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Tutta la ceramica che non ti aspetti: tra storia e contemporaneità, a Montelupo

Festival Cèramica, Montelupo Fiorentino

Montelupo Fiorentino, Toscana, è il paese della ceramica. Ogni anni un festival la celebra, rinnovandone storia e carica innovativa. Il Museo della Ceramica e la mostra diffusa Il colore interiore, curata da Matteo Zauli, ne sono ultimo e ottimo esempio.

La storia della ceramica spinge così indietro le sue radici da ammantare di un fascino antico e forse troppo ingenerosamente polveroso un materiale che invece, ancora oggi, possiamo riscoprire attuale. Ne sono perfettamente consapevoli a Montelupo Fiorentino (Toscana) dove la ceramica è di casa, almeno, dal 1200. La città è cresciuta insieme al suo materiale prediletto, riflettendo i tempi e rispecchiando i periodi storici che si sono succeduti. Una crescita comune e parallela che trova nel colore una sintesi perfetta: verdi e brune le prime e rudimentali, anche perché povere, realizzazioni risalenti al 1200; con l’espansione marittima fiorentina, l’arrivo di nuovi tecniche e materiali insieme con fresche e rinnovate finanze, portano le ceramiche in periodo rinascimentale a tingersi di blu cobalto, molto costoso, e di una giallo-oro importato dalla penisola iberica; contaminazione internazionale che proseguirà fino alla Turchia del XVI, dove probabilmente viene scoperto l’ossido di manganese, dal quale viene un preziosissimo color rosso. Così intenso ed evocativo che Montelupo ne farà un simbolo.

Festival Cèramica, Montelupo Fiorentino
Festival Cèramica, Montelupo Fiorentino

Tanto che ROSSO MONTELUPO è stato filo conduttore del Festival Cèramica che la città toscana ha dedicato all’arte dello storico materiale, colto in tutte le sue sfaccettature. Un movimento organico che ha raccolto come cocci ogni frammento della città, riunendoli in un’unica opera che si è mossa unitamente per tre giorni. Se il festival è passato (21-22-23 giugno), rimangono però le testimonianze artistiche del rapporto di Montelupo con la ceramica. Di Tutti i colori è la mostra che attraverso 120 opere ceramiche prodotte in loco raccontano le evoluzione della tecnica e delle soluzioni realizzative, soprattutto seguendo le variazioni cromatiche che le hanno contraddistinte. Se alcune delle opere arrivano al Museo della Ceramica di Montelupo tramite prestiti e concessioni, tante altre sono invece destinate a rimanere sul territorio. Sarà così per il capolavoro assoluto del Museo, un piatto risalente al 1500 e acquistato, grazie a diversi aiuti privati, per più di 500.000 euro da un collezionista privato. Caratterizzato da quel rosso sanguigno e ardente a cui abbiamo prima accennato, l’opera eccelle per capriccio stilistico e dettaglio decorativo. Brillante ed elegante, rappresenta un pezzo unico destinato a diventare simbolo e tesoro della città.

Il Rosso di Montelupo, Museo della Ceramica di Montelupo
Il Rosso di Montelupo, Museo della Ceramica di Montelupo

Se il Museo si spinge fino al 1900 nel racconto dell’evoluzione della ceramica – dalla sua riscoperta alle tendenze pop dettate dalla ceramistica artistica e dal design – per tutta la città si parla più spiccatamente contemporaneo. Il colore interiore. Cromatismi e apparenze della ceramica contemporanea è il progetto curato da Matteo Zauli che diffonde l’arte contemporanea, basata sulla ceramica, nei luoghi storici del centro montelupino, come la Galleria Facto, la Prioria di San Lorenzo, la ex-sede di Banca Intesa, la ex-Farmacia. Si tratta di una mostra-installazione, organizzata come una serie di Wunderkammer, dove i lavori di artisti quali Carla Accardi, Salvatore Arancio, Gianni Caravaggio, Cèsar, Giorgio Di Palma, Pablo Echaurren, Sueharu Fukami, Alberto Garutti, Ana Hillar, Ilya Kabakov, Alfonso Leoni, Claudia Losi, Eva Marisaldi, Mathieu Mercier, Sabrina Mezzaqui, Fotso Niye, Mimmo Paladino, Eva Pelechova, Paolo Polloniato, Patrick Tuttofuoco/Natascia Fenoglio, Sislej Xhafa, Carlo Zauli interpretano i colori impiegati per la produzione ceramica, dai più utilizzati, come il bianco e il nero, il rosso e la terracotta, a quelli più insoliti, come il blu e il rosa.

Cèsar, Senza titolo, metà anni '90, maiolica
Cèsar, Senza titolo, metà anni ’90, maiolica

La collaborazione tra artisti contemporanei e maestri artigiani esperti ha rinnovato ulteriormente la storia millenaria della ceramica, arricchendola di un nuovo e suggestivo capitolo. In particolare è la commistione tra un materiale così antico ed evocativo applicato nella dimensione di un linguaggio libero e sperimentale come quello contemporaneo a generare soluzioni impreviste ed estremamente innovative. Così che al Senza Titolo presentato da Patrick Tuttofuoco e Natascia Fenoglio potremmo sicuramente rischiare di affidare noi un nome, tanto l’opera è carica di suggestioni. Surreale sindone, Mille occhi di velo, Cromie esoteriche: solo un gioco, niente di serio, che però misura la temperatura artistica di un lavoro realizzato partendo da uno straccio imbevuto di ceramica. Risultato smaltato, brillante, magnetico nell’inquietare e incessante nell’offrire punti di vista e spunti di riflessione.

Patrick Tuttofuoco e Natascia Fenoglio
Patrick Tuttofuoco e Natascia Fenoglio, Senza titolo. Foto Artslife

Così come gli Arlecchini di sottilissima ceramica di David Casini, maschere enigmatiche e variopinte. Le possibilità cromatiche della ceramiche sono racchiuse nell’opera di Fabrizio Lucchesi, Wall, che propone una serie di mini container dai colori smaltati e accesi. Le potenzialità artistiche e tecniche della ceramica si incontrano nella Madonna di Alberto Garutti, la quale contiene un dispositivo che conduce la sua temperatura corporea fino a 36 gradi circa. Materializzazione artistica del divino che sorprende il fruitore con una componente esperienziale inaspettata.

Alberto Garutti, Senza Titolo (Madonna), 2007, Semirefrattario bianco
Alberto Garutti, Senza Titolo (Madonna), 2007, Semirefrattario bianco

Inaspettata, inattesa, incessante, intrepida, innovativa: come la ceramica, ancora tutta da scoprire.

David Casini, Arlecchini
David Casini, Arlecchini. Foto Artslife

 

Daniel Silver, The surface’s flowing, 2012, Gres nero del Belgio, stoffa
Daniel Silver, The surface’s flowing, 2012, Gres nero del Belgio, stoffa

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