Lara Favaretto è una delle due artiste italiane invitate al Padiglione Internazionale della Biennale di Venezia 2019. La sua opera Thinking Head si configura come un dialogo pensato dal forte carattere suggestivo e sarà esposta nel padiglione centrale. Qui qualche anticipazione su ciò che ci aspetta.
Possono le conversazioni immaginarie avere lo stesso valore di un confronto reale? La risposta a questa domanda risiede nell’attenzione che più o meno intensamente si rivolge ora alle parole pronunciate e ora alla bocca di chi le pronuncia. Per toglierci dall’imbarazzo e dichiarare quanto lei stessa creda nella forza di una discussione pensata Lara Favaretto elimina lingua, bocca e corpi dagli scambi di pensieri al centro dell’opera che presenterà al Padiglione Internazionale della Biennale d’Arte di Venezia numero 58.
Thinking Head è più pensiero che testa, dal momento che per larghi tratti il visitatore si muoverà immerso nella nebbia creata ad hoc dall’artista per la sua installazione. Lontano da volere oscurare e dividere, la coltre che riempirà il vuoto tra i Giardini e il Padiglione centrale avvolge il soggetto per privarlo della corporeità e donargli la leggerezza di una mente in ascolto, come le altre presenti, di un’improbabile conversazione tra personaggi antitetici. Le nostre orecchie saranno complemento di questo strano meccanismo che volge i suoi ingranaggi in uno spazio inesistente, perfetto per questi incontri clandestini in cui rimarremo coinvolti. Nelle nitide parole echeggianti nello spazio opaco potremmo allora rintracciare i perché di questi tempi frenetici, il loro muoversi imprevisto, il nostro comprenderli con cautela.
May you live in interesting time è il filo conduttore della Biennale 2019 e nell’opera di Favaretto rintracciare i primi indizi che svelano il messaggio di questa affermazione non è impossibile, nonostante la fitta bruma cresciuta in laguna. E se proprio le dinamiche di questa vorticosa epoca rimarranno impigliate nella foschia, ci consolerà imbatterci, una volta dispersa la misteriosa nube, in una rappresentazione del cervello umano a cui sono collegate 50 parole che diventeranno i temi delle sussurrate conversazioni clandestine diffuse tra la nebbia. Se questo non fosse sufficiente, ad ogni parola sarà affiancato un gruppo di oggetti accostati per affinità o contrasto all’argomento in questione. Tempi interessanti i nostri: forse minacciosi, sicuramente complessi.
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La nebbia e una orrenda idea e per lo piu aggressiva. Autori devono smettere fare questo: essere aggressivi verso i visitatori.