Il terzo piano del museo M9 di Mestre diventa lo sfondo per un’esposizione all’avanguardia dedicata al tema del tatuaggio e della sua storia: Tatoo off. Storie sulla pelle. Un’occasione per ragionare sulla presenza ormai virale di questa pratica e capirne il suo valore intrinseco.
“L’impulso a decorare il proprio volto e tutto quanto sia a portata di mano è la prima origine dell’arte figurativa. É il balbettio della pittura”
Oliviero Toscani
Il tatuaggio è un elemento che ha contraddistinto da sempre il corpo umano, con le funzioni e gli stili più disparati. La fondazione M9, in collaborazione con la Fondazione Torino Musei, ha allestito una mostra al terzo piano del museo M9 di Mestre interamente dedicato al tatuaggio nel mondo contemporaneo e alla sua storia. La mostra è stata divisa in due parti: una prima parte dedicata al tatuaggio contemporaneo, con le creazioni di 6 tatuatori professionisti, e una seconda parte nascosta dietro una pesante tenda di broccato nera dedicata alla storia del tatuaggio dagli albori della preistoria siano ai nostri giorni.
Tatoo offraccoglie 6 importanti artisti del tatuaggio contemporaneo attraverso l’esposizione di foto di persone che hanno voluto imprimere sulla loro pelle un segno indelebile. Per ciascun artista sono stati disposti tre pannelli con sfondo in broccato nero su cui poggiano le fotografie, contornate da una cornice finto antica. Ogni soggetto ha deciso di dare sfogo al suo io interiore imprimendolo sulla propria pelle e il tatuatore, con la sua bravura, diventa lo strumento attraverso cui compiere questa scelta.
Ecco che accanto alle creazioni di VolkoMerschky e Simone Pfaff, caratterizzate da immagini realistiche accompagnate da elementi grafici geometrici (il cui stile è definito dagli stessi “Trash polka”) troviamo Silvano Fiato, tatuatore molto conosciuto per la sua capacità di raccontare vere e proprie storie sulla pelle dei clienti, privilegiando disegni molto dettagliati e realistici resi con un gioco di ombre magistrale.
Moni Marino invece si lascia attrarre dai colori, oscillando tra figure molto dettagliate e immagini pop dalle linee semplici ma iconiche. Lo stesso si può dire di Alex De Pase, specializzato nel tatuaggio ritrattistico dalle linee decise e dai soggetti conturbanti e quasi “classici” nelle loro pose. A chiudere la prima sezione Marco Manzo, virtuoso del tatuaggio ornamentale, con i suoi intricati reticolati e le complesse volute.
Storie sulla pelle si trova dietro un tendone di broccato nero pesante, che sembra dividere fortemente le due parti della mostra sottintendendo una mancanza di legame tra il tatuaggio contemporaneo e le sue espressioni precedenti, divisione che non convince molto. La mostra presenta una struttura dal gusto industriale, con virtuose impalcature che sostengono griglie di ferro utilizzare come basi per le foto, e underground, grazie alla scelta del colore nero per le basi delle teche e i pannelli esplicativi. L’allestimento, sicuramente avanguardistico, prosegue lungo tutto lo spazio creando una sorta di percorso diviso per macro aree che raccolgono le varie forme di tatuaggio dei primi uomini fino al ‘900 inoltrato.
Accanto ai tatuaggi a scopi terapeutici di Ötzi (mummia di 5300 anni trovata nel complesso del Similaun e primo esempio di questa pratica) trovano posto le sacerdotesse e le danzatrici egizie, uniche ad avere questa prerogativa nel regno dei faraoni. La cultura poi si è sviluppata in tutto il Medioevo, dove il tatuaggio divenne segno di appartenenza alla religione cristiana o a qualche corporazione.
Nel vicino Oriente il tatuaggio sentirà molto l’influenza di alcuni artisti come Hokusai e Kuniyoshi, facendo nascere molti soggetti legati alla tradizione, come alcuni eroi popolari, e alle figure mitologiche come il drago.
Con l’800 il tatuaggio viene ad assumere un significato negativo: diventa sinonimo di emarginazione sociale e criminalità. Antropologi come Cesare Lombroso si occuparono del tema e iniziarono a declinare una connessione tra i criminali e i tatuaggi che spesso marchiavano la loro pelle. Nonostante questi studi la pratica divenne sempre più comune anche tra i non emarginati.
Nel ‘900 il tatuaggio si allontanò sempre di più dalla lettura negativa che gli era stata data fino a diventare negli anni ’70-‘ 80 uno dei simboli distintivi della cultura giovanile. Ancora oggi il tatuaggio è un mezzo per ribadire il proprio io interiore e mettere in discussione le normali concezioni di bellezza, ma senza un’alterazione profonda del proprio corpo.
L’importanza del tatuaggio è stata riconosciuta solo negli ultimi anni come vera e propria forma d’arte sia per l’abilità e la fantasia creativa del tatuare che per il fatto che ora il gesto di imprimere qualcosa sulla pelle è simile ad una performance: diventa infatti un mezzo attraverso cui veicolare concetti precisi e unici. Tatoo off. Storie sulla pelle racconta in maniera esaustiva l’evoluzione di questa pratica artistica e la presa di coscienza da parte dei tatuatori, anche se la scelta allestitiva sembra porre una divisione tra i due mondi con quella pesante tenda nera. Divisione che non ci deve essere dal momento che sono uno la conseguenza dell’altro.
Info utili
Museo M9,
Via Giovanni Pascoli, 11, 30171 Mestre,VE
Durata: 05/07/2019 – 17/11/2019
Orario:
Fino al 30 settembre: lunedì- venerdì 9- 19, sabato e domenica 11-23
Dal 1 ottobre: lunedì- venerdì 9- 18, sabato e domenica 10-19
Chiuso il martedì.
Prezzo: 8-10 €