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Sinfonie d’Intenti, tra musica e mecenatismo. Parola a Elisa Bortoluzzi Dubach

Lugano (The View) Lugano (The View)
Elisa Bortoluzzi Dubach
Elisa Bortoluzzi Dubach

Dopo il grandissimo successo del Simposio sul mecenatismo musicale andato in scena a Lugano (Conservatorio della Svizzera italiana) lo scorso 18 ottobre, abbiamo chiesto a Elisa Bortoluzzi Dubach, docente universitaria e direttrice scientifica del progetto Sinfonie d’Intenti. Passioni, visioni e progetti di mecenatismo musicale, di raccontarci la giornata di studio nel complesso: dal successo (annunciato) agli obbiettivi raggiunti dal Simposio, fino a uno sguardo a tutto campo su musica e mecenatismo nel panorama attuale.

Ve lo aspettavate un successo del genere? Quali sono stati gli elementi e i fattori che hanno contribuito a questo risultato?

In genere sono una persona ottimista, ma ho un grande rispetto per eventi di questo genere in cui confluiscono attese e aspettative di diverso genere. Gli elementi fondamentali della riuscita di questo progetto riguardano naturalmente il clima positivo in cui la squadra a lavorato fin dal principio. La fiducia incondizionata da parte del Direttore del Conservatorio, la stretta e proficua collaborazione tra la direzione scientifica condotta da me e la direzione di produzione seguita da Carlo Ciceri. Abbiamo generato un lavoro di squadra perfetto, con diverse competenze in gioco e il coinvolgimento di persone molto qualificate. Gli artisti, ci hanno poi guidato a trovare i giusti registri per comunicare in un modo del tutto speciale.

Nel complesso, che cosa l’ha stupita positivamente della giornata-simposio?

Lavorare a stretto contatto con i musicisti significa avere il privilegio di confrontarsi con persone che hanno una forte attenzione al dettaglio, una grande sensibilità per il rispetto dei tempi e per l’interpretazione. Tutto questo ha fatto in modo che si creasse nella sala un’energia fortissima, una partecipazione intensa del pubblico. Ho ricevuto un centinaio di e-mail di riscontro.

Mecenatismo musicale, networking, professionisti del settore. Qual è l’obiettivo raggiunto nell’immediato dal simposio?

Nell’immediato il simposio ha offerto strumenti molto concreti: come raccogliere i fondi necessari per finanziare progetti musicali, come intrattenere rapporti redditizi con i mecenati e come attingere nuove idee per raccogliere fondi. Inoltre, il format permette alle persone di creare un networking reale con personalità di solito irraggiungibili.

Sia da parte dei mecenati, che da parte degli artisti, è stata riconosciuta l’esigenza di ripetere incontri di questo tipo, creare ponti, nuove sinergie. Molte istituzioni stanno lavorando in questo senso. Io, personalmente, desideravo che il pubblico in sala sentisse forte il vento della generosità.

Quanto è importante oggi il mecenatismo per finanziare la musica?

Mecenatismo e musica sono sempre stati legati da un legame indissolubile ma per affrontare la crescente complessità del presente abbiamo bisogno di modelli nuovi.

Cito un esempio: il Fondo Michael ed Emmy Lou Pieper (MEP) per l’Orchestra Sinfonica di Lucerna è probabilmente una delle maggiori donazioni private a favore di un’orchestra sinfonica in Svizzera. Il patrimonio del fondo non deve essere toccato ma gli utili sono utilizzati per sostenere l’orchestra e il suo sviluppo futuro. L’obiettivo è un rendimento del 5%, che corrisponde a 750’000 franchi all’anno. Si tratta in buona sostanza di un fondo per l’innovazione.

In secondo luogo i mecenati stanno sperimentando sempre di più il valore della condivisione delle  proprie reti di contatti che possono mettere a disposizione delle istituzioni culturali offrendo un grande beneficio immediato.

Quali sono gli scenari che un musicista e un mecenate devono affrontare in un palcoscenico globale iper connesso e iper competitivo?

Il palcoscenico globale è caratterizzato da un numero crescente di artisti giovanissimi che provengono dai mercati emergenti. Esiste un’oggettiva difficoltà di trovare agenti e ingaggi, il mercato dei salari non è trasparente e c’è una bassa protezione dei diritti dei musicisti a livello sociale: spesso gli artisti hanno un doppio se non  addirittura un triplo lavoro.

Esistono però anche aspetti positivi: è un mercato enorme che offre tantissime opportunità. Si tratta per gli artisti di saperle riconoscere. Si aprono scenari inediti per i mecenati che toccano temi di rilevanza etica sia nella filantropia che nell’uso dei capitali, con la diffusione di modelli come i mission related investments e l’impact investing con cui si coglie la sfida di misurare l’impatto sociale generato dai capitali filantropici e di ridurre lo spreco di denaro.

Dobbiamo saper rispondere alla necessità di creare reti per scambiare esperienze e lavorare sulla soluzione di problemi sistemici in sintonia con gli stakeholder territoriali. Dobbiamo creare nuovi modelli che siano replicabili e scalabili. Con una guida fondamentale: la sostenibilità.

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