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Antiquariato protagonista da Meeting Art a Vercelli

Mese di maggio all’insegna dell’Antiquariato da Meeting Art a Vercelli

Inizia oggi, sabato 4, l’asta 862 di Meeting Art che si articola in sei sessioni (560 lotti) fino al 12 maggio. Tra la notevole selezione di dipinti antichi, arredi, maioliche e porcellane con lotti inediti provenienti da collezioni private, si segnalano una “Madonna con Bambino” di Liberale da Verona, un olio di 71,5×56 cm dove si nota un forte influsso dal Mantegna e una notevole raffinatezza cromatica (base d’asta 20 mila euro). Una scrivania mazzarina appartiene ad una serie di simili mobili prodotti da Luigi Prinotto – sia per la corte sabauda che per privati – è intarsiata in avorio con scene di caccia sul ripiano e con paesaggi con o senza viandanti sui cassetti e sui lati. La base d’asta è 60 mila euro.

ASTA 862 DIPINTI ANTICHI E ARREDI, ARTI DECORATIVE DEL XX SECOLO, DESIGN

Prima Sessione: Sabato 4 Maggio 2019 ore 14:30 – Lotti dal 1 al 110
Seconda Sessione: Domenica 5 Maggio 2019 ore 14:30 – Lotti dal 111 al 220
Terza Sessione: Mercoledi 8 Maggio 2019 ore 16:00 – Lotti dal 221 al 280
Quarta Sessione: Giovedi 9 Maggio 2019 ore 16:00 – Lotti dal 281 al 340
Quinta Sessione: Sabato 11 Maggio 2019 ore 14:30 – Lotti dal 341 al 450
Sesta Sessione: Domenica 12 Maggio 2019 ore 14:30 – Lotti dal 451 al 560

Ecco un approfondimento su alcuni lotti nelle varie sessioni:

Lotto 109 – in prima sessione Sabato 4 Maggio
LIBERALE DA VERONA
(Verona, circa 1445-1530)
Madonna con Bambino
Olio su tela, 71,5×56 cm
Nel dipinto Liberale da Verona evidenza un forte influsso dal Mantegna, una notevole raffinatezza cromatica, ottenuta con tonalità dorate e calde tese esaltare la naturale espressività delle figure di Maria e di Gesù.
Rientrato a Verona nel 1482, dopo un lungo soggiorno nelle Marche, Liberale si dedicò prevalentemente alla pittura, costituendo rapidamente una scuola di giovani talenti intorno alla sua figura. Dal 1488 iniziò anche a praticare la pittura ad olio con grande meticolosità, riprendendo impostazioni formali e spaziali tipiche del Mantegna. A questa fase della sua carriera appartiene la tela (già opera su tavola), qui presentata, databile verso il 1490.

Provenienza:
Collezione G.Trecate, Trezzano
Collezione privata, Italia

Lotto 210 – in seconda sessione Domenica 5 Maggio
RARA ED IMPORTANTE SCRIVANIA MAZZARINA INTARSIATA IN AVORIO INCISO, LUIGI PRINOTTO, TORINO, 1735-1740, impiallacciatura in ebano e noce d’India con intarsi in avorio inciso, fronte mosso a sette cassetti e anta centrale, piano sagomato e sostegni troncopiramidali rastremati raccordati da traverse, decori raffiguranti scene di caccia e viandanti entro paesaggi con cittadine e animali entro riserve mistilinee filettate in avorio; lievi usure.
130×64 cm, h 90,5.

La bella e preziosa mazzarina appartiene ad una serie di simili mobili prodotti da Luigi Prinotto, sia per la corte sabauda che per privati (cfr. R. Antonetto, Il mobile piemontese nel Settecento, Torino 2010, vol. 1, pp. 98-109). Il mobile è intarsiato in avorio con scene di caccia o inerenti alla caccia sul ripiano e con paesaggi con o senza viandanti sui cassetti e sui lati. Prinotto si è ispirato, come per altre mazzarine ad incisioni di Antonio Tempesta: come la celebre “caccia al leone”; mescolando però abilmente le figure e traendole anche da altre stampe del Tempesta.
Prinotto, dopo Pietro Piffetti, fu certamente il maggiore ebanista attivo in Piemonte nel Settecento. Fecondo autore di raffinati mobili destinati alla corte e alla nobiltà piemontese, ma anche di piccoli oggetti decorativi, scatole, cofani per doti e per gioielli, Prinotto nel corso degli ultimi anni ha ricevuto nuova luce dai nostri studi del 2007 (A. Cifani, F. Monetti, Novità per Luigi Prinotto (1685 circa-1780), autore della scrivania con la Battaglia di Torino per Carlo Emanuele III di Savoia, in: Memorie e attualità dell’assedio di Torino del 1706, Torino 2007, p. 801 – 830), che ne hanno meglio definito il percorso di vita e le relazioni culturali; un ulteriore arricchimento di catalogo è presente nei recenti citati volumi di Roberto Antonetto. Prinotto nasce a Cissone Langhe (o a Torino) nel 1685 circa. Nel 1705 è già a Torino come apprendista minusiere; nel 1712 si sposa, diventa Mastro e si iscrive all’Università dei Minusieri di Torino. Nel 1720 risulta avere una bottega propria con degli allievi ed appare strettamente collegato all’ambiente artistico torinese, tanto che il grande pittore di bambocciate Pietro Domenico Ollivero (1679-1755) fa da padrino ad uno dei suoi figli. La sua lunghissima e laboriosa vita si conclude il 22 aprile 1780, a circa 95 anni. L’artista resta attivo fino al termine della sua vita; si conosce infatti una ribaltina da lui firmata e datata 14 marzo 1779. Prinotto, come tutti gli ebanisti piemontesi, utilizzò spesso per i decori dei suoi mobili fonti colte e molto sofisticate.
Provenienza: collezione privata, Torino.

 

Lotto 449 – in quinta sessione Sabato 11 Maggio
MATTIA PRETI
(Taverna 1613-Malta 1699)
Maddalena
Olio su tela, 102×77 cm

Il presente dipinto è un significativo contributo aggiuntivo alle opere autografe di Mattia Preti.
Il Cavalier Calabrese, uno dei più importanti artisti italiani del Seicento, iniziò la sua carriera a Roma, per muoversi tra l’Emilia e Venezia ed arrivare a Napoli intorno al 1653 e divenire nei sette anni successivi il principale esponente nella pittura napoletana dell’epoca. Negli ultimi decenni, dedicati al servizio dei Cavalieri di Malta, Preti eseguì commissione per le più importanti famiglie di Malta e d’Europa.
Nella raffinata e caratteristica opera si dispiega la forza vigorosa e il robusto modellato con le forme e i cromatismi tipici dei tardi anni settanta del Seicento, quando il pittore calabrese era diventato protagonista assoluto del naturalismo caravaggesco e massimo esponente del barocco napoletano.
Negli anni in cui si apriva la grande stagione barocca di Bernini, mentre il naturalismo di Caravaggio dilagava come un fenomeno che coinvolgeva tutte le nuove generazioni europee, Mattia Preti si accingeva a compiere una carriera impressionante. Dopo il felice esordio romano ebbe una svolta con il passaggio in Emilia e a Venezia che gli permise di entrare in contatto diretto con i capolavori di Correggio, dei Carracci e di Tiziano, Tintoretto, Veronese. La sua carriera proseguì con crescente successo e fu coronata dalla chiamata dei Cavalieri del Sacro Ordine Militare di Malta. Così a distanza di anni Mattia Preti prendeva idealmente il posto di Caravaggio. Gli anni finali di Mattia Preti sono segnati da una produzione continua di pale d’altare e importanti quadri da collezione. Sono opere magniloquenti che competono con il repertorio di Giuseppe Ribera e Luca Giordano. Negli anni tardi Mattia Preti inviava i suoi dipinti in tutto il Regno di Napoli e attraverso la mediazione di mercanti e conoscitori poteva raggiungere i centri periferici così come le grandi capitali. Il professor John Spike, venuto a conoscenza della Maddalena penitente dopo la pubblicazione del suo catalogo ragionato, lo ha riconosciuto come un’importante aggiunta alle opere autografe sottolineando in una perizia scritta l’importanza del soggetto nel repertorio dell’artista calabrese. Parimenti per via indipendente lo studioso Achille Della Ragione ha riconosciuto il dipinto come opera originale di Mattia Preti. In effetti il pittore si cimenta qui in uno dei cavalli di battaglia di Tiziano che aveva fatto della Maddalena penitente un’opera di fama strabiliante. Fu proprio Vittoria Colonna, vedova del Marchese di Pescara, al tempo in cui dimorava nell’isola d’Ischia, a chiedere a Tiziano una Maddalena penitente “lacrimosa più che si può” e Tiziano rispose con un’invenzione che lasciò un segno profondo nella cultura figurativa italiana, specialmente meridionale, per aver immaginato una bellezza femminile straordinariamente convincente e sensuale. A distanza di un secolo e mezzo Mattia Preti torna sul soggetto, per altro affrontato fin dal suo esordio artistico, per raffigurare in questo caso la santa penitente nuda girata di tre quarti, in modo da esaltare naturalmente le forme procaci appena celate dalla ruvida stuoia di canapa e dai capelli castani ricascanti sopra le carni giovanili. La pittura è una sinfonia di bianchi pallidi che dispiegano sulle terre brune e il verde di fondo. Dal volto drammaticamente espressivo ai seni turgidi, dai fianchi sinuosi alle cosce sode, i bianchi nelle loro varianti e sfumature giocano un efficacissimo contrasto con le penombre dell’eremo in cui sta rifugiata dal mondo la Maddalena. Il pittore esalta la nudità femminile di fronte al Cristo crocifisso visto di profilo e in miniatura. Ne risulta un dialogo diretto tra la Maddalena lacrimosa e penitente e il Cristo fonte di salvezza eterna visto dalla parte dello spettatore. Mattia Preti rivela in modo persuasivo, come fosse capace di rendere con spettacolare teatralità, il mondo visionario del barocco napoletano.
Opera corredata da certificazione del prof. John T.Spike del 2013 che dichiara intenzione di pubblicarlo nel supplemento al catalogo ragionato.

 

Lotto 450 -in quinta sessione Sabato 11 Maggio

ABRAHAM JANSSENS
Anversa 1573-Amsterdam 1632
(attribuito a)
L’incredulità di san Tommaso
Olio su tavola, 126×97 cm; cornice antica in legno scolpito e dorato.
Abraham Janssens fu un pittore di storia e si dedicò nella sua intera carriera a realizzare sia temi religiosi che mitologici e allegorici. La sua formazione avvenne ad Anversa nella bottega di Jan Snellinck (1548-1628) ma trascorse i suoi primi anni creativi a Roma dal 1598 e dove possiamo ancora trovare la sua firma incisa nella catacomba di Domitilla. All’inizio del XVII secolo lavorò nel laboratorio del pittore olandese di paesaggio William Van Nieutlandt ma ciò che più influenzò il suo stile furono le opere romane di Caravaggio, tanto che il suo linguaggio visivo prese una direzione prettamente naturalistica rendendolo una delle figure più importanti del caravaggismo internazionale. Nella sua bottega si formarono un numero elevato di pittori con stessa evidente influenza come Gérard Seghers, Theodor Rombouts, Nicolas Regnier e Jean Duchamp. Questa complessa e monumentale corrente pittorica deriva dalla cultura romana dell’inizio del XVII secolo che portò in Italia un cospicuo numero di eccellenti pittori da tutta Europa, non solo attratti dalle antiche rovine, ma dalle straordinarie opere realizzate da Caravaggio.
Il dipinto qui proposto raffigurante san Tommaso è un’opera estremamente realistica in linea con la tradizione iconografica e raffigura il momento in cui l’apostolo, sotto la guida divina, mette il dito nel costato di Cristo. Janssens risolve un problema fortemente emotivo e drammatico e ricorda altre rappresentazioni caravaggesche come la versione di stesso soggetto di Hendrick Ter Brugghen al Rijksmuseum di Amsterdam. In secondo piano l’immagine mostra un volto minuzioso e meticolosamente dettagliato di un uomo barbuto che potrebbe trattarsi del committente dell’opera. Sullo sfondo, e visibile solo in un frammento del volto, si può notare l’occhio attento del pittore che osserva lo spettatore dell’opera coinvolgendo gli osservatori, con artificioso strumento, alla partecipazione dell’azione.
La mano del grande pittore si può confrontare con opere come “Cristo morto con angeli” conservato al Metropolitan Museum di New York o con le due versioni di “San Gerolamo” al Chrysler Museum di Nortfolk e al Museo delle Belle Arti di Budapest entrambe, come il nostro dipinto, al periodo che va dal 1610 al 1615.

 

Lotto 560 – in sesta sessione Domenica 12 Maggio

SEBASTIANO RICCI
(Belluno 1659-Venezia 1732)
Meleagro dona ad Atalanta la testa del cinghiale di Calidone
Olio su tela, 81×112 cm
Una raffinata orchestrazione cromatica, che modula il colore dall’ombra chiaroscurata della radura boschiva alla vivida luminosità delle figure in piena luce, caratterizza questo dipinto inedito Sebastiano Ricci, il grande maestro che impose a Venezia un nuovo gusto basato sulla brillante reinterpretazione del colorismo di Paolo Veronese, risolto su un piano apertamente rococò con effetti scintillanti, garruli di luce e colore.
La scena raffigura Meleagro nell’atto di offrire ad Atalanta le spoglie del cinghiale che aveva infestato, devastandole, le terre di Eneo, re di Calidone, che Diana punì per averla trascurata nelle offerte votive in seguito ad un eccellente raccolto. Il principe vittorioso Meleagro si invaghì di Atalanta, e le offrì il trofeo che anche lei aveva contribuito a cacciare.
Sebastiano Ricci fu tra i rari pittori a raffigurare l’episodio, replicando in questo caso, con qualche variante, la grande tela di palazzo Taverna a Roma.
L’opera si caratterizza per la materia pittorica fluida e la raffinata orchestrazione cromatica della scena, giocata sulla contrapposizione di due gruppi di figure: da un lato Atalanta seduta sopra un trono di pietra protetto da un baldacchino di broccato dorato, affiancata da un’ancella e da un moretto; dall’altro il giovane Meleagro che, circondato dal seguito, le si inginocchia davanti.
Il dipinto, espressione della piena maturità dell’artista, è databile agli anni venti del Settecento.
Opera corredata da studio critico del prof. Dario Succi qui in parte ripreso.

 

Le offerte, come sempre, possono anche essere fatte online www.meetingart.it.

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