Soglie analitiche, scritti sulla pittura italiana degli anni Settanta, in libreria una raccolta di studi di Claudio Cerritelli
Soglie analitiche, scritti sulla pittura italiana degli anni Settanta è un libro che riunisce alcuni scritti di Claudio Cerritelli in merito alle pratiche della pittura affermatasi in Italia negli anni Settanta del secolo scorso. In questa raccolta di saggi si analizza questo particolare spaccato della storia dell’Arte attraverso le sue componenti fondamentali: analisi del processo pittorico, azzeramento monocromatico, emanazione del colore-luce, tensione concettuale degli strumenti operativi, decostruzione degli elementi formativi dell’immagine.
Gli anni Settanta della pittura italiana sono un periodo particolarmente complesso, dove si incontrano diverse istanze: astrazione analitica, pittura-pittura, nuova pittura, pittura fredda e radicale, pittura aniconica e il corpo della pittura – nozione quest’ultima molto cara alle posizioni critiche dell’autore. Ogni corrente ha in sé un particolare riguardo in merito alla riflessione sugli strumenti del dipingere strettamente connessi al disvelamento dei processi di elaborazione della materia.
Quella di Cerritelli è una ricostruzione storiografica che parte dal 1979 e arriva fino a oggi, documentando un insieme di pratiche artistiche non riducibili a una concezione unitaria del dipingere, configurandosi come un testo fondamentale per la comprensione di un insieme di fenomeni pittorici tanto complessi quanto (spesso) trascurati. «È curioso – spiega l’autore in apertura del primo capitolo, Appunti sul “ritorno alla pittura” in Italia 1972 – 1976- come la questione del recupero della pittura agli inizi degli anni Settanta venga trascurata o considerata fatto marginale, di riempimento, non meritevole di entrare nel peso della vicenda di questo decennio». E continua: «È pure strano osservare come i pochi tentativi di ricognizione critica si siano preoccupati di dar forma unitaria a un’esperienza artistica che di omogeneo ha ben poco, se non la fragilità di un’immagine di lavoro sulla pittura da riconquistare passo dopo passo, da verificare atto dopo atto».
Continuando col secondo saggio, Il corpo della pittura. Critici e nuovi pittori in Italia 1972 – 1976, l’autore riflette sull’ambiguità dell’interesse e del valore attorno al “ritorno” verso la pratica pittorica, sottolineando come le prime polemiche critiche attorno a questo dibattito siano state quelle riguardanti le terminologie (e le etichette). Di quale pittura si parla? Se si parla di pittura c’è sempre un’eco al ritorno all’ordine? La pittura è sempre sinonimo di tradizione anche quando è aniconica? I riferimenti che la critica individua in merito alla produzione dei nuovi pittori sono molteplici: Malevich e Reinhardt in primis, per un similare rifiuto alla metafora (prima ancora che alla mimesi). Ma quello a Malevich è solo il primo riferimento possibile, nonché quello obbligatorio non solo per la pittura italiana degli anni Settanta, ma per tutta la pittura che è venuta dopo – la pittura italiana degli anni Settanta dopo lo strapotere dell’Arte concettuale, e in risposta al minimale, rifonda una pratica che sembrava data per morta, ripartendo dal «grado zero».
«Si tratta – scrive Cerritelli – di valorizzzare il metodo di lavoro, la priorità dell’atteggiamento mentale sulle scelte linguistiche. Questo orientamento permette anche di affrontare il rapporto della nuova pittura con l’arte concettuale, anche se l’assorbimento delle tematiche pittoriche che entro il sistema portante dell’analisi concettuale è discutibile: infatti la presenza oggettuale della pittura non può accettare di ridursi all’idea di una “pittura senza quadri”, secondo le più radicali posizioni concettuali».
I protagonisti più presenti alle mostre collettive di quegli anni sono stati Claudio Verna, Giorgio Griffa, Carmengloria Morales, Gianfranco Zappettini, Riccardo Guarneri, Paolo Cotani, Claudio Olivieri, Marco Gastini e Pino Pinelli. Il loro lavoro però non è mai stato guidato da un manifesto, da una reale unità di intenti.
In chiusura un capitolo raccoglie le lettere di dieci artisti che rispondono a un questionario del 1979, sviluppato in cinque domande, sul problema della nuova pittura in Italia, dando così una testimonianza diretta sulla rilettura critica di questo fenomeno.
Con i suoi 11 saggi (+ le lettere degli artisti) Soglie analitiche (Nomos edizioni) fa ordine nelle istanze di questo “movimento non movimento”, troppo spesso semplificate e banalizzate proprio a causa delle loro ambiguità (liquidate – erroneamente? – come tatutologia della pittura prive di valore politico o sociale) .mettendo a confronto (e valutando) i contributi critici dell’epoca e gli scritti di diversi autori che nel corso degli anni se ne sono occupati.
Claudio Cerritelli (1953) dal 1986 è titolare di una Cattedra di Storia dell’Arte presso l’Accademia di Belle Arti di Brera a Milano, dove vive e lavora.
Critico e storico dell’arte, è autore di monografie dedicate a diversi artisti contemporanei, curatore di rassegne storiche in spazi pubblici e privati.
Tra i saggi dedicati alla pittura si segnalano: Il corpo della pittura (1985), La costruzione del senso (1987), Esperimento ininterrotto della pittura (1988), Impegno e poetica della pittura italiana (1992), Il domani della pittura (1993), In nome dell’astratto (1995), Fermare lo sguardo (1996), Visione interiore (2002), L’incanto della pittura (2004), Percorsi del colore (2005), Pittura aniconica (2008), Pittura sublime (2012), Visione analitica (2014).