell’ex principe ereditario Saud bin Abdul Aziz a luogo di testimonianza artistica contemporanea con una mostra dell’artista Sultan bin Fahad.
The Red Palace è il titolo della mostra inaugurata il 15 marzo a Riyadh nella sede omonima, che proseguirà fino al 20 aprile, e che segna il primo utilizzo dell’edificio dal suo abbandono alla fine degli anni ’80. La mostra, prodotta con il supporto di athr Gallery, è a cura di Reem Fadda curatrice esperta e raffinata per l’arte del Medio Oriente al Guggenheim Museum di Abu Dhabi.
Un viaggio nella storia saudita, un’esperienza surreale attraverso le installazioni di Sultan bin Fahad, in un meraviglioso palazzo che ha reso testimonianza di eventi storici, cene, acquisizioni e decisioni che l’hanno messo sulla mappa dei palazzi sauditi come luogo di potere e magnificenza.
Il lavoro di Sultan bin Fahad riflette la sua forte convinzione che l’arte sia un viaggio tra ricordi immateriali e cultura tangibile, un tema molto forte in questo momento di apertura storica della cultura saudita al resto del mondo. I temi dei suoi disegni, installazioni e sculture ruotano attorno al passato connesso al presente. L’arte di bin Fahad assume molte forme, tra cui video, sculture, fotogrammi e installazioni. Una raccolta di cimeli, reliquie storiche e oggetti scartati da vari siti del Regno con cui l’artista crea sculture e installazioni che guardano al potenziale critico trasformativo di ciò che viene trovato e riformulato. Nella sua pratica artistica, si concentra su momenti cruciali di questo intenso periodo storico che sono sinonimo della metamorfosi sociale del paese saudita.
“Situato a Riyadh, il palazzo risale a sette decenni. Completato nel 1944 per ordine del re Abdul Aziz, fu il primo edificio nella capitale ad essere costruito utilizzando cemento e ferro-acciaio” *ci ha detto bin Fahad.
Il palazzo ha testimoniato numerosi eventi in tutta la storia saudita. Re Saud lo concesse allo Stato e servì come prima sede del Consiglio dei Ministri. Quando il quartier generale si trasferì ad Al-Yamamah Palace, il Palazzo Rosso divenne la sede del Bureau of Grievances. “Sono stato ispirato dal Palazzo Rosso per un po ‘di tempo,” dice bin Fahad, ”per poi rimanerne affascinato alla prima visita dopo anni di studio, visitandolo, vedendolo all’interno. L’esposizione parla della storia delle decisioni e degli eventi accaduti durante l’esistenza di questo palazzo”, ha aggiunto.
Tali decisioni ed eventi includono la separazione dei rapporti con la Francia e la Gran Bretagna quando invasero l’Egitto nel 1956. Sono esposte opere sui luoghi santi del Regno e sulla Guerra del Golfo del 1991.
“Ho provato ad immaginare se questi muri potessero parlare, cosa direbbero, cosa ci racconterebbero. Ho trovato le maschere antigas della Guerra del Golfo ancora nelle loro scatole originali. C’è un sacco di storia da raccontare “, ha detto bin Fahad. “Ho usato lo spazio per mostrare anche molti dei lampadari che ho raccolto da vecchi palazzi e finestre che ho raccolto in giro nel Regno. In tal modo, sto dimostrando quanto sia unito il Regno. Anche se sono diversi nello stile e nel motivo, li ho uniti in un’unica installazione d’arte come una sola unità.”
La sua arte si concentra sulla metamorfosi sociale, sull’espansione delle due sacre moschee e la scoperta del petrolio. “Ho fatto in modo di mostrare diversi momenti nella storia saudita. Celebrando anche coloro ai quali molta gente non ha prestato attenzione, le donne e gli uomini che hanno lavorato dietro le quinte in questo vecchio palazzo storico, gli inservienti”, ha detto bin Fahad, infatti in una sala enorme all’ultimo piano, che ospitava e tutt’ora ha un grandissimo tavolo da pranzo, appare in un angolo un grandissimo led wall che riproduce, con suoni e voci, un video degli inservienti a tavola, mentre mangiano e parlano, e difronte al grande schermo proprio quella tavola con sopra le stoviglie originali, pezzi rarissimi di porcellane francesi, testimone dei convivi del passato dove, invece, a sedersi erano gli organi del potere.
Una mostra tra passato e presente, un viaggio indietro nel tempo tra la grandezza di un palazzo che un tempo ospitava re e capi di stato e la svolta del presente che sta portando l’Arabia Saudita nell’era di una visione nuova basata sulla determinazione che cultura e turismo possono rafforzare le sue basi culturali e affermare i suoi valori forti, pur stando al passo con i tempi.
L’Arabia Saudita ha infatti lanciato “Saudi Vision 2030” un piano di sviluppo socio-economico approvato dal Consiglio dei Ministri del Regno, il 25 aprile 2016, proprio alla base dei grandi cambiamenti sociali e culturali a cui stiamo assistendo. I 96 obietttivi della Vision 2030 corrispondono a tre macroaree: una Societa’ Vivace (A vibrant Society); un’ Economia fiorente (A thriving Economy); una Nazione Ambiziosa (An Ambitious Nation). Tra i 96 obiettivi il grande sogno di raddoppiare il numero dei siti del patrimonio culturale saudita riconosciuti dall’UNESCO.
* Il Palazzo, è stato completato in 1944 per il principe Saud bin Abdulaziz (Regno 1953 – 1964) e divenne la sua residenza Reale per molti anni, dove ha accolto molti capi di Stati, come Jawaher Nehru, Jamal Abdul Nasser e Shukri al Quwatli. Quando i re Saud si è spostato a al-Nasriya Palace, nel 1953, The Red Palace divenne l’ ufficio dei ministri del Consiglio Saudita e successivamente il Consiglio di Grievances fino al 1987. Successivamente il Palazzo viene abbandonato in attesa di piani di ristrutturazione, la Mostra segna il primo uso dell’edificio fin dal suo abbandono alla fine degli anni ’80.
The Red Palace, Al-Futah
Riyadh
Saudi Arabia
Opening:
March 13, 7:00 pm
FOTO Credits: ATHR GALLERY, Jeddah
Mr. Mohammed Hafiz
www.athrart.com