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Leggerezza e cambiamento: Artschwager e Isadora Duncan in mostra al Mart

Plinio Nomellini, "Isadora Duncan. Gioia (Gioia tirrena)", 1914 (dettaglio), "Quadreria Villa San Martino", Collezione Silvio Berluscon Plinio Nomellini, "Isadora Duncan. Gioia (Gioia tirrena)", 1914 (dettaglio), "Quadreria Villa San Martino", Collezione Silvio Berlusconi
Richard Artschwager, "Exclamation Point", 2010 (detail), Private Collection, Courtesy Gallery Xavier Hufkens, Brussel
Richard Artschwager, “Exclamation Point”, 2010 (detail), Private Collection, Courtesy Gallery Xavier Hufkens, Brussels

Leggerezza e cambiamento sono il filo rosso che lega le due mostre in arrivo al Mart di RoveretoRichard Artschwager (12 ottobre 2019 al 2 febbraio 2020) e Danzare la rivoluzione, Isadora Duncan e le arti figurative in Italia tra Ottocento e avanguardia (dal 19 ottobre 2019 al 1 marzo 2020).

Arriva l’autunno e piovono come foglie le mostre al Mart. Due inaugurazioni nel giro di una settimana danno il via alla stagione espositiva e riconfermano l’istituto museale di Rovereto come interessante centro di ricerca. Due iniziative quasi opposte ma, come vedremo, intimamente connesse.

Il minimalismo asciutto e pulito di Richard Artschwager il 12 ottobre (fino al 2 febbraio 2020) apre la prima antologica italiana sull’artista statunistense. Dalle strutture in legno e formica ai dipinti su celotex, dalle sculture in setole di nylon ai corner pieces, senza dimenticare le opere in crine e i blp di piccola dimensione o ambientali: tutto il suo universo formale ed essenziale è in esposizione al Mart, anche grazie alla collaborazione con il Guggenheim Museum Bilbao. Curata da Germano Celant, la mostra conta circa 80 opere, tappe di un percorso espositivo che evidenzia l’attività dell’artista dai primi anni Sessanta del Novecento al primo decennio del Duemila. L’esposizione si inserisce nel solco delle iniziative precedenti dedicate a Giuseppe Penone, Robert Morris, Francesco Lo Savio e al loro rivlozionario modo di concepire l’opera e lo spazio attorno ad essa.

Richard Artschwager, “Exclamation Point” (Chartreuse) 2008. Gagosian Gallery, New York
© Richard Artschwager. Photography by Robert McKee

Abolì nei propri spettacoli le scarpette da punta e gli artificiosi costumi indossati dalle ballerine del XIX secolo, preferendo indossare abiti semplici e leggeri e danzando a piedi nudi. Parliamo di Isadora Duncan, figura centrale per la nascita della danza moderna. Celebrata dal pennello di artisti come Rodin, Bourdelle, von Stuck, Zandomeneghi, Sartorio, Bistolfi, Nomellini, Romanelli, Baccarini, De Carolis, Chini, Cambellotti, Nonni, Boccioni, Depero, Severini, Casorati, Campigli, Sironi, Raphaël, Gio Ponti. Le loro opere ricostruiscono così, dal 19 ottobre all’1 marzo 2020, la figura carismatica e affascinante di un’artista che cambiò la danza.

Plinio Nomellini, "Isadora Duncan. Gioia (Gioia tirrena)", 1914 (dettaglio), "Quadreria Villa San Martino", Collezione Silvio Berluscon
Plinio Nomellini, “Isadora Duncan. Gioia (Gioia tirrena)”, 1914 (dettaglio), “Quadreria Villa San Martino”, Collezione Silvio Berlusconi

Cosa accomuna quindi le due mostre? La leggerezza, forse; il cambiamento, di certo. Le forme rigorose ed essenziali di Artschwager appaiono immediate e generose nel loro apparire, seppur rappresentarono una chiave rivoluzionaria nell’indirizzare il gusto e il design. Allo stesso modo la danza di Isadora Duncan è stata leggiadra e incantevole, a fronte di una carica quasi eversiva nel mettere in crisi il rigido e tradizionalista sistema accademico.

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