Quattro disegni di Valerio Adami dal 9 luglio scorso sono entrati a far parte della storica e prestigiosa collezione del Gabinetto dei Disegni e delle Stampe delle Gallerie degli Uffizi.
Valerio Adami è un maestro della figurazione che negli anni ha esposto presso i principali musei del mondo, dal MOMA di New York al Centre Pompidou di Parigi, e nelle maggiori manifestazioni d’arte, da Documenta Kassel alla Biennale di Venezia. Nel tempo, il suo linguaggio è stato definito neo-espressionista, realista, simbolico e pop, accezione quest’ultima che l’autore ha sempre rifiutato. Il disegno è il fondamento della sua poetica: disciplinato, controllato, predilige il finito e la linea chiusa.
Le carte entrate agli Uffizi misurano 36×48 cm, uno soltanto, più raro, si sviluppa in orizzontale, quindi 48×36 cm. Queste dimensioni sono la misura del suo pensiero, poiché per Adami, come scrive in “Sinopie”, il suo celebre diario di appunti, disegnare significa “frugare tra i pensieri”, selezionando i soggetti tra gli incontri di una passeggiata in città o le memorie dei suoi lunghi viaggi.
I disegni vogliono fornire un ritratto dell’identità dell’artista. Ecco allora un suo autoritratto del 2018, mentre abbraccia il suo inseparabile bassotto e il ritratto del 2019 del suo maestro Oskar Kokoschka, conosciuto quand’era ragazzo a Venezia, dove trascorreva le vacanze estive con la famiglia. Questi pezzi recentissimi hanno un tratto maggiormente libero e sciolto rispetto ai precedenti che appartengono alla produzione più nota e rappresentativa della poetica di Adami. L’autoritratto presenta marcature accentuate su taluni dettagli, come gli occhiali indossati dall’artista, mentre il ritratto di Kokoschka richiama la fortunata serie dei ritratti letterari dedicati ai grandi intellettuali.
Dalle due carte del 2009 e del 2001 sono nati due splendidi dipinti. In “I nuovi argonauti. News from Palestine” del 2009 il soggetto politico contemporaneo viene traslato nel mito, come spesso in Adami, in cui il senso del tragico si esprime attraverso l’unità di spazio e tempo aristotelica: possiamo vedere e conoscere più situazioni in più luoghi e momenti, grazie a diversi livelli della narrazione. La storia dell’uomo è sempre centrale, a volte misteriosa ed enigmatica nella rappresentazione, come la vita stessa.
In “Dolce amaro. Paesaggio” del 2001, oltre alla consueta figura umana, compaiono due immagini ricorrenti: un animale, ovvero un gatto, e un mezzo di trasporto, nel caso specifico un aereo, che sottolinea l’importanza del movimento nei suoi lavori. In Adami, esiste una poetica del “dis-giunto”, data dalla decostruzione delle figure, come sosteneva Jacques Derrida, il filosofo con il quale aveva costituito la Fondazione Europea del Disegno a Meina sul Lago Maggiore.