A trecento anni dalla nascita, il Belvedere di Vienna celebra Mildorfer, esponente del raffinato Rococò viennese, corteggiato da nobili, prelati e borghesi. Eccezionalmente esposte anche le rare scene militari delle Guerre di Successione. Una mostra di studio alla riscoperta del Settecento austriaco. Fino al 6 gennaio 2020.
Meno audace e sensuale di Kremser Schmidt che si rifaceva a Tiepolo e Rembrandt, tuttavia Josef Ignaz Mildorfer (1719–1775) è stato un artista simbolo dell’Austria di Maria Teresa, un Paese che aveva imboccata la via delle riforme ed era fra i più moderni d’Europa. Il Belvedere racconta questo artista raffinato attraverso una retrospettiva focalizzata sulle grandiose ma rare scene di battaglia, sulle committenze ecclesiastiche e laiche (in particolare quelle della corte imperiale), e infine confronto con i colleghi dell’Accademia di Vienna, in modo da presentarlo al pubblico non soltanto in veste di artista, ma anche di personalità culturale del suo tempo, al centro di una solida rete di committenze e relazioni sociali.
Formatosi all’Accademia di Vienna nel clima agitato delle Guerre di Successione scatenate contro l’ascesa al trono di Maria Teresa d’Asburgo (che flagellarono l’Europa e videro l’Austria impegnata su vari campi di battaglia), Mildorfer dette avvio alla propria carriera artistica proprio ispirandosi a quei violenti eppure grandiosi avvenimenti, ottenendo anche un riconoscimento dalla stessa Accademia nel 1742. Scene di battaglia ma non solo: dopo averli visti sfilare a Vienna, ritrasse i Panduri, soldati appartenenti a un’unità ausiliaria della fanteria asburgica, creata dal barone Franz von der Trenck reclutando volontari dalla Slavonia, nell’attuale Croazia. Affiancarono l’esercito imperiale nel corso delle Guerre di Successione, guadagnandosi la reputazione di uomini coraggiosi e audaci, ma anche spietati votati al saccheggio e insofferenti alla disciplina.
Mildorfer ne ritrae i caratteri spavaldi indugiando sulle trecce della capigliatura (a uso dei “bravi” manzoniani), sui costumi che fanno pensare ai soldati di ventura più che a milizie regolari, sul portamento poco marziale e quasi indolente. Pitture dal sapore documentario, che riflettevano gli eventi e l’interesse pubblico per quei guerrieri a loro modo “esotici” e sfacciati. Di ben altro respiro le scene di battaglia vere e proprie, di cui Mildorfer restituisce tutta la cupa, eroica grandiosità senza accenti retorici o celebrativi, ma omaggiando il valore delle truppe combattenti.
Contemporaneamente, prese avvio la sua carriera di artista professionista, eseguendo una serie di affreschi per una chiesa di Hafnerberg, nella Bassa Austria. Il suo modello di riferimento in questi anni è Paul Troger un artista specializzato nell’affresco, apprezzato per la vitalità e la luminosità delle sue scene sacre. Mildorfer ne riprende l’impianto compositivo ancora impregnato di influenza tardo barocca – che all’epoca andava per la maggiore in Austria -, tuttavia alleggerendone la portata con la scelta di una tavolozza luminosa e delicata, che contrasta con la muscolarità dei corpi.
La sua fama cominciò a estendersi, al punto che nel 1748, giunsero le prime committenze imperiali, e dopo aver lavorato agli affreschi dell’Alten Burgtheater fu nominato pittore di corte alle dirette dipendenze della duchessa Emanuela di Savoia, per la quale nel 1752 eseguirà altri affreschi in alcuni padiglioni della Reggia di Schönbrunn. Poi, nel 1759, divenne pittore di corte per la Principessa Maria Teresa del Liechtenstein. In questi anni si dedicò alla mitologia, il tema preferito dalla nobiltà. Ma a metà del secolo, Mildorfer abbandonò il pathos del tardo barocco e si dedicò sempre più alle tematiche devozionali, anche in linea con la sobrietà di Maria Teresa e l’impronta cattolica che cercò di dare all’Austria.
Gli affreschi sono caratterizzati da un segno grafico delicato, le pale d’altare sono popolate da santi che hanno perse le pose scultoree e gladiatorie, protagonisti di un’armonia compositiva che è metafora dell’architettura politica di Maria Teresa. La pittura di Mildorfer, sobria ed elegante, è l’espressione della modernità dell’Austria di quell’epoca, che riformò lo Stato secondo regole e principi di efficienza ed equità, istituendo il catasto, riorganizzando l’esercito e la burocrazia. Lavorò insomma alla costruzione di uno Stato moderno, che mirasse anche alla concordia civile dei popoli. Mildorfer avvertì quest’atmosfera e la irradiò nelle sue opere.