La vita invisibile di Eurídice Gusmão, da Cannes arriva in sala la struggente epopea familiare di due sorelle inseparabili
È uscito in questi giorni, distribuito da Officine Ubu, già possiamo dirlo, uno dei dieci film più belli dell’anno: La vita invisibile di Eurídice Gusmão. Presentata a Cannes nella sezione Un Certain Regard, dove ha vinto il premio come miglior film, la pellicola (che sarebbe stata benone in gara nel Concorso principale) è tratta dall’omonimo romanzo di Martha Batalha e racconta la storia di due sorelle, Guida ed Eurídice, due donne complementari, unite e inseparabili, ma che finiranno per essere divise da un destino ingiusto e dalle regole non scritte della società patriarcale della Rio de Janeiro degli anni ’50. Guida è dominata da una vitalità scoppiettante, Eurídice è più mite e remissiva. Ognuna, a loro modo, pagherà per l’ingenuità che le accomuna.
Le due protagoniste si trovano così ad affrontare un percorso che le porterà a rincorrere i propri sogni senza mai abbandonare la speranza di potersi ricongiungere.
Diretto dal regista brasiliano Karim Aïnouz (il suo Futuro Beach lo trovate su Netflix), La vita invisibile di Eurídice Gusmão è un film che sembra partorito dall’improbabile ma felicissimo matrimonio tra Fassbinder e Wong Kar-wai. In The Mood for love che si tuffa in La paura mangia l’anima, per nuotare assieme nelle acque della cinematografia di Douglas Sirk. Dal maestro orientale prende in prestito la fotografia sensuale e il gusto per la messa in segna (rigogliosa, tropicale, umida, sgargiante e plumbea al contempo, trasognata), e dal maestro del Nuovo cinema tedesco l’incedere ineluttabile del destino che non tiene conto di sogni, aspirazioni, mancanze e bisogni.
Da questa ricetta cinematografica esce un film sorprendentemente poetico, tanto intimo quanto di ampio respiro, che riesce ad allestire un’ appassionante epica familiare, domestica e struggente.
Le lettere di Guida, ripudiata dal padre a causa di una “fuitina” finita male, scandiscono lo scorrere del tempo. Eurídice, che accetta di piegarsi alle regole di un matrimonio senza amore per poter continuare a inseguire il suo sogno di diventare pianista senza indisporre lo status quo della famiglia, crede la sorella lontana, perduta, irraggiungibile, senza nemmeno immaginare quanto in realtà Giuda sia a lei vicina, fisicamente e emotivamente. Guida continua a scriverle nonostante non arrivino risposte, è il suo modo di ricordare, di vivere una vita assieme nonostante la lontananza.
La vita invisibile di Eurídice Gusmão è l’esempio di un cinema alto e compiuto, commovente e necessario; correte a vederlo in sala, appassionatevi al destino di queste due sorelle così diverse e così unite, perdetevi con loro in una Rio de Janeiro domestica e tentacolare, seguitele nelle loro solitudini disperate e nelle loro lotte silenziose, fate il tifo per loro. Vi ripagheranno con un amore incondizionato.
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