Fino al 12 Maggio 2019 il Museo Poldi Pezzoli di Milano ospita la mostra The Mountain of the Muse della giovane artista inglese Anj Smith (Kent, 1978).
L’esposizione, organizzata nell’ambito del programma espositivo del Museo Poldi Pezzoli iniziato nel 2011 volto al dialogo tra antico e contemporaneo, presenta nuovi lavori dell’artista britannica Anj Smith, invitata a ri-contestualizzare e re-interpretare alcune opere della collezione della celebre casa-museo milanese.
La mostra si snoda tra la Sala del Collezionista e alcune altre sale storiche del museo e presenta tre dipinti – Wreath, Petrified Landscape (with Skeleton Flowers) e This Knot Intrinsicate – realizzati appositamente per questa occasione e ispirati alla collezione, nonché tre incisioni ed una serie di altre opere create in collaborazione con lo storico Atelier Fornasetti di Milano, tra cui due vasi, alcuni piatti ed un trumeau.
Anj Smith, nota per le sue opere di piccole dimensioni, minuziosamente elaborate e dettagliate, sviluppa una pittura concettuale che coinvolge alcuni elementi tipici della pittura come il paesaggio, il ritratto o la natura morta. In ogni sua opera l’artista intreccia simboli tradizionali con segni strettamente contemporanei, creando in questo modo una sorta di cosmologia personale.
Questo linguaggio visivo appare in modo particolarmente marcato nell’opera This Knot Intrinsicate, un ritratto femminile ricco di colori e riferimenti e ispirato ad un ritratto tardo rinascimentale di Cleopatra che ha particolarmente colpito Smith durante la sua ultima visita alla collezione Poldi Pezzoli. La figura di una donna ritratta in primo piano emerge da uno sfondo scuro, echeggiando il linguaggio del passato. La presenza diretta di un serpente, presente nel quadro originario, è stata rimossa, ma viene abilmente ripresa nella muta che la figura stringe nelle sue mani, o nei voluminosi occhiali da sole sui quali compare il piccolo logo di Versace. Tale riferimento è altresì evidente nel taglio di capelli undercut, tinti utilizzando i colori tipici del serpente a sonagli, nelle ritmiche curvature dei capelli o del tessuto esotico di Dries Van Noten, dal quale si estende una bellissima stoffa color blu lapislazzuli ripreso dagli abiti della Vergine presente in molti quadri del Museo. Si deve sottolineare come l’intenzione dell’artista non sia quella di imitare o competere con i maestri del passato, ma piuttosto quella di ri-contestualizzare il loro lavoro in chiave contemporanea e quanto più attuale, creando in tal modo un linguaggio nuovo basato sulla cultura popolare, l’arcaico e la moda contemporanea.
Queste similitudini si scorgono anche nel dipinto Wreath, che raffigura un paesaggio ricco di tesori perduti oppure, come suggerisce l’artista stessa, il ritratto di una persona che ha già abbandonato la scena, lasciando sul pavimento ghiacciato soltanto qualche oggetto personale come una collana di perle, ripresa dal famoso quadro di Piero del Pollaiolo. Inoltre, attingendo alla doppia natura del simbolo della corona, quale oggetto utilizzato sia durante le celebrazioni che i riti funebri, un’altro dipinto di Anj Smith ci parla con la medesima ambiguità del quadro di Andrea Previtali (detto Cordegliani). Qui l’artista ha realizzato un ritratto con due facce: da un lato è raffigurata la bellezza di un giovane uomo, mentre dall’altro un memento mori, rappresentato da un teschio accompagnato dalla scritta “questa è la bellezza, questa è la forma che ne rimane; questa legge è uguale per tutti”.
Oltre ai dipinti, la mostra presenta i frutti della collaborazione tra l’artista e Fornasetti, il rinomato atelier di decorazione e design, gestito da oltre trent’anni da Barnaba Fornasetti, figlio del fondatore Piero Fornasetti. Prendendo ispirazione dall’illustre serie di Trumeau Architettura ideata da Fornasetti e Gio Ponti, Smith progetta il suo fantasioso trumeau all’interno del quale si apre un mondo segreto: un giardino esotico con delle scimmie vivaci che saltano da una palma all’altra, una mappa con dei tesori e due scritte in codice Morse che indicano il nome di Anj Smith e Fornasetti. Inoltre, l’artista ha anche disegnato una serie di piatti intitolati Pleasure, Irony e Ophelia che prendono spunto dal volto immortale di Lina Cavalieri dell’iconica serie Tema e Variazioni di Fornasetti. Nonostante lo stile di Anj Smith sia molto diverso dall’immaginario fornasettiano, si possono notare innumerevoli affinità come la ricchezza del dettaglio, l’intensa fantasia, l’elegante umore trasgressivo o l’ambiguità dei personaggi e degli oggetti che popolano il suo universo onirico.
Il titolo della mostra The Mountain of the Muse, ripreso dalla Divina Commedia, diventa il fil rouge della mostra che mette in discussione il concetto idealizzato di “musa” nel suo senso più tradizionale. Per Anj Smith la “musa”, e quindi la vera fonte di ispirazione, altro non è che la collezione stessa del Museo Poldi Pezzoli, con tutti i suoi oggetti preziosi, così come l’intero universo e l’eredità di Fornasetti.