La vita, la natura, il mondo mistico. Tre secoli di arte elvetica raccolti in una collezione, visitabili in una elegante mostra a Lugano. Hodler, Segantini, Giacometti (ma non solo) sono i protagonisti dell’ultima esposizione inaugurata al Museo d’arte della Svizzera italiana (MASI) di Lugano, sede Lac, in riva al Ceresio. Capolavori selezionati dalla mitica Collezione Gottfried Keller, dal 24 marzo al 28 luglio 2019, La collezione -consolidata per volere di Lydia Escher, figura fondamentale e figlia di Alfred Escher- rappresenta una delle raccolte più importanti a livello federale con oltre 6500 opere, distribuite in 23 cantoni. La mostra (a cura di Tobia Bezzola e Francesca Benini) si apre con il dipinto dell’artista di origini ticinesi Giovanni Serodine (1594 ca-1630). Da qui ha inizio la digressione cronologica con i pittori dell’area culturale francofona legata al neoclassicismo francese di origini svizzere, ma attivi anche all’estero, come Jeanne Étienne Liotard (1702-1789), Jacques Sablet (1749-1803) e Louis-Léopold Robert (1794-1835).
Con la nascita della Svizzera moderna, nel 1848, si aprono le porte a una ricerca più identitaria nazionale che si traduce nel mito delle Alpi ed è rappresentata dalle opere di Alexandre Calame (1810-1864). L’interpretazione romantica del paesaggio svizzero, ha seguito un’evoluzione naturale con interpretazioni realistiche, arrivando così alla pittura paesaggistica attraverso le opere di Frank Buchser (1828-1890) e alla rappresentazione della vita quotidiana e contadina come nelle opere di Rudolf Koller (1828-1905) e Albert Anker (1831-1910), divenute vere testimonianze storiche e politiche della Svizzera.
Al simbolismo di Ferdinand Hodler, Giovanni Segantini e Arnold Böcklin viene dedicato un’intera sala. Il trittico di Segantini La vita, La natura e La morte, la tela di Hodler Der Auserwählte e il memorabile dipinto L’isola dei morti (Die Toteninsel) di Böcklin, primo delle cinque versioni, rappresentano gli esempi più celebri della pittura evocativa, in grado di coniugare il tema fantastico-visionario e la rappresentazione realistica.
La mostra continua con la pittura del Novecento, con artisti considerati i successori dei precedenti maestri, come Giovanni Giacometti (1868-1933), Max Buri (1868-1915), Cuno Amiet 1868-1961), che hanno declinato il loro linguaggio verso nuove sperimentazioni, soprattutto coloristiche nel caso di Giacometti e Amiet e con altri artisti vicini alle avanguardie storiche come Alice Bailly per il cubismo (1872-1938) e Johannes Itten per l’astrazione (1888-1967). Nell’ultima parte dell’esposizione infine artisti che rappresentano altri momenti storici creativi come François Barraud (1899-1934) vicino all’oggettiva e Albert Müller (1897-1926) legato all’espressionismo tedesco.
La mostra si conclude con l’unica scultura presente nel percorso il Busto d’Annette di Alberto Giacometti (1901-1966), esempio dell’arte svizzera internazionale.
Vale la pena ricordare che la scelta di due sedi per una mostra contemporanea dimostrativa dell’arte svizzera degli ultimi tre secoli, ha voluto sottolineare come le due città, Lugano e Zurigo, siano collegate, attraverso la galleria del Gottardo, dalla ferrovia voluta da Alfred Escher – padre della fondatrice della collezione Lydia Escher – potente politico liberale, cofondatore di Credite Suisse, partner principale del MASI Lugano.