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Ultimo tango all’Ortica, una nuova indagine per la fioraia del Giambellino

Ultimo tango all'Ortica, una nuova indagine per la fioraia del GiambellinoUltimo tango all’Ortica, una nuova indagine per la fioraia del Giambellino. Intervista a Rosa Teruzzi

Milano 2014, estate fresca e piovosa. In una sera di fine agosto alla balera dell’Ortica impazza un tango… assassino. Quella stessa notte, fuori dal locale, viene trovato il cadavere di un giovane uomo ucciso a colpi di pistola. Per il delitto la polizia arresta l’insospettabile maggiordomo di una ricca signora milanese. Sarà proprio lei ad assoldare Libera, la fioraia del Giambellino, e sua madre, l’eccentrica Iole.

Comincia così Ultimo tango all’Ortica (edizioni Sonzogno), la quarta indagine delle Miss Marple del Giambellino, la stravagante coppia di investigatrici dilettanti nate dall’abile penna di Rosa Teruzzi, romanziera, giornalista e caporedattrice di Quarto grado.
Come nei precedenti romanzi – di quella che è diventata a tutti gli effetti una vera e propria serie letteraria – anche questa volta nel corso delle indagini tornano tutti i comprimari con cui i lettori hanno già fatto conoscenza: Vittoria, la figlia di Libera, dal carattere duro e imperscrutabile, e Irene la “smilza”, giovane cronista di nera in un quotidiano milanese, di poche parole ma con un intuito da “strega”. Una combriccola di donne di diverse generazioni e dai diversi temperamenti che cercano di cavarsela nonostante gli uomini (fidanzati, spasimanti, vecchi amori…) che – volenti o nolenti – si trovano sempre in mezzo ai piedi.

Rosa Teruzzi unisce sapientemente il giallo e il rosa per accompagnare il lettore attraverso le emozioni delle proprie eroine, in una Milano letteraria piena di passioni e segreti, ma – allo stesso tempo – intima e domestica, dando vita così a un thriller pieno di romanticismo (nel senso letterario del termine) in cui convoglia tutte le sue grandi passioni. Indaga i sentimenti delle donne e, con cautela, cerca di sbirciare in quelli del mondo maschile, con pudore. «È sempre colpa degli uomini», sbotta una delle protagoniste del romanzo a un certo punto. Sarà proprio così?

>> In attesa di scoprire cosa riserverà il futuro per le investigatrici del Giambellino, abbiamo chiesto a Rosa Teruzzi di raccontarci qualcosa di più…

Ultimo tango all'Ortica Rosa Teruzzi
Ultimo tango all’Ortica, Rosa Teruzzi (edizioni Sonzogno)

Aveva pensato fin da subito a quella della Fioraia del Giambellino come una serie? O i personaggi e gli intrecci sono cresciuti col tempo e con il successo di pubblico?
No, non avevo progettato una serie e ancora non so quando terminerà. La realtà è che mi affeziono ai personaggi, mi sembra siano persone vere e hanno sempre qualcosa da raccontarmi. Mi diverto molto a scrivere le avventure di Libera, Vittoria e Iole e finché mi succederà, continuerò a farlo.

Lei è una giornalista di cronaca nera che vive in un casello ferroviario sul Lago di Como… Per i suoi romanzi attinge più dalla sua vita professionale o da quella privata? C’è un po’ di auto-fiction?
Pensarlo è logico, ma le assicuro di no. Ogni giorno mi passano sotto agli occhi decine di pagine di documenti che riguardano qualcuno dei terribili casi di cronaca di cui ci occupiamo a Quarto Grado, ma non vengo mai sfiorata dalla tentazione di ispirarmi a uno di quei casi per i miei romanzi. Mi sembrerebbe assolutamente irrispettoso nei confronti delle vittime (e anche dei carnefici) in carne e ossa attribuire loro pensieri o sentimenti di fantasia. Le mie storie sono di pura invenzione, ma certo i meccanismi dell’indagine li ho imparati facendo il mio lavoro di cronista.
Quanto ai caselli ferroviari, sono la mia passione da sempre. Per questo ho deciso di far abitare la famiglia di Libera dentro a un casello, che tra l’altro esiste davvero, a Milano, in via Pesto, anche se è in stato di abbandono.

• Si sente più Libera o Iole? Più Irene?
Come le dicevo, i miei personaggi sono persone, per me. Ho regalato a ognuna di loro qualcosa che mi appartiene: la passione per i libri e i fiori e il romanticismo a Libera, la determinazione e la durezza a Vittoria, il lavoro da cronista a Irene. Ma nessuna di loro mi assomiglia integralmente, mentre Iole è il mio modello di persona adulta. Una persona che continua a credere nei propri valori e vive la propria esistenza con leggerezza, irriverenza e senso dell’umorismo. Mi piace molto e, per molti aspetti, vorrei assomigliarle.

• Le avventure di Irene, la “smilza”, protagonista dei suoi primi romanzi hanno avuto meno successo, ma lei non l’ha abbandonata. A questo punto pensa potrebbe tornare protagonista in solo?
È vero: io mi affeziono ai miei personaggi, non li abbandono mai, perché sono loro a non lasciarmi. E Irene è la mia prima, amatissima, protagonista. Il mio sogno è che le sue tre avventure già pubblicate (e le due inedite) tornino in libreria, dopo un lavoro di revisione.

• I giallisti prima di essere scrittori sono appassionati e voraci lettori di thriller e gialli. Vale anche per lei? Chi sono i suoi autori preferiti?
Sì, sono un’appassionata lettrice, prima che una scrittrice. E sono una lettrice onnivora, per di più.
Tra i miei autori di riferimento, nel genere, ci sono certamente Scerbanenco e Simenon, ma se potessi vorrei saper scrivere una sola riga con la grazia feroce di Jane Austen e la potenza di Stevenson.

• Le avventure di Libera sono in arrivo sul piccolo schermo? Tempo fa girava una notizia sulla fioraia del Giambellino e Mara Venier…
Ovviamente sarei molto felice di una trasposizione televisiva delle avventure del casello, ma nel rispetto dei personaggi che lo abitano. Per adesso non c’è nulla di serio all’orizzonte. Peccato.

• È sempre colpa degli uomini?
Pensarlo sarebbe davvero semplicistico. Io sono una tenace sostenitrice della responsabilità individuale dei singoli e, per fortuna, le persone risolte e amorevoli sono in ugual numero maschi e femmine. Del resto, se considera i romanzi della serie del casello, il numero delle assassine è esattamente pari a quello degli assassini, anche se questa scelta non l’avevo preventivata.

Ultimo tango all'Ortica, una nuova indagine per la fioraia del Giambellino
Rosa Teruzzi: «mi affeziono ai miei personaggi, non li abbandono mai, perché sono loro a non lasciarmi»

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