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Incendio Notre-Dame, primi bilanci: cosa si è salvato e cosa è andato perso

Notre-Dame, Parigi Notre-Dame, Parigi
Notre-Dame, Parigi
Notre-Dame, Parigi

Sicuramente troppo presto per fare la conta dei danni, ma si può già stilare un primo resoconto sull’incendio che ha devastato Notre-Dame. Distrutti tetto e guglia, apparentemente integri gli interni e le reliquie.

“Durerà mesi e anni” afferma il ministro della Cultura francese Franck Riester parlando del restauro a cui Notre-Dame verrà sottoposta il prima possibile. Un’impresa lunga e difficile, ma dovuta, che ha già raccolto la solidarietà di molti, tra cui i miliardari Pinault (100 milioni di euro) e Arnault (200 milioni di euro). E in effetti i risultati di un primo resoconto delineano un bilancio grave anche se, per il verso drammatico in cui la situazione si stava indirizzando, i danni sarebbero potuti essere più ingenti.

Come l’evidenza delle immagini suggeriva, la zona che ha subito i danni maggiori è quella del tetto e del sottotetto. Si stima che a bruciare siano state 500 tonnellate di legno e 210 tonnellate di piombo, sezionato in più di 1000 placche, che si è fuso colando all’interno della cattedrale. Terribile crollo per la guglia, riedificata nel 1860, dopo che l’originale del 1250 era rimasta coinvolta nelle devastazioni della rivoluzione francese. La perdita più “antica” è rappresentata dalle travature in legno che sovrastavano il coro e la navata, risalenti al XIII secolo.

Salve di certo le inestimabili reliquie contenute all’interno della cattedrale: la Corona di Spine, la tunica di San Luigi, una parte del legno della Santa Croce e di uno dei chiodi. L’Hotel de Ville ha inoltre aperto le sue porte alle principali opere d’arte tratte in salvo dalla fiamme e preservate dai delicati interventi di spegnimento. Delicati e pericolosi, tanto che l’organo maggiore sembra essere rimasto danneggiato dai getti idrici. Salvato dall’incendio, è però ricoperto di macerie e intriso d’acqua, che una volta asciugata potrebbe causare danni alla struttura. Da verificare anche le condizioni dei rosoni del XIII secolo e delle vetrate policrome, annerite e sicuramente sensibili al restauro. Così anche le varie opere d’arte rimaste all’interno della struttura, che ora immaginiamo scura e scheletrica. Particolare apprensione è rivolta alla Pietà scolpita da Nicolas Coustou nel XVIII, posta dietro l’altare, e per la Visitazione (Il Magnificat) di Jean Jouvenet (1716), una delle poche opere barocche rimaste a Notre-Dame.

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