Print Friendly and PDF

A passeggio con Christo. Dal Lago d’Iseo a Parigi, l’artista di Floating Piers si racconta

Christo Christo
Christo
*

In occasione dell’uscita di Christo – Walking on Water, l’artista racconta ad Artslife le specificità dell’opera Floating Piers, realizzata sul Lago d’Iseo nel 2016. Lo fa mantenendo vivo il paragone con altri suoi lavori, coinvolgendo il ricordo di Jeanne-Claude e anche anticipando importanti novità riguardo il progetto che realizzerà nel 2020 a Parigi. L’Arco di Trionfo non è infatti l’unico luogo dove potremmo ammirare le opere di Christo

Christo – Walking on Water
Christo – Walking on Water

Floating Piers sembrava un’opera perfetta. In realtà in Walking on Water emergono diverse difficoltà organizzative: quali sono state le maggiori?

Ogni progetto è totalmente nuovo e porta con sé le sue specifiche difficoltà, per questo ci siamo avvalsi di specialisti e consiglieri. Io e Jeanne-Claude nel corso della nostra carriera siamo intervenuti spesso in un contesto urbano, ma molte volte si è trattato di grandi città come nel caso di The Gates a New York o del Reichstag a Berlino. In questi ambienti non ci sono particolari problemi nel gestire il flusso di persone, mentre per una realtà di provincia è tutta un’altra storia. Come per Umbrella, realizzato nella campagna Giapponese, il problema maggiore nell’operare in queste zone rurali è proprio la gestione del traffico dei visitatori. Ed è stato così anche per Floating Piers, soprattutto quando abbiamo visto presentarsi, fin dal giorno dell’inaugurazione, molte più persone di quelle che ci aspettavamo. Il film insiste anche su questo punto: evidenziare la difficoltà nel gestire così tante persone in un posto così piccolo e con poche vie d’accesso, quindi raccontare tutto il lavoro svolto a supporto dell’opera. Abbiamo avuto a che fare con un progetto inedito, che non conoscevamo, e abbiamo dovuto trovare di volta in volta nuove soluzioni. Il film non indugia troppo sull’aspetto ludico della passerella, che i visitatori hanno già vissuto, quanto su tutto ciò che di invisibile c’è dietro l’opera: le relazioni tra i collaboratori, i rapporti difficili, le dinamiche organizzative, le urla e le situazioni di crisi. Nessuno parla mai in camera, non spieghiamo nulla allo spettatore, che invece è perfetto testimone di ciò che accade.

Christo – Walking on Water
Christo – Walking on Water

Nel documentario viene fatto riferimento ai quattro grandi laghi del nord Italia come luoghi adatti all’opera. Come mai la scelta è ricaduta infine sul Lago d’Iseo?

Per molti anni io e Jeanne-Claude abbiamo ideato opere su misura per determinati luoghi, come per il Pont Neuf a Parigi o The Gates a Central Park, mentre in altri casi abbiamo delineato un concept e ci siamo poi messi alla ricerca del posto giusto dove realizzarlo. Così è stato per Valley Curtain: avevamo l’idea e abbiamo trovato il Colorado dove realizzarla. Invece per Wrapped Coast inizialmente la California non ci ha dato i permessi, dunque abbiamo poi virato sull’Australia dove è stato possibile realizzare l’opera. Anche Floating Piers è nato come concetto, tanto che abbiamo prima cercato di realizzarlo in Argentina e a Tokyo senza successo. Necessitavamo di acque tranquille e accessibili. Memore dei nostri precedenti interventi a Spoleto, Milano e Roma, ho pensato al nord Italia e ai suoi laghi calmi. Da qui il Lago di Iseo, con le sue acque morbide e le sue isole. Inoltre su una di queste, Monte Isola, vivono più di 2.000 persone che non dispongono di ponti con la terraferma e possono raggiungerla solo con i traghetti. In nessun’altra isola lacustre del nord Italia vivono così tante persone. Ecco, per 16 giorni tutti loro hanno potuto muoversi verso Sulzano semplicemente camminando. Questa è la ragione principale per cui ho scelto il Lago d’Iseo.

Christo, Floating Piers
Christo, Floating Piers

Crede che il pubblico abbia compreso le intenzioni dietro l’opera?

L’intenzione non consisteva di certo solo nel permettere alle persone di camminare sul lago, ma nel creare un enorme collegamento tra l’essere umano e l’elemento acqua. Credo che questo dovrebbe essere chiaro al pubblico, dal momento che Floating Piers non è stata la prima opera di questo tipo. Durante Wrapped Coast in Australia le onde del mare di infrangevano sulla costa ricoperta, creando una speciale connessione tra il flusso marino e la terra; Running Fence partiva dall’entroterra californiano fino a perdersi letteralmente nell’oceano Pacifico; a Miami abbiamo realizzato Surrounded Islands; a Parigi siamo intervenuto sul Pont Neuf. Quella con l’acqua è una relazione viscerale, che ha molti collegamenti diversi tra loro. Basta pensare che siamo composti per il 75% da acqua.

Christo, Wrapped Coast, Australia
Christo, Wrapped Coast, Australia

Nel docu-film sostiene che “un artista è un artista sempre, senza interruzioni”. Cosa intende?

Essere artista non è una professione come può essere insegnare o lavorare in banca, ma è qualcosa che vive con te e non smette mai di accompagnarti. È così per la maggior parte degli artisti, anche se di certo qualcuno lo vive come una professione. L’arte ha più a che fare con l’esistenza in sé, piuttosto che con un lavoro. Essere artista significa devolvere costantemente i tuoi sensi all’estetica, ti alzi al mattino e ti dedichi alla percezione del mondo che ti circonda. Questo si coltiva nel corso degli anni, vivendo l’essere artista senza interruzioni. Diventa parte di te, una condizione esistenziale. Forse è difficile da spiegare, lo si impara con il tempo: quando inizi a percepire l’ispirazione nel corpo e questa diventa necessaria come l’ossigeno.

Christo, Pont Neuf, Parigi
Christo, Pont Neuf, Parigi

Il prossimo progetto sarà a Parigi, con l’Arco di Trionfo. Quali sono le sensazioni che lo accompagnano?

Nel corso della mia carriera sono riuscito a realizzare 23 progetti, mentre 47 sono stati rifiutati. L’Arco di Trionfo fa parte di me da quando ho vissuto come rifugiato a Parigi, è nella mia testa da molto tempo. Nel 1962 ho realizzato anche dei bozzetti su come avrei “impacchettato” l’Arco di Trionfo. Ma credevo non potesse essere altro che un sogno irrealizzabile, pensavo di non avere speranze, tanto che non ho nemmeno avanzato una richiesta per realizzare l’opera. E invece l’anno prossimo finalmente diventerà realtà. Parallelamente a questo intervento, stiamo pianificando una mostra al Centre Pompidou sull’opera realizzata sul Pont Neuf. Disegni, fotografie, video, bozze, schizzi preparatori e altro materiale ancora racconteranno la storia del progetto che risale ormai a 35 anni fa, al 1985. Subito adiacente a quest’esibizione ne sarà organizzata un’altra: Christo and Jeanne-Claude. The Parisian Years (1958-1964), che illustrerà i vari progetti che abbiamo ideato negli anni passati in Francia da rifugiati. Al contrario di tutti gli artisti che espongono al Centre Pompidou, ho deciso che non realizzerò nulla nella piazza su cui si affaccia il museo. Anche perché ricoprire l’Arco di Trionfo non sarà affatto facile, inoltre dovremmo tenere in considerazione la gestione del visitatori in un luogo molto trafficato di una grande città. Sarà tutto molto differente da Floating Piers.

Christo, Progetto per l'Arco di Trionfo, Parigi
Christo, Progetto per l’Arco di Trionfo, Parigi

*Christo

Commenta con Facebook

leave a reply