Il progetto firmato da Giovanni Hänninen e Alberto Amoretti espone nelle vetrine di alcune onlus di un quartiere milanese ad alto tasso di migrazione scatti fotografici realizzati in Sicilia. Al centro i migranti e i loro destini.
Ci sono posti di città dove si trova tutto il mondo. A Milano, per esempio, in zona San Siro, con al centroPiazzale Selinunte,convivono persone di 87 etnie diverse. È qui che Giovanni Hänninen e Alberto Amoretti hanno declinato il loro progetto di arte pubblica, che rimanda a un’altra zona d’Italia e crea un ponte ideale tra due aree simbolo dell’immigrazione proveniente dall’Africa. Si chiama People of San Berillo ed espone, a cielo (quasi) aperto, ancora per una settimana, volti di persone arrivate dal Senegal nell’omonimo quartiere catanese. A San Berillo, sede a Catania di una numerosa comunità senegalese, c’è chi ce l’ha fatta e chi fa parecchio fatica. Molto dipende dagli anni in cui è arrivato. Nello storico distretto a luci rosse, frequentato dai personaggi di Tomasi di Lampedusa in cerca di avventure erotiche, negli anni Novanta la prostituzione ha cambiato lo scenario e le case che si sono svuotate sono diventate meta di una prima ondata migratoria dal Senegal. Chi è arrivato in quegli anni, più facili, si è integrato e oggi ha un lavoro, un’abitazione, figli nati in Sicilia. Chi, invece, ha lasciato tutto negli ultimi tempi, in cerca di una vita migliore, è facile che si sia scontrato con la crisi economica, la crescente xenofobia, la disoccupazione. Il disagio. In molti vivono nei palazzi abbandonati di San Berillo e, indipendentemente da quando hanno messo piede lì, ora sognano di tornare a vivere in Senegal.
People of San Berillo testimonia alcune di queste esperienze con una serie di fotografie stampate come manifesti ed esposte in cornici inedite. Gli scatti realizzati da Hänninen nel quartiere catanese sono ospitati in formato XXL dalle vetrine di alcune associazioni coinvolte nel progetto.Dal Laboratorio di Quartiere San Siro, che si è occupata dell’organizzazione, ad Alfabeti Onlus, che dà lezioni di italiano, a Zucche Ribelli, onlus dedicata al disagio psichico. E, ancora, Mapping San Siro, Politecnico di Milano (dipartimento di Architettura e Studi Urbani) e Punto.It Onlus.
L’effetto straniante, ma empatico,delle opere si ripete davanti a ogni scatto. C’è qualcosa di strano nel vedere quelle persone ritratte a figura intera. Sono lì, in un contesto anomalo, sospeso, come in una bolla di sapone, eppure parlano e dicono tantissimo a chi li guarda. Sono persone a figura intera. Sedute, in piedi, che fissano negli occhi e convincono anche i passanti più distrattia fermarsi. La forza di queste immagini è che non hanno bisogno di parole, spiegazioni. Non occorre una didascalia, una traduzione, un esperanto che annulli le differenze di lingua e cultura. Basta guardarle. I soggetti si trovano in interni che accennano alle loro vite. Una camera, uno spazio sempre singolo, semi fatiscente, angusto, che fa da intera casa. Accanto al letto, il lavandino, la bombola del gas, la moka per fare il caffè. Indizi del presente, che tratteggiano la vita a San Berillo. Anche se poi gli sguardi fieri, eleganti, sono così intensi da annullare lo sfondo. In primo piano resta lo status di essere umano. Lo stesso che fa da filo rosso alle storie protagoniste del video-documentario San Berillo di Alberto Amoretti e Giovanni Hänninen, girato sempre a Catania e presentato, il 6 giugno con una proiezione pubblica in uno degli appartamenti Aler messo a disposizione dal fotografo Enrico Pani.
Basta un tetto per chiamare casa una casa? Percependo la dignità che traspare dai ritratti in Piazzale Selinunte sembra proprio di sì. Non a caso People of San Berillo si inserisce nel percorso attivato da Appocundria, a cura di Marta Cereda, la mostra a Casa Testori dove 24 artisti immigrati, attivi oggi in Italia, riflettono sul tema della casa come dimensione di nostalgia e proiezione dell’immaginario. L’altro filo rosso che unisce i lavori di Giovanni Hänninen e Alberto Amoretti si srotola fino al centro di Milano, sulla terrazza della Fondazione Sozzani. Qui i due artisti presentano il doppio concept espositivo People of Tamba e Senegal/Sicily, che vi abbiamo già raccontato e che subito dopo la pubblicazione dell’articolo è stato prorogato fino al 16 giugno. Realizzati con il supporto di The Josef and Anni Albers Foundation e la ong Le Korsa, i due progetti espongono maxi ritratti più una serie di video (compreso San Berillo),su angoli d’Africa ed esperienze in Italia. Alla ricerca della serenità.