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Il putsch di Ferragosto. Infiamma la polemica sulla (contro)riforma dei musei targata 5 stelle

Il Cenacolo Vinciano, a Milano Il Cenacolo Vinciano, a Milano
Il Cenacolo Vinciano, a Milano
Il Cenacolo Vinciano, a Milano, coinvolto nella riforma dei musei statali

Il provvedimento sui musei firmato in sordina il 14 agosto guadagna le prime pagine di giornali e siti di informazione, come paradigma di malagestione del governo gialloverde uscente

Tutto è accaduto di nascosto, a Ferragosto“. L’ormai ex direttrice della Galleria dell’Accademia di Firenze Cecilia Holbergh sembra citare Artslife, nel commentare con l’agenzia Ansa il “colpo di mano” del ministro dei Beni culturali Alberto Bonisoli, che sceglie proprio la vigilia di Ferragosto per firmare in sordina il decreto Mibac che stravolge i musei italiani, depotenziando – se non proprio annullando, come linea di indirizzo – la già controversa riforma Franceschini. E curiosamente, il provvedimento – accade raramente alle questioni culturali – guadagna le prime pagine di giornali e siti di informazione, come paradigma di malagestione del governo gialloverde uscente (paradosso nel paradosso, molti rumors vorrebbero Bonisoli confermato in un possibile nuovo governo “giallorosso”). Sorpreso da tanta rilevanza, il ministro si affretta a rilasciare una precisazione che non smentisce nulla nella sostanza, lasciando intonsa la virata centralizzatrice, formalizzata con l’abolizione dei CDA: che Tomaso Montanari legge – positivamente, lui – come un “voler fermare la trasformazione dei musei autonomi in fondazioni private sul modello del museo egizio di Torino”. O con la apparentemente secondaria riforma dei comitati scientifici, che rispetto ai tre membri – è ancora Montanari a parlare – prevede che “due vengono nominati dal ministro e uno dal Dg musei, in pratica un accentramento politico ancora più forte“.

Il ministro Alberto Bonisoli a Pompei
Il ministro Alberto Bonisoli

Restano invariate le novità più “vistose”, come il passaggio della citata Galleria dell’Accademia di Firenze e del Museo San Marco di Firenze agli Uffizi, e del Cenacolo Vinciano, a Milano, alla Pinacoteca di Brera. “Resta l’autonomia speciale dei più importanti istituti statali”, prova a sostenere il documento del Mibac, “il vertice della struttura rimane il Direttore del Museo, di norma scelto tramite procedura internazionale. Con la nuova disciplina, il museo mantiene inalterata la capacità gestionale e finanziaria”. Ma poi svela l’arcano: “I direttori dei più grandi musei saranno affiancati da un dirigente amministrativo, individuato tramite interpello interno”: tradotto, il ministero tornerà a controllare tutta la gestione, annullando la responsabilizzazione dei direttori introdotta dalla riforma Franceschini. Che sicuramente abbisognava di correttivi, ma non certo nella direzione centralizzatrice.

http://www.beniculturali.it/

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