Il 7 settembre ha inaugurato, presso la galleria Cardelli & Fontana di Sarzana, la mostra “Tra un atto e l’altro” dell’artista Beatrice Meoni, curata da Davide Ferri.
Cosa succede quando un corpo cade? Cosa succede in quell’intervallo tra il prima e il dopo, in cui le forme si disfanno e assumono un carattere inedito, non previsto?
Beatrice Meoni dipinge corpi che sembrano scomporsi prima di atterrare, sagome volanti che cercano una nuova posizione, un nuovo collocamento. Il titolo dell’esposizione, lo stesso di un romanzo di Virginia Woolf, affida al lettore, anzi spettatore, una possibile chiave di lettura. Meoni abbandona, almeno momentaneamente, la natura morta (primo atto) per riposizionare lo sguardo, per accedere ad una nuova ricerca (secondo atto). Un momento di attesa, di caduta che produce comunque movimento, forme che dovranno trovare necessariamente un nuovo assetto. Ed è in questa fase che la figura umana assume un ruolo primario, un ruolo centrale.
Per la prima volta Meoni mette in scena il corpo, un territorio, se così lo possiamo definire, indispensabile alla trasformazione, a quel passaggio esperienziale e artistico capace di riavvolgere il nastro e farlo ripartire. Una pausa tra un atto e un altro, un intervallo produttivo di cui è importante documentare ogni momento e ipotizzare ogni possibile risultato finale. Camminando tra le sale della galleria ci troviamo difronte ad un numero consistente di opere, a numerose e vorticose cadute, come se quell’intervallo maturasse più ipotesi, sempre diverse.
L’approdo, l’atterraggio è qualcosa che va costruito e non ha esiti certi o dichiarati preliminarmente. Sono ipotesi che vanno verificate, ad ogni momento del volo corrisponde una nuova precisa posizione del corpo: gambe, braccia, collo, busto si articolano in discorsi sempre mutevoli. Ad alcuni quadri è affiancata una piccola lastra in vetro su cui viene tracciata, in maniera molto sintetica, la silhouette di un arto, ad esempio una gamba. Una sorta di ex voto, un atto devozionale che funge da ringraziamento per una guarigione invocata. E sono piccoli frammenti che servono da indizi;cosa succederà dopo? Cosa si conserverà del corpo caduto? Su cosa appoggerà la figura ferita? Da cosa ripartire?
Tra un atto e l’altro è una mostra che riserva interrogativi, non tanto sulle opere in sé, su quello che vediamo, ma su quello che potrebbe succedere, anzi su quello che succederà quando la sospensione del corpo non sarà più tale, quando la figura si depositerà e si dovrà rialzare. Il secondo atto. Un intreccio che ancora non conosciamo, semplicemente perché non esiste. Meoni mostra episodi che solitamente si dovrebbero tacere, quello spazio temporale e fisico in cui ci cambiamo d’abito per trasferirci in un luogo diverso, che richiede un atteggiamento mutato. Costruisce un territorio d’attesa, una palestra dove allenare il proprio corpo e spingerlo verso atteggiamenti fino ad ora inespressi.
Un esercizio per nuove forme, per un nuovo paesaggio, per una rinnovata messa in scena.