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Dietro l’oggetto la sua ombra: la “conquista” di Giuseppe Uncini alla Fondazione Marconi

Giuseppe Uncini. La conquista dell’ombra. Installation view at Fondazione Marconi. Ph. Fabio Mantegna . Courtesy Fondazione Marcon Giuseppe Uncini. La conquista dell’ombra. Installation view at Fondazione Marconi. Ph. Fabio Mantegna . Courtesy Fondazione Marcon
 Giuseppe Uncini. La conquista dell’ombra. Installation view at Fondazione Marconi. Ph. Fabio Mantegna . Courtesy Fondazione Marcon

Giuseppe Uncini. La conquista dell’ombra.
Installation view at Fondazione Marconi. Ph.
Fabio Mantegna. Courtesy Fondazione Marcon

Interamente dedicata alle opere tra il 1968 e il 1977 la mostra “Giuseppe Uncini. La conquista dell’ombra” presso la storica Fondazione Marconi, visitabile fino al 21 dicembre, indaga il profondo e complesso sviluppo della produzione dell’artista dall’oggetto alla sua proiezione immateriale.

Dopo essersi trasferito a Roma nel 1953 dalla sua città natale Giuseppe Uncini (Fabriano, 1929 – Trevi, 2008) entra in contatto con l’ambiente artistico della capitale ampliando notevolmente la sua pratica. La svolta arriva attorno la fine degli anni Cinquanta con il ciclo dei Cementiarmati dove “la materia non è più – scrive Giovanni Maria Accame – come nell’Informale, metafora di una condizione esistenziale, ma diventando ricettiva alle stimolazioni esterne e confrontandosi con la realtà storica, si presenta come materiale”. Da quel momento in poi Uncini entra in una fase di estrema fertilità che lo vede protagonista di un’importante mostra personale nel 1961 alla Galleria l’Attico e che successivamente lo porterà a far parte del Gruppo Uno con Biggi, Carrino, Frascà, Pace e Santoro.

 Giuseppe Uncini. La conquista dell’ombra. Installation view at Fondazione Marconi. Ph. Fabio Mantegna . Courtesy Fondazione Marcon

Giuseppe Uncini. La conquista dell’ombra.
Installation view at Fondazione Marconi. Ph.
Fabio Mantegna. Courtesy Fondazione Marcon

L’approdo alla formalizzazione dell’ombra comincia nel 1968 quando Palma Bucarelli gli commissiona la Porta aperta con ombra per la Galleria Nazionale di Arte Moderna di Roma. In questa serie di opere possiamo intravedere per la prima volta l’interesse dell’artista per la proiezione fisica dell’inconsistenza di un oggetto data dalla sua opposizione alla luce. Di questa serie sono esposti due esempi con i relativi studi progettuali: Finestra con Ombra e Sedia con ombra entrambi del 1968. In queste opere sottili e quasi bidimensionali uno strato di cemento armato è incorniciato da delle lastre di ferro, le stesse descrivono gli oggetti, la finestra e la sedia, e la loro proiezione al suolo. Questo indugiare sulle ombre lo si può ravvisare anche nella successiva produzione in cui il l’elemento primario diventa il mattone. Anche questo ciclo presente nell’esposizione, mostra come l’indugiare di Giuseppe Uncini su un materiale per lui quasi archetipico lasci comunque spazio alla sua proiezione realizzata in cemento. Entrambi questi gruppi di lavori, secondo una felice intuizione di Bruno Corà, rivelano una riflessione dell’artista sulla produzione metafisica di De Chirico, con quelle infinite e inquietanti ombre che scandivano le sue opere.

Milano, Studio Marconi_1976 Uncini mentre realizza le opere che esporrà nello Studio Marconi nello stesso anno
Milano, Studio Marconi, 1976
Uncini mentre realizza le opere che esporrà nello Studio Marconi nello
stesso anno

L’effettiva formalizzazione dello studio delle ombre avviene a partire dal 1972 mentre è del 1976 la mostra personale presso lo Studio Marconi dove queste serie viene presentata in maniera corposa e da cui l’attuale esposizione prende spunto. Grande parete Studio Marconi MT 6 è il collegamento concettuale e materiale che funge da trade d’union. La monumentale installazione site-specific realizzata per l’occasione nel 1976 è oggi riproposta con la relativa maquette. In questo lavoro come in molti altri proposti i monolitici oggetti che fungono da matrice compositiva definiti con il bianco vengono traslati dalla loro ombra che in un grigio inteso si fa monumentale e del tutto autonoma. In alcuni casi l’oggetto da cui viene estratta la sua protezione è addirittura del tutto assente in una celebrazione dell’immateriale che diventa la traduzione fisica della percezione dell’assenza.

La conquista dell’ombra
Giuseppe Uncini
18 ottobre – 21 dicembre
Fondazione Marconi, Milano
Ingresso Libero
www.fondazionemarconi.org/mostre.php?id=188
info@fondazionemarconi.org

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