Torna a Bologna dal 23 ottobre al 3 novembre 2019 Gender Bender, il festival internazionale prodotto dal Cassero LGBTI Center. La 17° edizione è Radical Choc!
Più di 120 appuntamenti in 12 giorni su 20 diverse location, realizzati grazie a una stretta collaborazione con più di 50 partner nazionali e internazionali. Questi sono gli ingredienti della 17° edizione, tra danza, cinema, conversazioni e reading, workshop e party.
Radical Choc è il titolo scelto per questa edizione; un’edizione che si avventura in aree geografiche calde come il Medio Oriente, l’America Latina e l’Africa, affronta temi caldi come i nuovi femminismi e la costruzione di comunità al di là delle possibili conflittualità, dà spazio alle voci delle nuove generazioni ed espressione a corpi non conformi, così come offre uno spazio di visibilità orgogliosa alle persone con la sindrome di Down, espone in maniera critica temi scomodi e questioni scottanti come la pratica della mutilazione dei genitali femminili e l’aborto illegale nell’America di solo alcuni decenni fa.
>> Cinema
Più di 23 titoli selezionati dai principali festival internazionali, molti dei quali in prima nazionale.
Tra i titoli proposti: le storie del fotografo statunitense Joel-Peter Witkin, che ha creato un mondo immaginifico focalizzandosi su corpi non convenzionali; Witkin & Witkin indaga l’arte e la vita dei due fratelli gemelli Jerome e Joel-Peter Witkin. Cresciuti insieme, hanno scelto direzioni diverse: il primo è diventato pittore, il secondo fotografo capace di rappresentare la varietà dei corpi creando un nuovo immaginario rivoluzionario.
Tehran: City of Love del regista Ali Jaberansari è una commedia fuori registro che racconta con spirito agrodolce le storie parallele di tre disincantati personaggi di mezza età, alla ricerca dell’amore in una città che non li accoglie; El Principe di Sebastián Muñoz (Queer Lion a Venezia 76), storia di amore e violenza, tradimento e lealtà tra due uomini all’interno di un carcere nel Cile del 1970, una prima nazionale dai toni e le atmosfere care a Jean Genet; il durissimo documentario In the name of your daughter di Giselle Portenier è il racconto commovente delle centinaia di ragazze impavide che ogni anno in Tanzania decidono di scappare di casa e trovare rifugio in una casa accoglienza, per salvarsi dalla pratica illegale della mutilazione genitale femminile.
Prima nazionale per 45 Dias sem você (45 Days away from you) del regista brasiliano Rafael Gomes; altra prima nazionale per Ask for Jane di Rachel Carey che segue le vicende di Rose, studentessa modello dell’Università di Chicago che mette a rischio la sua vita perfetta per aiutare un’amica ad interrompere una gravidanza; un dramma ispirato alla vera storia del Collettivo Jane, un gruppo di donne che nel 1969 ha aiutato migliaia di altre donne ad abortire in totale sicurezza, quando abortire era considerato un reato. È radicale anche l’adolescenza di Ren e Luca, sorella e fratello entrambi transgender e protagonisti del documentario Little Miss Westie di Joy E. Reed e Dan Hun.
>> Danza
Quest’anno la sezione conta 28 repliche di 12 spettacoli, di cui 4 in prima nazionale, con 11 compagnie provenienti da tutto il mondo.
La volontà di creare una nuova idea di comunità emerge dai lavori Common Emotions e Sterotypes Game della coreografa israeliana Yasmeen Godder. Common emotions trasforma il palcoscenico in un luogo inaspettato di nuove relazioni tra pubblico e performer, con l’obiettivo di costruire una comunità di intenti. Stereotypes Game è invece un lavoro rivolto agli adolescenti che riflette sugli immaginari e gli stereotipi di genere.
Le voci degli adolescenti emergono anche in Passing the Bechdel Test del coreografo belga Jan Martens: nel suo lavoro tredici giovani, che si identificano o meno come ragazze, parlano dei nuovi femminismi unendo la forza delle loro idee agli scritti di autrici del passato. L’Iran del coreografo trans Sorour Darabi è rievocato nel suo Savušun, un’ode alla vulnerabilità e alle emozioni in cui si ridefinisce il concetto di mascolinità. Invitano ad assumere un punto di vista critico e personale anche Enrico Ticconi e Ginevra Panzetti che in Harleking mettono in scena il rapporto ambiguo tra risata e potere.
Le dinamiche di una relazione tra due uomini sono raccontate ne L’età dell’horror di Riccardo Buscarini e in Un Poyo Rojo del coreografo argentino Hermes Gaido, che combina danza, acrobazie e attrazione nella cornice di uno spogliatoio.
Tra le performing arts spicca la performance dei Drag Syndrome, ossia Horrora Shebang, Justin Bond, Lady Francesca; il primo collettivo al mondo di drag king e drag queen formato da persone con la sindrome di Down. Un’occasione per sfatare molti dei luoghi comuni con cui vengono giudicate le loro esibizioni, così come perfettamente riassunto da una di loro nell’intervista rilasciata alla BBC: “Sometimes they say rude things about people with Down’s syndrome doing drag”(A volte dicono cose maleducate sulle persone con la sindrome di Down che fanno spettacoli in drag).
>> Incontri
La sezione porta il titolo di Radicali libere e ci conduce alla scoperta di quelle personalità artistiche delle quali questa edizione del festival riprende l’attitudine iconoclasta.
Eve Ensler ha aperto idealmente questa sezione il 7 ottobre alle ore 17.30 all’Auditorium Enzo Biagi in Salaborsa, in occasione della presentazione in anteprima nazionale del suo nuovo libro Chiedimi scusa, la lettera di scuse che il padre che la violentava da bambina non le ha mai scritto. L’autrice de I monologhi della vagina dialogherà con la scrittrice Alessandra Sarchi.
Anteprima di questa sezione: lo scrittore cileno Pedro Lemebel, l’artista francese Claude Cahun e la presentazione della graphic biography di Cristina Portolano che celebra la vita e le opere di Francis Bacon (Centauria), considerato il maestro degli abissi del secolo scorso, il creatore di un mondo che attraverso la pittura pulsa di un dolore senza requie e si popola di figure deformi, sfatte, che esprimono desiderio, terrore e disfacimento in corso d’opera.
Attraverso una lettura scenica, l’attrice e performer Elisa Turco Liveri presenterà insieme a Silvia Mazzucchelli Le scommesse sono aperte (Edizioni WunderKammer), l’opera più politica, impegnata e libera di Claude Cahun, nella sua prima edizione italiana e prima traduzione mondiale.
Una radicale libera dei nostri giorni è la fumettista Fumettibrutti, che presenterà il suo nuovo graphic novel autobiografico P. La mia adolescenza trans, in cui racconta il suo percorso di crescita alle prese con la trasformazione del proprio corpo.
>> Workshop
I workshop proposti ripercorrono il fil-rouge di un’edizione attenta alle dinamiche capaci di creare inclusione e potenziare uno spirito di comunità.
Per Roberta Racis la liberazione del corpo è Love Rituals: un workshop che si fa rituale e in cui si rinegoziano le dinamiche di potere all’interno di un gruppo. Il genere è una danza folk da ballare in gruppo per la coreografa slovena Nataša Živković, che con il workshop Let The Birds Sing esplorerà le dinamiche di gruppo rapportandosi in maniera giocosa col concetto di leadership. Per la coreografa inglese Hannah Buckley e il dramaturg spagnolo Sergio Martínez Vila le identità di genere sono come una catena montuosa: in Mountain si partirà dalla differenza e dalla varietà dei corpi di ogni partecipante per diventare elementi di un unico paesaggio.
Infine, il festival, quest’anno, porta l’egida della responsabilità ecologica. Gender Bender ha deciso di destinare parte dello sbigliettamento a un progetto di tutela delle foreste: per ogni biglietto acquistato verranno tutelati 10 metri quadri di foresta.
GENDER BENDER FESTIVAL – 17° EDIZIONE
Bologna: 23 ottobre > 3 novembre 2019. Sul sito ufficiale del Festival il programma e il calendario completo