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Presentato il Padiglione Italia alla Biennale di Venezia. Milovan Farronato lo racconta ad ArtsLife

Milovan Ferronato
Milovan Ferronato

Presentato il Padiglione Italia sotto la cura di Milovan Farronato: un labirinto dove ogni visitatore avrà un ruolo attivo. Il taglio concettuale del progetto si ispira apertamente a un saggio di Italo Calvino ed evoca  l’ indeterminatezza della realtà contemporanea. Nella ricerca di una via d’uscita si può anche dimenticare la meta finale e… trovare la libertà.

Roma – È stata accolta da un lungo applauso la presentazione di Milovan Farronato del “suo” Padiglione Italia della prossima Esposizione Internazionale d’Arte della Biennale di Venezia. Non è stato svelato molto delle opere ma il taglio concettuale del progetto  esposto dal curatore nella Sala Spadolini del Mibac ha suscitato un innegabile fascino tra tutti i giornalisti presenti.

CONCEPT DELLA MOSTRA

Né altra Né questa: La sfida al Labirinto“. Questo è il titolo della  mostra che si ispira apertamente a un saggio di Italo Calvino del 1962 (tradotto per la prima volta in inglese nel catalogo dell’esposizione). In questo testo l’autore propone un lavoro culturale aperto a tutti i linguaggi possibili e che si senta corresponsabile  nella costruzione di un mondo che, avendo perso i propri punti di riferimento tradizionali, non chiede più di essere semplicemente rappresentato. Il legame con Venezia?

“Venezia – spiega il curatore – è un labirinto che nei secoli ha affascinato e ispirato l’immaginazione di tanti creativi, tra i quali Luis Borges e Italo Calvino. Venezia, indiscusso centro cartografico del Rinascimento, viene descritta da Calvino come un luogo in cui le carte geografiche sono sempre da rifare, dato che i limiti tra terra e acqua cambiano continuamente rendendo gli spazi di questa città dominati da incertezza e variabilità. Ed è in questo contesto che prende forma Né altra né questa, una mostra in cui le opere esposte saranno in stretto dialogo tra loro e con l’allestimento, generando nuovi percorsi e nuove interpretazioni, “ramificati come un micelio”.

Presentazione Padiglione Italia Foto ArtsLife
Presentazione Padiglione Italia
Foto ArtsLife

La metafora del labirinto rappresenta dunque la complessità della realtà contemporanea dove il dubbio e l’indeterminatezza sono parti ineludibili della conoscenza. E forse è proprio in questo continuo cercare l’uscita che, dimenticando la meta finale si può trovare la libertà. Il tratto fondamentale del progetto sta proprio nella partecipazione attiva del visitatore. Sarà lui a personalizzare il suo percorso di visita, orientandosi in una direzione piuttosto che in un’altra. Il confronto sarà tra lo spettatore e le sue scelte. Questo è reso possibile attraverso un percorso espositivo che prevede stanze di varia misura, parteti di diverse altezze, aperture e passaggi accessibili e non che attraversano le due stanze del padiglione rendendole di fatto uno spazio concettualmente unico.  Le opere poste strategicamente in diversi punti del percorso generano continuamente nuove vie.

Al termine della presentazione abbiamo fatto qualche domanda al curatore del Padiglione.

Innanzitutto gli abbiamo chiesto come, di fatto, si sviluppa questo labirinto concettuale.

“Il labirinto è un sistema di display. Coesisteranno varie mostre. Sarà il visitatore a scegliere quale strada percorrere. Il labirinto è un simbolo, una metafora che rappresenta una complessità. Nel labirinto uno ci entra e poi ci deve uscire, non può fare nient’altro. Quando entrerete nel Padiglione, vi troverete di fronte a due porte. Sarete voi a decidere se andare a destra o andare a sinistra. Noi possiamo scegliere di andare a destra o a sinistra o di non entrare. C’è anche la letteratura della resa ma noi siamo a favore dell’arte che affronta la complessità come una ricchezza. Se scegliete di andare a destra, trovate un lavoro di Liliana Moro che racchiude tutta la sua carriera. Se andate a sinistra trovate un diorama, le opere di Enrico David. Un immaginario ricco di suggestioni ” ha affermato Milovan con un sorriso enigmatico.

Abbiamo poi chiesto a Ferronato come si svolgeranno le attività collaterali al suo progetto, rivolte in particolare ai più giovani:

Faremo delle conferenze brillanti con gli artisti che immagino saranno degli incontri dinamici, performativi, non delle conferenze stampa. Abbiamo poi invitato Anna Franceschini a realizzare un cortometraggio sperimentale che racconterà del labirinto ma da una prospettiva mentale: ci saranno alcune opere, alcune immagini, ci sarà il senso di perdere l’orientamento vedendo un film. Sarà quindi anche un lavoro sul metalinguaggio che presenteremo probabilmente verso la fine.
Il progetto di educational invece – che ho commissionato ad un artista cipriota che si chiama Christodoulos Panayio  – è dedicato ai giovani e ai meno giovani che si occupano di danza. Come diceva l’architetto Galloni durante la conferenza stampa, crediamo nell’interdisciplinarità. Rientra nel mitologico una danza che si chiamava ‘Danza della gru‘: quando Teseo era finalmente riuscito a scappare dal Minotauro, si racconta nei testi, che arrivato a Delo, dopo aver mandato ‘a quel paese’ la povera Arianna ( un po’ misogino quanto meno – aggiunge con un divertito tono di disapprovazione) alla fine con tutti gli eroi che avevano vinto celebrarono la vittoria con questa danza che ridisegnava i percorsi del labirinto, che guardava le stelle per trovare una via d’uscita, che celebrava la resurrezione della vittoria. Questa danza raccontata in molti testi non era mai stata eseguita, quindi ho chiesto a Christodoulos Panayio di curarne la coreografia che sarà eseguita da vari ballerini di varie età e profili e delle varie parti d’Italia che verranno a danzare per la prima volta la Danza della Gru.

Infine, gli chiediamo  se pensa che la nomina a curatore sia arrivata al momento giusto del suo percorso.

Si, direi di si. L’invito a fare l’application mi aveva molto sorpreso perché lavoro – e ho lavorato – con varie istituzioni private e pubbliche ma non sono una figura prettamente ‘istituzionale’, lavoro sostanzialmente con un piccolo team  quindi essere ‘avvistato’, riconosciuto e onorato di ricevere questo primo invito e poi addirittura la nomina mi ha fatto molto piacere. Si, credo sia arrivato il momento giusto: ormai ho 45 anni, now o never!

GLI ARTISTI

Come è noto gli artisti scelti sono Enrico David (1966), Liliana Moro (1978) e Chiara Fumai (1978 – 2017), scomparsa prematuramente e alla quale il Padiglione riserverà una sorta di omaggio esponendo un lavoro inedito accompagnato da opere del passato.Per quanto riguarda Liliana Moro verranno presentate alcune opere storiche accanto a nuove produzioni. Un suo lavoro all’inizio del percorso riassume l’amore sua carriera. Non dal punto di vista del ‘curriculum’ ma dalle sensazioni dell’artista. Anche per Enrico David saranno presentate alcune opere storiche ma saranno rivisitate per Venezia. Inoltre alcune sono concepite espressamente per l’itinerario espositivo.

Presentazione Padiglione Italia Foto ArtsLife
Presentazione Padiglione Italia- Milovan Farronato 
Foto ArtsLife

I COMMENTI

Presenti alla conferenza stampa anche il Ministro Alberto Bonisoli, il Presidente della Biennale di Venezia Paolo Baratta e il Direttore Generale e Commissario del Padiglione Italia Federica Galloni.

“Tutti i nostri sforzi in questi ultimi anni sono stati indirizzati  – attraverso bandi, concorsi, programmi- abbiamo sia favorito la conoscenza dei nostri artisti all’estero sia invitato varie istituzioni internazionali a conoscere i nostri artisti” ha affermato Federica Galloni. ” C’è poi il nostro progetto di punta, l’Italian Council, un progetto fortemente voluto dal mondo dell’arte contemporanea. Grazie a tutti questi sforzi abbiamo portato il Padiglione Italia al livello di qualità degli altri padiglioni internazionali. Il progetto curato da Milovan Farronato si pone dunque in tema principale che il  curatore Ralph Rugoff ha voluto darci. “May You Live in Interesting Times” ossia andare a indagare sulla precarietà”

Un plauso al lavoro di Farronato anche da parte del Presidente della  Biennale di Venezia Paolo Baratta:

“La Biennale non è un expo, la Biennale è il luogo  del dialogo tra artisti che partecipano e visitatori. La Biennale è un luogo della mediazione semplice, univoca . Porta l’opera direttamente di fronte al visitatore lasciando tanti altri soggetti del sistema dell’arte in ruoli di  mediazione più complessa. Da qui l’importanza del Padiglione in funzione del dialogo tra l’artista e il visitatore , da qui l’importanza del ruolo del curatore in questa mediazione semplice. Da quello che ho potuto vedere finora, mi pare che l’impianto del Padiglione Italia sia quasi ossessivamente orientato in questa ricerca di dialogo. Il visitatore scopre un marchingegno di invito , di sfida , di incontro, di dialogo, di sorpresa dove perdersi non è il peggiore dei peccati”.

Il Ministro Bonisoli, dopo aver elencato alcune iniziative a favore delle periferie, ringraziando anche il Ministero delle Infrastrutture per alcuni fondi messi a disposizione, tra le altre cose  ha affermato:

” La creatività italiana conferma la sua  importanza nel panorama internazionale con il progetto del Padiglione Italia alla prossima Biennale Arte che coniuga la novità della visione del curatore con la bravura degli artisti e la qualità della ricerca. L’Italia è orgogliosa del proprio passato ma sa interpretare lo spirito dei tempi con la sperimentazione e la valorizzazione dei talenti dell’arte contemporanea”.

Presentazione Padiglione Italia Foto ArtsLife
Presentazione Padiglione Italia- Milovan Farronato e Federica Galloni
Foto ArtsLife

INFORMAZIONI

Il Padiglione Italia sarà aperto al pubblico da sabato 11 maggio a domenica 24 novembre.

Info: www.beniculturali.it

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