The King, il colossal Netflix che rilegge l’Enrico V di Shakespeare con Timothée Chalamet. Intervista al regista David Michôd e a Lily-Rose Depp
Largo a sua maestà! Largo a The King!
Era il 1992 quando il Genio della lampada, con la voce indimenticabile Robin Williams (e in italiano di Gigi Proietti), si faceva largo fra le strade di Agrabah per annunciare l’arrivo del grande Principe Alì Ababwa. Il film era Aladdin, il trentunesimo Classico d’animazione di Walt Disney. Diciassette anni più tardi, il Principe Alì Ababwa non ce lo siamo dimenticato (anche grazie al remake di Guy Ritchie uscito lo scorso maggio), ma nemmeno Will Smith (nel ruolo del Genio) è riuscito a valergli il trono di principe dell’anno. Perché quel trono se l’è conquistato un’altra star del nostro cinema. Forse la più grande star mai incoronata dalla Generazione Y: Timothée Chalamet.
Indimenticabile Elio (al fianco di Armie Hammer) in Call Me By Your Name di Luca Guadagnino, Timothée Chalamet è il protagonista di uno dei film più attesi dell’anno. No, non è Beautiful Boy: quello è uscito a maggio e forse ne abbiamo un ricordo già un po’ annebbiato. Si tratta di The King di David Michôd, il biopic di Netflix ispirato all’Enrico V di William Shakespeare. Niente di meno.
Presentato alla 76. Edizione della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, il film (scritto da David Michôd e Joel Edgerton, che negli ultimi anni si sta rivelando non solo un grande attore, ma fra gli autori migliori della nostra generazione: The Gift, Boy Erased) narra le gesta del principe Enrico V d’Inghilterra durante il delicatissimo passaggio in cui viene incoronato Re d’Inghilterra. Costretto, dopo la morte del padre, a dare un freno alle sue sregolatezze, al suo fianco gli tendono la mano il fidato Falstaff, interpretato (impeccabilmente) dallo stesso Edgerton, ma soprattutto la bella Caterina di Valois, che in questa gigantesca produzione Netflix ha il volto di un’altra stella: Lily-Rose Depp (figlia di Johnny Depp e Vanessa Paradis), musa di Karl Lagerfeld e volto della maison Chanel… nonché (almeno, così si dice) fidanzata anche off-screen del piccolo Timothée.
Non solo storia: nonostante la materia per sua stessa natura oscura e cupa, The King, disponibile in tutto il mondo dal 01 novembre su Netflix, significa anche tanto glamour.
Nel cast tante altre superstar: Robert Pattinson, Ben Mendelsohn, Sean Harris. Nemmeno dietro le quinte si risparmiano i grandi nomi: insieme a Netflix, fra i produttori spunta la Plan B Entertainment di Brad Pitt. Una produzione megagalattica, che lo scorso 2 settembre 2019 ha richiamato al Lido di Venezia i fan e la stampa da tutto il mondo. Un pubblico affezionato che ha avuto il piacere di godersi uno dei red carpet più scintillanti degli ultimi anni della kermesse veneziana.
L’occasione era ghiotta. Per questo, il giorno dopo la premiere del film, non potevo perdermi la chance di strappare qualche dichiarazione ai suoi protagonisti. Ecco allora che, lontano dal red carpet e dai fotografi appostati all’imbarcadero dell’Hotel Excelsior, sono riuscito a fare quattro chiacchiere con il regista David Michôd e l’irresistibile Lily-Rose Depp, che – cogliendomi di sorpresa – mi fa la prima domanda: Come stai?
Sono un po’ stanco, se devo essere onesto, rispondo io.
Stanco? Che hai combinato la scorsa notte?, mi incalza lei.
E niente, Lily-Rose mi ha già fregato.
Allora, siete freschi della premiere di ieri sera. Com’è andata quest’anteprima mondiale?
DAVID MICHÔD: È stato… incredibile. It went bananas. Era tutto così grande, il pubblico impazzito, il cast stellare… Dopo anni e anni di duro lavoro (che a volte mi ha fatto diventare pazzo), finalmente è fuori. Non ho idea di come andrà… se sarà bene accolto dal pubblico, o se invece sarà odiato. D’altronde ormai è uscito, non importa più quel che ne penso io. Aiuto, sto già straparlando. Sono molto emozionato. A dirti la verità, dopo tutta questa giostra, vorrei soltanto dormire, dormire, dormire.
Mi rivolgo invece a Lily-Rose: non è la tua prima volta a Venezia. Come ti senti a tornare sul Lido per presentare questo film gigantesco?
LILY-ROSE DEPP: È semplicemente meraviglioso. La Mostra del Cinema di Venezia è un evento straordinario, bellissimo, emozionante. Ma l’emozione più grande è essere qui con tutta la crew e il cast di The King, in rappresentanza di un film di cui sono così fiera. Venice… no complaints, whatsoever!
Il film è dichiaratamente ispirato all’Enrico V di Shakespeare. E ammettiamolo: affrontare Shakespeare è sempre molto ambizioso. Come si approccia, oggi, una tradizione così imponente?
DAVID MICHÔD: Uno degli argomenti su cui io e Joel [Edgerton] siamo andati più d’accordo fin dall’inizio è stata la volontà di sentirsi liberi: liberi di farci influenzare da Shakespeare e “rubare” qualcosa da qualsiasi testo o opera artistica ci ispirasse. Perché sì, come è naturale siamo partiti dalla tragedia di Shakespeare… ma alla fine siamo andati dritti nella nostra direzione. La vera potenza di Shakespeare sta proprio nella sua straordinaria capacità di essere attuale. Leggendo una qualsiasi delle sue opere ti rendi conto che il loro successo e i personaggi, più di 600 anni dopo, hanno dei parallelismi fortissimi nel nostro presente. E anche a noi, che siamo così lontani da Shakespeare… sembrano così rilevanti.
In effetti, la tradizione del’Enrico V è infinita: dal testo originale di Shakespeare fino alle più recenti trasposizioni cinematografiche [l’ultima di Kenneth Branagh, nel 1989, con Christan Bale nel ruolo di Enrico V d’Inghilterra ed Emma Thompson nel ruolo che oggi è di Lily-Rose]. Dove hai cercato la tua ispirazione per interpretare il personaggio?
LILY-ROSE DEPP: Per interpretare ogni personaggio, personalmente amo rubare dalle esperienze che ho realmente vissuto. Non sono speciale, lo fanno molti attori! Ma ogni tanto, capita che un personaggio ti regali l’opportunità di fare esperienze che nella tua vita reale non avresti mai fatto. È il caso di Caterina di Valois. Il lato più affascinante è la sua “forza calma”: mi ha richiesto molto lavoro, perché quando ho letto il copione mi sono subito resa conto che la sua vitalità e la sua energia sono incanalate in una meravigliosa calma, una tranquillità che la contraddistingue in ogni reazione… e che io non ho! È una qualità che ho cercato di rubarle. Quindi, paradossalmente, mi sono ispirata proprio a lei.
In effetti, Caterina di Valois è un personaggio femminile fortissimo, circondato da uomini violenti e da una mascolinità spesso tossica.
LILY-ROSE DEPP: Per questo sono molto fiera di aver vestito i suoi panni. È un personaggio fantastico, nel film ma soprattutto in prospettiva storica. Caterina di Valois veniva da una famiglia che aveva già una grande tradizione di donne forti: d’altronde suo padre era Carlo VI di Francia, passato alla storia come “il Folle” – e già sua madre fu costretta a governare famiglia e corte dietro le quinte, stando sempre attenta a tenere a bada e non far infuriare suo marito. In più, aveva anche tantissime sorelle. Se dobbiamo cercare modelli di grande femminilità in un tempo in cui sembrava impossibile per le donne rivendicare qualsiasi diritto, Caterina e la sua famiglia ne sono un esempio perfetto. Per questo per Joel [Edgerton] e David [Michôd] era importantissimo scrivere il personaggio nel modo più puntiglioso possibile, mentre per me era fondamentale rappresentarla al meglio, spingermi oltre i miei limiti fino al massimo delle mie stesse capacità.
Lily-Rose Depp: che ti piaccia o meno essere definita così, sei una delle più grandi star di Hollywood. David Michôd: che ti piaccia o meno, anche tu sei abituato a lavorare con grandi celebrità – e questo film non fa certo eccezione. Secondo voi, il ruolo della star ha ancora valore?
DAVID MICHÔD: Non so, onestamente, se nell’essere una “star” ci sia davvero un potere particolare. Per quanto riguarda me, che sono un regista, ne sono sempre affascinato: non so che cosa sia che renda la star… una star, so solo che quando punto la camera su una di loro, lo sento [you can feel it, n.d.r.]. Tutte quelle persone che chiamiamo “star” hanno qualcosa di incredibilmente speciale, un po’ misterioso, ma sempre basato su un grande talento. Su questo set, per me è stato assurdo guardare Timmy Chalamet al lavoro: stavo iniziando a pensare che le star del cinema fossero un concetto ancorato al passato e che le ultime, grandi star del nostro tempo fosse quel gruppo di ragazzetti giovani negli anni Novanta e che oggi si affacciano ai cinquanta (come Brad Pitt e Tom Cruise). E mi chiedevo: dove sono le nuove “movie star”? Non ho fatto in tempo a trovare una risposta… che è arrivato Timmy. In lui ho sentito quel brivido che non ho sentito per tantissimo tempo in un giovane attore americano.
LILY-ROSE DEPP: È una domanda complessa. Per me, in quanto attrice, essere circondata su un set (come quello di The King) da così tanti grandi attori [attori, non star!] è la miglior scuola [acting school, n.d.r.] che esista al mondo. All’inizio può essere un po’ intimidatorio, ma lavorare con così tanti professionisti – di cui ammiri il lavoro e di cui, spesso, sei anche un fan! – può soltanto migliorarti. Per quanto riguarda il valore di una “star”… Io penso che nel momento stesso in cui inizi a pensare a te stesso come a una “star”, come a una “celebrità”, stai già andando nella direzione sbagliata. Personalmente non so se posso davvero definirmi così: posso solo dirmi molto riconoscente e grata alle persone che hanno creduto in me, pubblico e colleghi, per avermi fatto partecipare a progetti in cui ho sempre creduto molto e che mi hanno fatto conoscere persone davvero incredibili.
“Sì, ci riuscirai con l’umiltà…” cantavano ne Il Principe d’Egitto (1998). Mi rivolgo allora al regista, David: hai un consiglio particolare per i giovani videomaker che cercano di farsi strada in questa temibile industria?
DAVID MICHÔD: Just keep doing stuff and block the world out. Continuare a creare e lavorare, fregandosene del resto del mondo. Ho frequentato l’Accademia di cinema ormai venti anni fa – e per i primi dieci anni dopo essermi diplomato non sapevo se quello del regista sarebbe mai diventato un lavoro vero. Ma ho continuato, imperterrito, per la mia strada: sono rimasto vicino ai miei amici (Joel Edgerton è sempre stato fra loro, insieme a suo fratello Nash), abbiamo continuato a sognare e a parlare dei nostri progetti… e adesso, eccomi qui! Il mio più grande consiglio: non ascoltate tutto il bla bla bla che ci circonda [don’t listen to the bla bla bla, n.d.r.].
Un’ultima domanda a David. Prima di andarmene, devo chiedertelo. E per favore, non odiarmi per questa domanda, ma… come si affronta il Medioevo dopo Game of Thrones?
DAVID MICHÔD [ride, entusiasta e per niente offeso]: Per me in realtà è stato abbastanza facile, perché non l’ho mai visto. O meglio: in realtà ho visto l’ultimo episodio. Ebbene sì! È stato molto strano, perché ero a casa di amici che ne sono fan sfegatati e dovevano vedere il grande finale. Non ho mai visto Game of Thrones, ma so come va a finire. Che posso dire? Mentre lo guardavo avevo in mente solo una cosa: The King sarà molto molto diverso. Anzi, già da quel momento speravo che anche per il pubblico fosse più…
Ci pensa un momento, prima di decidere (purtroppo) di non sbilanciarsi e sorridermi un po’ malizioso.