Mademoiselle, da fine agosto finalmente al cinema l’ultimo capolavoro di Park Chan-wook
È sempre brutta abitudine presentare un film di un qualsivoglia regista in attività come “l’ultimo” (l’ultimo film di Tarantino, l’ultimo film di Woody Allen, etc), sarebbe buona creanza dire “il nuovo film di”, per suonare quantomeno meno ferali. In questo caso però parlare di “nuovo film” è davvero impossibile. Con i tempi tutti bizzarri della nostra distribuzione e con un poster molto brutto, The Handmaiden, “l’ultimo” film di Park Chan-wook (Old Boy, Lady Vendetta) arriva al cinema per fine agosto, titolo italiano: Mademoiselle.
Il film, presentato in concorso a Cannes nel 2016, era stato annunciato in uscita per lo scorso maggio ma arriva – finalmente – nei cinema italiani dal 29 agosto grazia ad Altre Storie.Park Chan-wook, per i più distratti uno dei più importanti registi coreani dei nostri giorni, parte da un romanzo di Sarah Waters (La Ladra), scrittrice gallese famosa per i suoi romanzi con eroine lesbiche e spregiudicate ambientati in epoca vittoriana (Carezze di velluto, Turno di notte), e lo ricolloca nella Corea coloniale e nel Giappone degli anni ’30.
Il regista crea così una rielaborazione personalissima che gli permette di aggiungere un’altra pellicola collocabile nei pressi del capolavoro alla sua filmografia quasi impeccabile, e lo fa – come suo solito – in maniera seducente e perturbante.
Nella Corea degli anni ’30, durante l’occupazione giapponese, una ragazza, Sookee, viene assunta come ancella di un’ereditiera giapponese che vive in una grande tenuta di campagna con il prepotente zio. L’ancella ha però un segreto (più di uno in realtà): è una borseggiatrice reclutata da un truffatore che si finge un conte giapponese. Sookee deve aiutarlo a sedurre la signora per convincerla a fuggire con lui, derubarla delle sue ricchezze e rinchiuderla in un manicomio.
Park Chan-wook mette in scena con grande efficacia una storia che diventa allegoria e simulacro di una società in cui esiste ancora una lotta di classe, divisa tra una tradizione fortemente radicata e una modernità che inizia a affacciarsi timorosa ma implacabile. In questo senso la Corea coloniale è uno scenario perfetto per la rappresentazione della natura profonda che agita il contrasto tra culture, tra presente a passato, tra Oriente e Occidente. Anche grazie a scenografie eccezionali, raffinatissime, il sincretismo tra due poli che cercano di contendersi un primato prende vita sullo schermo in forma vivida e feroce, disturbante e palpitante.
La casa di questo film sembra immensa (come la magione di Rebecca), ma al suo interno si muovono ben pochi – fondamentali – personaggi (come nella magione di Rebecca). Nella prima parte ci sono più scene dalla prospettiva di Sookee, l’ancella, mentre nella seconda parte della pellicola la prospettiva diventa quella di Hideko, la padrona. È un gioco di sguardi in cui qualcuno guarda qualcun altro, o ignora qualcuno o sospetta lo sguardo di un altro ancora.
Mademoiselle è un film sorprendente di sentimenti celati, di piani macchiavellici e di amori segreti. È un film thriller, un noir, un melodramma e, più di ogni altra cosa, una storia d’amore da non perdere.
P.S. Nel frattempo Park Chan-wook ha diretto anche una miniserie per la BBC tratta da le Carré: The Little Drummer Girl, con Alexander Skarsgård (True Blood) e Florence Pugh (Lady Macbeth, Midsommar). Sensazionale.
>> Mademoiselle (The Handmaiden) di Park Chan-wook, al cinema dal 29 agosto. Guarda il trailer